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Paolo Bonolis a TvBlog dal successo di “Chi ha incastrato Peter Pan” all’assenza di pionierismo nella televisione di oggi

“Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca” (Italo Calvino)Reduce dall’ennesimo successo nel mercoledì sera televisivo, dove con “Chi ha incastrato Peter Pan” ha superato il grande calcio, prima della nazionale e poi anche dei

di Hit
pubblicato 26 Ottobre 2009 aggiornato 21 Gennaio 2021 15:59


“Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca”
(Italo Calvino)

Reduce dall’ennesimo successo nel mercoledì sera televisivo, dove con “Chi ha incastrato Peter Pan” ha superato il grande calcio, prima della nazionale e poi anche dei grandi club nella Champions League, è graditissimo ospite oggi delle colonne del nostro TvBlog Paolo Bonolis. Nell’intervista che segue, ci ha parlato delle ragioni del successo di questo piccolo gioiello dell’artigianato televisivo fatto di leggerezza ed allegria condite da tanto sano divertimento con i bambini protagonisti. Abbiamo poi parlato della televisione di oggi, di quella di ieri, delle differenze fra le due epoche, dei suoi impegni futuri, Festival di Sanremo compreso, in un colloquio davvero pieno di spunti di riflessione. Buona lettura

Partiamo con il grande successo di questo autunno televisivo, “Chi ha incastrato Peter Pan” che sta inannellando trionfi su trionfi nei mercoledì televisivi superando prima la nazionale e ora anche la grande Champions league con una partita come Real Madrid-Milan, alla vigilia di queste sfide catodiche vi aspettavate dei risultati così eclatanti?

In effetti è un risultato che non ci aspettavamo di così imponenti dimensioni, soprattutto contro qualcosa di affascinante con un minimo comun denominatore del divertimento italico come il calcio, sia nella sua versione della nazionale che in quella dei grandi match di club come Real-Milan. Però mi rendo conto che quando andiamo contro il calcio vinciamo noi ma le partite finiscono sempre 3-2, adesso spero che la prossima volta che incroceremo anche l’Inter in champions sia la mia squadra del cuore a vincere 3-2 contro la Dinamo, almeno abbino l’utile al dilettevole…

Ed invece a settembre, prima della prima, ti aspettavi un’edizione di Peter Pan cosi strepitosa in termini di audience?

No, non me l’aspettavo ma ero convinto che potesse garbare, perché è cambiato il contesto attorno a Peter Pan. La televisione oggi è molto urlata è molto gridata è poco strutturata. E’ fatta molto spesso di persone che si riuniscono in uno studio televisivo per gridarsi in faccia il proprio fiele, la propria acrimonia, raramente le proprie opinioni. Peter Pan è un piccolo programma gentile dove non litiga nessuno, dove le persone tendono a giocare insieme per favorire il divertimento di chi gioca e di chi sta guardando chi sta giocando. Questo credo sia un contesto che rende Peter Pan in questo periodo, in questa stagione della nostra socialità un prodotto più apprezzabile che in passato.

Quindi a ragion veduta sei felice di aver accettato di condurre questo programma, nonostante magari alcune titubanze quando te l’avevano proposto?

Per la verità io non avevo dubbi, con Mediaset avevo concordato una stagione nella quale si sarebbero rifatte cose che avevano avuto un discreto successo nel passato, fra le quali una che ebbe un successo straordinario come “Ciao Darwin” che riprendremo in primavera. Peter Pan è una trasmissione che l’ultima volta che è andata in onda, nel 2000, ebbe un buon successo, sicuramente non con i numeri di quest’anno; ma mi piaceva l’idea con Mediaset di fare qualcosa che fosse distonico rispetto all’attuale situazione televisiva, dove ti ripeto urlano un po’ tutti e c’è molto sferrìo di spade. Ecco Peter Pan è un oasi serena e mi piaceva l’idea di proporre un prodotto che non si rintraccia facilmente di questi tempi nell’ambito televisivo. E questa cosa ha pagato perché è come se improvvisamente tutte quelle urla si sedassero lasciando posto ad un bel panorama dove l’allegria, la gentilezza, la piccola bellezza dell’artigianato della vita che sono i bambini, ti danno un respiro piacevole, si sta bene a vedere Peter Pan.

Evviva dunque questo tipo di TV ed abbasso la TV urlata

Evviva dunque questo tipo di TV ed abbasso la TV urlata

Si certo, viva la TV che uno vuole fare. Io non sono ne un pedante ne un perbenista a tutti i costi, tutt’altro. A me non piace sentire la gente urlare gratuitamente e questa trasmissione non urla e forse in mezzo a tante urla è quella che si fa sentire di più, proprio perché parla piano.

Facciamo ora un tuffo nel tuo passato televisivo agganciandoci però anche a questo bel presente. Siamo nel 1981 debutti su RaiUno con “3,2,1, contatto!” programma che conducevi assieme a Sandro Fedele e Marina Morra, trasmissione rivolta ai bambini, ora stai conducendo “Peter Pan” in cui lavori con loro. Come sono cambiati i bambini dal 1981 al 2009?

