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Rissa nei talk, la moda del conduttore indignato e ‘recidivo’

Nei talk show va sempre più di moda la rissa tra gli ospiti e la tendenza dei conduttori a dissociarsi dall’accaduto, salvo poi ricadere nell’errore invitando nuovamente gli stessi protagonisti. E’ il caso di Quarta Repubblica, che da settimane gioca sulla rivalità tra Sgarbi e Giordano

pubblicato 13 Novembre 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 05:46

Inutile prendersi in giro: la rissa tira e attira, la rissa porta ascolti, la rissa genere interesse. Insomma, la rissa logora chi non ce l’ha (nel suo programma).

In una miriade di talk politici spalmati sull’intera settimana e tutte le reti, con gli stessi ospiti che fanno il giro delle sette chiese, la litigata risveglia dal torpore e rompe gli schemi, generando spunti per dibattiti e prese di posizione.

I conduttori la inseguono e tentano in tutti i modi di avvicinare la benzina al fuoco, salvo poi irritarsi una volta che l’incendio è scoppiato. E’ la moda dell’ultimo periodo, ovvero quella del padrone di casa indignato, che si preoccupa dell’udito delle persone a casa (“non si capisce nulla, per cortesia”) passando in breve tempo da burattinaio a moralizzatore.

C’è chi si affida al campanellino (vedi Serena Bortone ad Agorà) e chi usa direttamente il fisico, come la Berlinguer, piazzandosi tra la telecamera e l’urlatore a mo’ di docente che striglia il suo alunno. E’ accaduto circa un mese fa a Cartabianca, quando Mario Giordano e Vittorio Sgarbi diedero vita ad una gazzarra senza precedenti incentrata sulla vicenda di Mimmo Lucano.

E siccome va dato il buon esempio ed è giusto imparare dagli errori, ecco che Giordano e Sgarbi – sì, proprio loro – riappaiono qualche tempo dopo a Quarta Repubblica per discutere della rottura via social tra Matteo Salvini ed Elisa Isoardi. La distanza ideologica è fissata in partenza, con l’ex direttore del Tg4 e il critico d’arte inseriti nel blocco del ‘Processo di Qr’, uno sul fronte dei favorevoli, l’altro su quello dei contrari.

Lite pure qua, arricchita dalla contemporanea presenza di Roberto D’Agostino come terzo incomodo. Passa una settimana e la musica non cambia. Tema? La querelle sui negozi aperti o meno di domenica. Tra gli invitati, udite udite, Giordano e Sgarbi. Stavolta il duello è tra il giornalista e Francesca Barra, mentre il sindaco di Sutri è pronto a subentrare dalla panchina.

Ma passare da riserva a titolare è un attimo: “Lasciamoli aperti, non rompete il cazzo”, tuona Sgarbi contro Giordano, che non se lo lascia ripetere due volte e reagisce. Stavolta però c’è Porro che non accetta derive trash e minaccia: “Regia, giù i microfoni. Non parlate uno sopra l’altro. Regia, non è difficile, dai. Ora Vittorio parla per due minuti da solo, solo lui”.

Cronometro alla mano di secondi ne passano trenta. Giordano infatti lo contraddice, scatenando la “pacata” reazione dell’interlocutore:

“Sei un comunista, sei un comunista, sei un comunista, sei un comunista, sei un comunista, sei un comunista, sei un comunista, sei un comunista di merda, sei una zucca vuota, sei una merda secca. Sei rincoglionito nel buco del culo”.

Porro gesticola e chiede di nuovo di abbassare il volume. Peccato che lo show sia già andato in scena nel suo complesso.

Il caos piace, ma guai a confessarlo. Non sia mai che qualcuno sospetti una tacita complicità.