Home Festival di Sanremo Sanremo 2019, Roberto D’Agostino a Striscia: “Il conflitto d’interessi c’è! Festival appaltato a estranei dal 2000”

Sanremo 2019, Roberto D’Agostino a Striscia: “Il conflitto d’interessi c’è! Festival appaltato a estranei dal 2000”

I presunti retroscena raccontati dal fondatore di Dagospia in un’intervista rilasciata al tg satirico di Antonio Ricci.

pubblicato 1 Febbraio 2019 aggiornato 31 Agosto 2020 01:39

Nuovo capitolo del caso Baglioni-Salzano-Sanremo che sta provocando caos a pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo. L’inchiesta è ripresa da Striscia la Notizia ma partita da una clausola “di trasparenza” trattata dal giornalista e critico Michele Monina sui contratti degli artisti in gara al Festival di Sanremo e l’agenzia Friends & Partners cui fa parte anche il direttore artistico Claudio Baglioni ed alcuni dei big in gara per la 69ma edizione.

A tornare sull’argomento è il papà di Dagospia, Roberto d’Agostino, che intervistato da Jimmy Ghione nel Tg Satirico di Antonio Ricci rivela diversi retroscena scottanti.

Innanzitutto afferma con certezza che “Il conflitto d’interessi c’è ed è lampante” a suo dire, per questo confronta l’edizione in cui alla conduzione della kermesse era presente un amico di Baglioni, Gianni Morandi:

Lui rifiutò di fare il direttore artistico dicendo che c’era una clausola sul contratto che diceva in maniera esplicita che chi sceglieva le canzoni, cioè il direttore artistico, non poteva appartenere a una casa discografica. Questa clausola improvvisamente scompare nell’anno 2017 quando si appalesa la silhouette di Claudio Baglioni. E quindi si ha il via libera e il conflitto di interessi non esiste più.

Secondo d’Agostino, il ‘peccato originale’ – come chiamato da lui – prenderebbe vita da una particolarità di ben 19 anni fa:

La più grande trasmissione Rai, cioè il Festival di Sanremo, è stata appaltata dal 2000 in poi a estranei. Il Festival di Sanremo Rai non esiste più perché prima era il Festival di Ballandi, poi diventa il Festival di Gianmarco Mazzi con Lucio Presta e infine abbiamo l’epoca del Festival di Salzano. Salzano ha creato una holding legata al prodotto musicale con discografia, concerti, management, tv, radio, ecc. Tutto questo è sotto il grande cappello chiamato Friends & Partners. A quel punto c’è un monopolio totale.

Come ben sappiamo la prima lampante polemica pre-Festival è stata suscitata dall’esclusione di Caramelle, il brano cantato da Pierdavide Carone e i Dear Jack che tratta una tematica importante come la pedofilia. La critica ha premiato sia gli artisti che la canzone mentre Baglioni no. Il fondatore di Dagospia dice come starebbero le cose dietro la scelta del direttore artistico:

Il vero motivo dell’esclusione di questo brano dicono sia il fatto che appartenga alla scuderia di Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5. Suraci e Salzano erano soci, poi con la nascita del polo radiofonico di Mediaset c’è stata la rottura, pare abbastanza cruenta, tra i due. Salzano ha portato via a Suraci i Modà e i The Kolors. A quel punto anche i poveri Carone e Dear Jack finiscono fuori.

Un altro fattore rivelato da D’Agostino è il ruolo politico di Ferdinando Salzano:

Quando Baglioni in conferenza stampa attacca Salvini sulla questione dei migranti, Salzano si precipita da lui e gli dice: chiamalo subito e rimettiamo le cose in pace perché se andiamo avanti con questa polemica cos’avremo in futuro? Addio Sanremo, torneremo ai concertini.

Ci saranno risposte da parte dei diretti interessati? La vicenda pare sempre più intricata e non accenna a spegnersi.

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