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Giovanni Benincasa a TvBlog: Il 29 febbraio della Tv

Considerazioni a bordo campo con l’autore televisivo Giovanni Benincasa

di Hit
pubblicato 26 Settembre 2018 aggiornato 21 Gennaio 2021 18:58

Lui è un autore televisivo. Lui ha fatto Carramba, Furore, Libero, Bombay e tanto altro. Lui ha lavorato tantissimo con Gianni Boncompagni, con Raffaella Carrà, tanto per fare due nomi. Lui ha fatto anche Fuori gli autori, o meglio, è stato protagonista di una puntata della nostra rubrica estiva di qualche anno fa in cui abbiamo dato spazio ad alcuni degli autori italiani più rappresentativi (gli altri li aspettiamo per la terza edizione).

Lui è Giovanni Benincasa e con lui abbiamo voluto fare un giro sulle montagne russe del nostro piccolo schermo. Fra salite repentine e discese adrenaliniche, è scaturito questo colloquio che in qualche modo fotografa il nostro attuale piccolo schermo dagli occhi di uno degli autori televisivi nostrani fra i più creativi e più disincantati.

La Tv da accentratrice, cosa è diventata oggi ?

Una dispersione di attenzioni, un frazionamento di solitudini. Basta che entri in un ristorante. Guarda quel tavolo laggiù: quattro su sette stanno con gli occhi sul telefono. Così è nelle case.

Fare televisione oggi, fare televisione ieri, quanto è importante il soggetto, il protagonista?

Il conduttore è fondamentale, da sempre. Ma un problema c’è: la nostra editoria televisiva ha favorito e preferito sempre le facce alle teste, quando spesso sono le teste a inventare quei soggetti e a disegnare il parco giochi dove quel soggetto riceverà gli applausi. È anche vero che nuovi protagonisti dovranno presto entrare nel mercato. Noi, per sei undicesimi è come se entrassimo in campo con la Nazionale del 1982. Campioni del mondo sì. Ma di quale mondo?

La Tv del passato era fatta da professionisti e grandi artisti, quella di oggi, per tutta una serie di motivi è fatta sopratutto dall’uomo qualunque, è una strada senza ritorno?

Il rischio è il “conduttore qualunque”. Ho idea però che il palco sia diviso in due, o in tre, come in letteratura: i grandi e i minori. Poche volte si trovano anche dei grandi minori. Ma i Grandi, nel passato, erano anche dietro le scrivanie e il meccanismo era più o meno quello dei vasi comunicanti. Poi c’è una rogna enorme: al di là dell’età, la distinzione cioè tra chi è o non è più “contemporaneo”. C’è anche un problema di conoscenza, un problema di basi: ti ricordi La Pupa e il Secchione? (che potrebbe tornare, ndr) Bene, io farei un esame fotografico a molti lavoratori del mondo televisivo: una dozzina di foto per ciascuno, da Panelli a Xavier Cugat, da Stefania Rotolo a Falqui, da Nino Ferrer ad Alessandro Momo, eccetera. Per ogni foto, devono solo rispondere alla domanda: chi è?

Prima il televisore era un totem, oggi è una delle tante cose, come si fa a fare oggi televisione per un pubblico sostanzialmente distratto da tutto ciò che gli gira intorno ed eventualmente come si fa ad “ipnotizzarlo” con gli occhi puntati sul piccolo schermo ?

Quale pubblico? Io ho cinque figli di cui nessuno sa che cosa sia la televisione che pensi tu, a parte Netflix o Amazon o Chili o qualche Cartoonito o Boing acceso per i due più piccoli, ogni tanto. La tv, secondo me, oggi funziona quando rappresenta un evento: che sia politico, sportivo, di attualità o di spettacolo. Sulla quotidianità, ho la sensazione che la tv faccia come il border collie con il gregge di pecore, correndo a destra e a sinistra per non farle uscire dal recinto. Il problema è un altro, credo: noi conserviamo e facciamo la guardia a quelle pecore ma un giorno moriranno e nessuno avrà pensato di allevare e crescere un nuovo gregge, creando e allargando nuovi recinti per il pubblico. Con le dovute attenzioni penso questo: la frenesia per l’ascolto di oggi può rappresentare il mancato ascolto di domani.

