Home Netflix Love Death & Robots, l’antologia di Netflix che inquieta ma affascina

Love Death & Robots, l’antologia di Netflix che inquieta ma affascina

Love Death & Robots è la nuova serie antologica di Netflix, che raggruppa diciotto episodi realizzati con differenti stili di animazione e che raccontano futuri inquietanti ma capaci di attirare l’attenzione del pubblico

pubblicato 16 Marzo 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 23:04

Prendete il claim “Una serie originale Netflix”, togliete Netflix ed inserite “Nsfm”, ovvero “not suitable for mainstream” (“non adatto alla tv classica”): ecco, si presenta così Love Death + Robots, una serie antologica che la piattaforma di streaming on line ha messo a disposizione dei propri abbonati dal 15 marzo 2019.

Definire questo prodotto una serie tv, forse, è un azzardo, dal momento che l’idea proposta dai due menti ben note agli appassionati di cinema e di serialità come Tim Miller (regista di “Deadpool”) e David Fincher (“Gone Girl”, “House of Cards”) è quella di far atterrare nella case -o, meglio, nei dispositivi- di milioni di persone una raccolta di racconti, tutti accomunati da una straordinaria attenzione al formato animato.

Love Death + Robots non si presenta infatti con un unico stile di animazione: quella che, di fatto, è la prima serie tv animata di Netflix, si compone di diciotto episodi, diciotto racconti che vengono portati sullo schermo con la tecnica del 3D, del 2D e della computer grafica, con una buona dose di motion capture, una fortissima ispirazione dai videogiochi di ultima generazione e particolare attenzione al doppiaggio.

Cambia, oltre allo stile, anche la durata: un po’ come già sperimentato con The OA (in quel caso, però, la storia era lineare), anche qui gli episodi possono avere tempi differenti, variando dai 5 ai 15 minuti, diventando in alcuni casi degli “snack visivi” che lasciano il tempo che trovano, capaci di regalare una pausa a chi non voglia proprio piegarsi alle maratone di serie tv.

Love Death + Robots, però, si gusta meglio così, piazzandosi davanti allo schermo e passando in rassegna, uno dietro l’altro, tutti e diciotto gli episodi, compiendo un viaggio di 185 minuti in un futuro che non sembra promettere molto bene. Una serie che, in questo senso, è figlia di Black Mirror e non risparmia giudizi su dove la nostra società stia andando, immaginando futuri distopici e scenari più che inquietanti, terreno fertile su cui coltivare storie e personaggi che, in alcuni casi, danno i propri frutti in pochissimi minuti.

E’ evidente che alcuni episodi di questa raccolta servano solo ad alleggerire la tensione che altri, invece, propongono: così, tra un futuro in cui a comandare sono gli yogurt (sì, avete letto bene) ed un’app che offre diversi scenari alla morte di Hitler prima che diventasse un dittatore, ci sono episodi che restano impressi, anche se durano solo quindici minuti: solo si fa per dire perché quando la sceneggiatura è forte, il corto svolge il suo dovere.

Nel mezzo, come detto, un’attenzione all’animazione che è davvero notevole, e che coinvolge -in un’ottica di internazionalizzazione del progetto- differenti team e registi, provenienti da varie parti del mondo. A tenere le fila di tutto quanto c’è il Blur Studio di Miller, ma i racconti, i personaggi ed il lavoro include numerosissimi nomi: è il bello della creatività, che quando trova carta bianca è capace di offrire esperimenti interessanti come questo.

Love Death + Robots non avrà lo stesso impatto di Black Mirror, ma ci dimostra come siano stati fatti passi da gigante sia nell’animazione digitale che nella libertà di immaginare infiniti mondi e di poterli, poi, vedere diventare realtà. E se “una serie originale Netflix” suona un po’ stretto, basta invertire l’ordine delle parole e definire quest’idea “un’originale serie Netflix”.

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