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Gerry Grassi a Blogo: “Mi piace divulgare la psicologia in tv. Dopo Matrimonio a prima vista le idee non mancano”

Gerry Grassi divulgatore in tv: chiuso il contratto con Matrimonio a Prima Vista, lo psicologo e psicoterapeuta si è trasferito in teatro e sul web, con diversi spunti per nuovi programmi tv.

pubblicato 29 Aprile 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 20:48

Abbiamo imparato a conoscerlo come membro del team degli esperti nelle prime tre edizioni di Matrimonio a Prima Vista Italia: dopo averlo visto per tre stagioni di fila formare coppie e assisterle nel percorso che le ha portate dalle nozze al buio al divorzio (in 8 casi su 9), Gerry Grassi non sarà nel cast della quarta edizione, che partirà nell’autunno 2019  su Real Time. Nel frattempo si è cimentato in altro, cercando di dar sfogo a quella che, scorrendo l’intervista che ci ha concesso, sembra proprio un’esigenza, ovvero servirsi di ogni mezzo possibile per divulgare la sua professione, per dare suggerimenti e consigli, tecniche e strumenti per ‘disattivare’ comportamenti ‘nocivi’ e soprattutto per “accendere una riflessione” (espressione che usa spesso) su dinamiche personali e di coppia. Anche se tra i desiderata c’è quella di arrivare alla lettura della realtà attraverso la lente della psicologia, offrendo così un diverso modo di approcciare l’attualità sociale e collettiva.

Lui di vite ne ha vissute tante e lo ha raccontato nel suo ultimo libro, Autostima fai da te: ogni esperienza personale (anche quella di musicista rock in tour per l’Italia) è uno strumento utile per avvicinarsi al pubblico e non solo quello tv che lo ha seguito in MAPV o in Detto Fatto. Da tempo, infatti, Grassi è protagonista di uno spettacolo teatrale, Terapia di coppia, in cui affronta, da professionista, situazioni piuttosto canoniche delle relazioni interpersonali, con tanto di ‘spin-off’ web. A interpretarle sul palco e sul web gli attori Roberto Tavella e Nancy Citro, cui si deve anche l’idea.

Tv, teatro, web: ogni mezzo è buono per la divulgazione della psicologia come ‘tool’ e non come ‘cura’. Ma ne abbiamo parlato con lui in una chiacchierata davvero molto piacevole.

 

La prima domanda non può che riguardare Matrimonio a prima vista Italia: ti rivedremo nella prossima stagione?

Il contratto è finito e non ci siamo più sentiti. Io nel frattempo mi sono concentrato su altre cose. Quel percorso si è esaurito così… Non dimentichiamo, però, che la mia professione principale resta quella dello psicoterapeuta. L’esperienza televisiva di certo mi diverte, anzi mi piace molto e mi interessa l’idea di poter divulgare la mia professione anche attraverso questo media.

A proposito di media e di divulgazione, lasciata al momento la tv ti stai dedicando al teatro con Terapia di Coppia, di fatto svolgendo sul palco la tua professione, giusto?

Esatto. È uno spettacolo teatrale di improvvisazione con due attori che raccolgono gli spunti del pubblico per costruire i personaggi in scena. Sul palco io faccio a tutti gli effetti quello che faccio in studio, seguendo i personaggi nella loro ‘terapia’, con tanto di esercizi e consigli. Coinvolgiamo anche il pubblico, spingendolo a fare domande e a interagire. Agli spettatori, poi, spetta la decisione finale: sono loro a decidere se la coppia in scena deve restare insieme oppure no.

Effettivamente è simile a quello che abbiamo visto fare in Matrimonio a Prima Vista. E la domanda nasce spontanea, avendo visto tutte e tre le stagioni finora trasmesse e avendolo anche massacrato spesso: come è possibile che ci fossero delle percentuali di successo così basse? 

Ti rispondo con una mia personalissima opinione, anche perché non ci sono delle linee guida sullo svolgimento delle storie, né uno scopo definito. Io ho sempre vissuto questo programma come un esperimento e nella psicologia gli esperimenti non falliscono, né riescono. Sono esperimenti che dimostrano qualcosa. Il fatto che in tre anni su nove coppie una sia rimasta insieme e le altre non è niente di più e niente di meno di quello che succede nella realtà.

Ma, insisto, le coppie venivano formate per il lieto fine o per una finalità ‘educational’, ovvero per mostrare un corso di ‘recupero’ per coppie in crisi?

Diciamo che Matrimonio a prima vista è semplicemente uno specchio della realtà. Nell’ottica di un esperimento che vuole vedere cosa succede quando due persone, ciascuna con un proprio mondo e modo di vivere, si mettono insieme, interessa poco che restino insieme o si lascino alla fine del percorso. So che può sembrare una paraculata (ride), perché mi si può ribattere che che lo scopo era quello di farli stare insieme, ma dal punto di vista strettamente sperimentale il senso è questo. Per me non ha vinto la coppia che è rimasta insieme, per me hanno vinto tutte le persone che hanno deciso di mettersi in gioco in una cosa un po’ folle come questa.