Devo dire che da quei tempi sono cambiati molto. La televisione era prima anche un punto di riferimento per i piccoli ora molto meno, sono altri i vettori su cui crescono: i computer, internet, videogiochi. C’è una grande accelerazione di esistenza da parte loro quanto ad immagazzinamento dati ed immagazzinamento realtà. Oggi sono dei bambini accelerati e che vogliamo accelerare e non capisco il perché, come se ci fosse una fretta terribile nel dover vivere tutto velocemente. Questa fretta li porta ad avere un periodo molto più breve dedicato alla meraviglia e questo è un peccato. Non credo che questo ne farà degli adulti migliori.

Il tuo primo programma importante nel prime time fu “I cervelloni” su RaiUno nel 1994, cosa ricordi di quell’esperienza?

Ero molto emozionato, era la prima volta che mettevo piede in un teatro come il “Delle vittorie” cosi importante e storico. Per altro tornavo in Rai dopo molti anni in Mediaset e per la prima volta in prima serata. C’erano tutta una serie di ingredienti che hanno reso quelle puntate davvero molto belle ed entuasiasmanti. Devo dirti che in quell’occasione ho avuto la fortuna di incrociare delle persone che poi mi avrebbero accompagnato per un lungo tratto professionale della mia vita, alle quali sono tuttora estremamente grato come Mario Maffucci (storico capostruttura dell’intrattenimento di RaiUno, ndr), Federico Moccia, Marco Luci, Giancarlo Nicotra, Enzo Dell’Aquila, Ugo Porcelli, tutte persone che per un lungo tratto mi hanno dato un’immenso contributo per crescere. Di quel programma ricordo l’emozione ma ricordo anche tutto sommato l’allegria, perché poi io mi emoziono in determinate circostanze ma ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno insegnato a fare la tara sulle cose. Le cose importanti della vita sono altre, questo è un lavoro e va fatto con la massima attenzione e la massima cura però, insomma, non è determinante per l’esistenza di una persona.

Nella tua carriera spesso sei passato da Rai a Mediaset e viceversa. Quando sottoponi dei progetti chi trovi più attento fra i due network, anche per esempio a sperimentare nuovi format?

Attenti li trovo tutti (ride), poi bisognerebbe vedere dove alla fine sfocia questa attenzione. In verità è molto cambiata la televisione, prima c’era il bisogno di trovare delle cose, c’era gente che voleva percorrere il territorio televisivo come se si fosse tutti dei pionieri. Adesso siamo diventati dei coloni. Non c’è più pionierizzazione, non c’è più ricerca dello sconosciuto, del nuovo, c’è voglia solamente di portare a casa un buon raccolto grazie a quello che è già stato scoperto. E’ cambiato proprio il meccanismo di gestione del rapporto tra chi fa televisione e la televisione stessa.

E questo meccanismo lo trovi identico sia in Rai che in Mediaset?

Si, tale e quale. La differenza fra Rai e Mediaset è nel cambiamento dei quadri dirigenti. Chiaramente la Rai è nelle mani della politica, per cui se cambia la politica cambia anche la testa della Rai, mentre Mediaset è un azienda privata in cui le persone son sempre le medesime.

Condurresti mai un reality?

No, non credo di avere la struttura per poter fare un reality. Non sono tagliato per questo.

Quali sono i tuoi prossimi impegni terminato “Chi ha incastrato Peter Pan” ?

Prima ci sarà “Il senso della vita” la cui collocazione oraria verrà decisa a breve: o in seconda serata oppure in un ibrido, poi ci sarà “Ciao Darwin” che andrà in prime time, non è ancora stato stabilito il giorno.

Se dovessi descrivere i programmi che conduci quest’anno con una parola come li definiresti?

Peter Pan e Ciao Darwin: leggerezza, mentre Il senso della Vita: leggerezza pensosa, come direbbe Calvino.

Il partner storico dei programmi televisivi di Paolo non può certo mancare in questo spazio: ascoltiamo Luca Laurenti mentre esprime tutta la sua “leggerezza pensosa”: dal “Senso della vita” canta “Innamorarsi noi”:

Chiudiamo con Sanremo, lo scorso anno hai avuto un successo sia di pubblico che di critica, quest’anno alla guida del Festival c’è la tua amica Antonella Clerici che ti ha invitato pubblicamente, ci andrai?

Vediamo, adesso devo capire in quel periodo se si può fare e in cosa consiste questa richiesta, ci sono ancora troppe domande per avere una risposta definitiva, per ora non te lo so dire francamente.

Grazie davvero a Paolo Bonolis per averci concesso questa intervista, che seppur nella sua forzata brevità ci ha consegnato prima ancora che il grande conduttore quale è, un uomo, un uomo pieno di sincera umanità, ancora complimenti per il successo di “Chi ha incastrato Peter Pan” e un grosso in bocca al lupo da TvBlog per tutto, proprio tutto.

Paolo Bonolis