Prima se volevi vedere un programma aspettavi quel determinato giorno in cui andava in onda, oggi puoi in ogni momento vederlo e rivederlo su internet, mi dici secondo te quali sono i pregi e difetti di questa opportunità ?

È bellissimo per certi programmi. E inutile per altri. Perché non credo che tu vada a rivederti Detto Fatto su Raiplay. Persa una, persa per sempre. Poi ci sono i programmi cash, quelli che esistono solo nel momento in cui vanno in onda. Sono i programmi mezzi fantasmi: si vedono e non si vedono. Ce ne sono parecchi. Io li chiamo i 29 Febbraio.

La Tv oggi è una specie di flusso continuo, quasi radiofonico, la puoi vedere anche con gli occhi chiusi o facendo mille altre faccende, si tratta di una evoluzione o di una involuzione del piccolo schermo ?

Sfido chiunque a dirmi che ha visto una Serie facendo mille altre faccende. La verità è che sta cambiando il nostro tavolo da lavoro e il nostro tavolo da gioco. Ci interessano cose che prima neanche esistevano. E quello che ci interessa poco, ci consente di fare mille altre faccende. Hai presente quando a Cupertino presentano il nuovo modello di iPhone? Ecco, noi dovremmo creare lo stesso evento, ma provincial/nazionale – vanno bene Viareggio o Todi – per presentare ogni anno il nuovo modello di telespettatore. Lo abbiamo creato noi: ecco, è così. Il nuovo modello appare sullo schermo e giù applausi. Caratteristiche, cibo preferito, ph della pelle, profilo destro e sinistro, tipicità, capelli, complessi, ultimo rapporto avuto e ultimo programma seguito. E giù ancora applausi. Poi il Tim Cook di Viareggio esce e rientra sul palco con Attilio, un ragazzo di 19 anni: il nuovissimo telespettatore. Tutti in piedi, applausi.

Dei generi storici della televisione, quali sopravvivranno nel futuro ?

La televisone fatta bene. Talmente bene da volerla rivedere sul Web o attraverso il Greng. Oggi il Greng non esiste, ma qualcosa come il Greng presto verrà fuori.

Che ne sarà di Rai1 e dei dirigenti Rai fra una ventina d’anni? Ci sarà ancora qualche politico che deciderà le sorti della tv pubblica come accadrà fra pochi giorni ?

Spero siano tutti tra Raivavae e Raiatea a godersi la pensione (apprezza la radice “Rai”), anche perché a Lisbona o in altre città non ci sarà più posto. Certa tv va verso il nulla composto e graficato. Un po’ come quei collegamenti avvilenti dei post partita. Se pensi alla tristezza di un eventuale colpo di Stato, oggi. Ma ci pensi, che tristezza: i militari manco si avvicinerebbero a via Teulada o a Saxa Rubra. Resterebbero a casa. Oggi forse il tenente colonnello Antonio Tejero urlerebbe al cellulare su Facetime, e in molti riderebbero tantissimo.

Perchè ai politici attrae tanto la televisione ancora oggi ?

Perché la politica è e si fa anche in televisione, nei talk, attraverso i tg, i programmi. Poi certo ci sono i Social, ma quegli stessi Social poi vanno in televisione, e blabla. È chiaro che anche qui si va per cicli storici e cicli di interessi. Pensa quest’anno, per esempio. Dal giorno delle elezioni al Governo Conte sono passati 3 mesi televisivi strepitosi che hanno dopato tutti i programmi, con un’attenzione altissima. Le maratone di Mentana creavano dipendenza.

Se dovessi fare il direttore di Rai1 cosa ne faresti della rete ammiraglia oggi ?

Direi a Marzullo di cambiarsi quella roba a righe orizzontali blu e bianca che porta da mesi e di tagliarsi i capelli in modo definitivo. Ormai è un uomo. Per tutto il resto, c’è Teodoli che è bravissimo.

Dimmi tre uomini che hanno fatto la tv e che servirebbero tanto oggi, anzi sopratutto domani e perché

Anni fa si diceva che tutti i programmi erano figli di Portobello. Bene, a parte Salvi, Sacerdote, Guglielmi e Freccero, io ti dico che molto di quello che c’è in giro – compresi conduttori – oggi è ancora figlio di Minoli: è sempre stato il più bravo, il più preparato e intuitivo. Ha un brutto carattere, si dice. Ma certi mestieri vengono bene solo se hai un caratteraccio.