Scusa se insisto ancora, ma alcune coppie sembravano proprio in partenza poco convincenti…

Diciamo che hai una scelta piuttosto limitata per formare le coppie. Tu puoi anche avere, per dire, 1000 persone persone iscritte ai casting, ma poi averne solo 10 disposte a spostarsi per una potenziale anima gemella e così devi fare degli abbinamenti con quello che hai a disposizione. Non avevamo a disposizione tutta la popolazione dei singles italiani, ovviamente, e questo  può ridurre la possibilità di successo, se per successo si intende rimanere insieme.

Beh, nella percezione del successo intervengono le attese del pubblico: mi aspetto di trovare la soluzione alla condanna della singletudine con il perfect match e poi tutto si dissolve in liti e in incomprensioni. Se ho delle premesse da formula magica, mi aspetto la magia…

Decisamente sì.  È chiaro che se un programma come questo viene presentato, anche semplicemente con dei non detti, come un esperimento che in qualche maniera promette o fa pensare che l’effetto possa essere quello possa essere quello, è inevitabile che lo spettatore si aspetti il lieto fine e se non c’è lo vede come un fallimento, come un errore. Dal mio punto di vista quello è e resta un esperimento in cui la parte interessante non sta nelle nozze o nel divorzio ma in quel che succede in mezzo.

E in mezzo anche alle storie delle coppie protagoniste di Matrimonio a Prima Vista Italia c’era la terapia. E di Terapia di Coppia è stata fatta anche una sorta di web series per Facebook, dal sapore un po’ sitcom. C’è l’idea di portarle effettivamente in tv, magari come serie interstiziale?

Guarda, mi piacerebbe. L’idea di questa web serie rientra in quel desiderio di trovare più modi possibili di parlare di psicologia. Quel che abbiamo fatto con la web serie è quella di ricreare gag divertenti che però possano accendere una riflessione, in maniera leggera e scherzosa. Il mio scopo nel fare questo tipo di attività, più orientate all’intrattenimento insomma, è proprio quello di stimolare la riflessione rappresentando in scena o sul web, magari anche in modo grottesco, cose che succedono tutti i giorni tra le nostre mura domestiche. Ed è bello quando il pubblico si diverte, ma poi ti fa capire di aver ‘imparato’ qualcosa, riflettuto, fatto considerazioni su quel che ha visto.

La traccia, insomma, è quella di un edu-taiment. Potrebbe diventare una serie factual con te protagonista…

Guarda, se mi trovi un produttore ti ringrazio! (E scatta ovviamente la risata). In ogni caso secondo me c’è un potenziale che può essere declinato in tanti modi diversi, da quello più ludico a quello più educativo.

Hai detto che la tv ti piace, ma come ti piacerebbe tornare in tv, al di là delle rubriche o dei contenuti di fatto già sviluppati per altri media.

Mi piace molto l’idea dell’esperimento, in generale. Ma ho delle idee mie su quel che mi piacerebbe fare. Ne ho discusso già con qualcuno, ma è davvero molto prematuro parlarne. Diciamo che il trait d’union è sempre quello di una psicologia molto pratica, lontana dallo schema classico dello psicologo che impone cose ‘dall’alto’, più legata  alla vita on the road, come dico sempre io, delle persone e che quindi possa dare anche dei suggerimenti sfruttando una serie di strategie non convenzionali che uso anche in terapia che possono sbloccare situazioni anche in tempi brevi. E questo è un filone…

Vuol dire che ce n’è anche un altro…

Sì ed è legato al ‘racconto’: mi piace l’idea di immergermi in contesti diversi e riuscire a raccontare eventi con un taglio psicologico. ma si tratta solo di spunti che devono essere trasformati, eventualmente, in serie da qualcuno che sia interessato a produrli. Diciamo che le idee non mancano….

La psicologia come strumento per leggere la realtà in tv è interessante.

La psicologia è qualcosa che tocca tutto e tutti, perché se vogliamo possiamo collegare la psicologia a qualsiasi cosa, dalla vendita di pentole alla descrizione di un quadro, dai contesti sociali alle relazioni. Mi piace l’idea di raccontare quel che succede con uno sguardo psicologico: ci sono tante realtà in Italia che vengono raccontate solo dal punto di vista dell’intrattenimento o del racconto giornalistico, cosa che va benissimo, per carità. Ma sono letture che possono però essere integrate da un altro punto di vista. Quel che accade in un quartiere disagiato viene raccontato dal giornalista in un modo, da Le Iene in un altro e da me potrebbe essere letto in un’altra chiave ancora, quella della descrizione psicologica. Ogni osservatore ha i propri codici e le proprie lenti per osservare la realtà e il mio è legato a un certo tipo di psicologia, quindi in sé ulteriormente sfaccettato: in questo senso penso di poter portare un mio contributo alla lettura della realtà.

Da”Terapia di coppia”, quindi, alla lettura dell’attualità in chiave psicologica: a memoria non mi sembra ci siano precedenti di questo tipo di racconto tv

Come dicevo, la tv mi piace molto la televisione anche perché è un modo per raggiungere tante persone. Quella fatta finora è un’esperienza molto bella, che mi ha permesso di conoscere tantissime persone e fare cose che altrimenti non avrei fatto. Per me la tv è stata finora qualcosa di assolutamente positivo.

E allora ti auguriamo di tornare presto in tv e di trovare, magari anche tramite TvBlog, gli interlocutori giusti per i tuoi progetti, tra strategie non convenzionali di gestione del quotidiano e lettura psicologica dell’attualità sociale del Paese. In bocca al lupo