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Halt and Catch Fire su Rai 4 in seconda serata la serie impossibile che non doveva esistere

Halt and Catch Fire da questa sera su Rai 4 è un atto d’amore verso una tipologia di serialità che sta quasi scomparendo

pubblicato 13 Marzo 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 23:12

Nel 2012 due giovani autori Christopher Cantwell e Christopher Rogers che si erano conosciuti lavorando alla Walt Disney Pictures, su suggerimento dei loro agenti, elaborano l’idea di un pilot e la presentano al network AMC. L’obiettivo era quello di farsi conoscere, di mostrare le proprie qualità attraverso una storia che conoscevano in prima persona. Due anni più tardi quell’esperimento debutta in tv con il titolo di Halt and Catch Fire e 5 anni dopo arriva finalmente anche in Italia, su Rai 4 da mercoledì 13 marzo in seconda serata.

Entrata ben presto nell’olimpo della serialità mitologica, Halt and Catch Fire è uno di quei prodotti che gli appassionati di serialità si passavano nel sottobosco dei gruppi per dipendenti, quel nome che veniva fuori quando volevi farti bello in una conversazione in cui tutti citavano i titoli che in quegli anni andavano per la maggiore. Rispondere “Halt and Catch Fire” alla domanda “qual è la tua serie preferita in questo momento?” nel 2014, nel 2015 poteva ribaltare le carte in tavola e trasformarti in una sorta di “re della serialità”.

All’interno della compagnia giusta.

Nel circolo sbagliato rischiavi di passare per il “nerd”che voleva distinguersi, lo snob che deve sempre dire il contrario rispetto agli altri. Ma in fondo nessuno conosceva questa serie e quindi poteva essere vero tutto e anche il suo contrario.

Visto che poi in Italia non arrivava mai poteva anche non esistere. Sebbene bastasse accendere il proprio pc e fare una ricerca su google.

Passaggi semplici che diamo per scontato ma che sono proprio al centro di Halt and Catch Fire.

Halt and Catch Fire: alle origini della rete

Rilasciata, non a caso, dai Rai 4 nell’anno del 30° anniversario del World Wide Web (il tanto famoso www), in onda subito dopo The Social Network che racconta la nascita di quel posto dove gli appassionati si scambiavano il titolo di questa serie da vedere, Halt and Catch Fire racconta un arco di 10 anni dal 1983 ai primi anni ’90, dai primi personal computer al world wide web, attraverso 40 episodi e 4 stagioni.

Al centro della storia ci sono Joe MacMillian interpretato da Lee Pace, ex responsabile IBM, visionario imprenditore amante della tecnologia; Gordon Clark (Scoot McNairy) un ingegnere informatico che insieme a Joe costruirà una versione clone del pc IBM per la Cardiff Electric; Mackenzie Davis (Cameron Howe), super esperta di programmazione, dal carattere molto complicato.

Accanto a loro tre ruotano altri personaggi che nel corso delle stagioni avranno più o meno importanza come Donna (Kerry Bishe) moglie di Gordon anche lei esperta di informatica e futura imprenditrice; John Bosworth il vicepresidente della Cardiff Electric che assume Joe e dà il via a tutte le vicende.

Halt and Catch Fire è ambientata in Texas, lontana quindi dalla classica Silicon Valley emblema dello sviluppo tecnologico, luogo dove nel corso degli anni ’80 si potevano trovare tutti quelli che nella Silicon Valley non ce l’avevano fatta, aspiranti imprenditori, ingegneri informatici con sogni di gloria e pochi fondi. Qui viene finisce Joe MacMillian cacciato dall’IBM un uomo capace di vendere il ghiaccio agli eschimesi, seducente, affascinante, che riesce a convincere il semplice impiegato Gordon, bravo e onesto lavoratore, padre di famiglia, a sognare insieme a lui.

Nel corso di 40 episodi si succederanno amori, delusioni, sogni, speranze di questi personaggi che rappresentano non solo le aspirazioni degli uomini e delle donne di quegli anni pieni di innovazioni e cambiamenti, ma anche di tutti noi che viviamo oggi e usufruiamo di tutti quegli strumenti che all’epoca erano solo delle idee.

Immersa in una colonna sonora d’epoca perfetta e azzeccata, ogni stagione si concentra su un diverso focus, dal personal computer, ai primi videogame, dalla rete fino ai browser e all’economia digitale. I personaggi sono quasi degli archetipi di quelli che imperversavano in quegli anni, ciascuno con i propri difetti e le proprie caratteristiche.

Uscita dalla nicchia dell’illegalità, Halt and Catch Fire sprigiona tutta la sua forza e si rivela al pubblico con la sua semplicità, lontana dai mostri, dall’epicità sfrontata, dalla ricerca eccessiva dell’effetto. Questa produzione AMC rientra in quel nucleo di serie che stanno pian piano scomparendo sommerse dalla ricerca di quantità, dal bisogno di dare tutto a tutti e di cui la rete era tra i principali fornitori. Halt and Catch Fire è una serie che va cercata, che ha bisogno di attenzione, di concentrazione (infatti la seconda serata con visione notturna non è proprio l’ideale in questo senso) ma che sa colpire lo spettatore con puntate indimenticabili.

Halt and Catch Fire è un atto d’amore verso una serialità che non esiste più, fatta di passione, di emozione senza effetto, di parole, di scrittura. Una serialità da preservare con le unghie e con i denti.