Home Amore Criminale Amore Criminale, Veronica Pivetti a Blogo: “Confermata per la nuova edizione. Tema che merita spazio dedicato, noi non siamo come i contenitori”

Amore Criminale, Veronica Pivetti a Blogo: “Confermata per la nuova edizione. Tema che merita spazio dedicato, noi non siamo come i contenitori”

Veronica Pivetti conferma a Blogo che tornerà a condurre Amore Criminale anche nella prossima edizione, in partenza a settembre, e ci racconta quanto sia cambiata la visione della donna in tv

pubblicato 27 Giugno 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 23:39

Una conduzione pacata, rispettosa delle storie raccontate, non forzata ma emotiva: così Veronica Pivetti è riuscita a conquistare l’affezionato pubblico di Amore Criminale, lo storico programma di Raitre in onda da undici anni. La Pivetti, nota soprattutto per i suoi ruoli da commedia ed, in tv, per essere la protagonista curiosa ed attenta di Provaci ancora Prof!, è stata riconfermata al timone del programma ideato da Matilde D’Errico, che dalla prossima edizione (in partenza a settembre) tornerà in un certo senso alle origini.

Dopo l’esperimento della doppia conduzione -con la D’Errico nell’anteprima e la Pivetti nel programma vero e proprio.-, infatti, Amore Criminale resterà con un solo volto davanti alle telecamere: quel volto sarà nuovamento quello di Veronica Pivetti.

“Sono contentissima [di tornare a condurlo], perché è un programma di importanza enorme, per la rete e per le donne”, ha detto l’attrice a Blogo. “Bisogna far sapere a tutti che la tv pubblica fa un vero servizio pubblico. E’ un programma storico che c’è da 10 anni, anche quelli che fanno i distratti su un tema del genere non devono esserlo. Mi fa piacere che in termini di ascolti l’edizione scorsa sia andata eccezionalmente bene, ma mi fa dispiacere che questo sia purtroppo un tema di grande attualità”.

Nella prossima edizione non sarà più affiancata in video da Matilde d’Errico, che si occupava dell’anteprima del programma: sente una maggiore responsabilità?

“La responsabilità la sentivo già prima. Quando mi hanno proposto questo programma mi sono molto stupita, ho trovato un grande atto di coraggio da parte di Stefano Coletta, direttore di Raitre, associare la mia faccia, legata alla commedia, a dei racconti così drammatici. Gli ho chiesto come mai abbia scelto me e mi ha detto che probabilmente è proprio per quello: essendo un volto, il mio, legato a cose positive, posso aiutare ad avvicinare più gente possibile. La struttura sarà sempre quella, con i casi, la docufiction… Un’altra cosa molto importante è che andremo in onda a settembre ed apriremo la stagione di Raitre”.

Sempre la domenica?

“Penso di sì, dovrebbe essere la stessa collocazione dell’anno scorso. E spero che ci siano tante donne, ma soprattutto tanti uomini.”

Come ha reagito il pubblico alla sua conduzione?

“Premetto che sono molto analfabeta dal punto di vista social. Ma perfino io sono riuscita ad accorgermi grazie al contatto con i social che la gente mi ha accettata. Prima di me ci sono state alla conduzione attrici soprattutto drammatiche, questa svolta di scegliere un’attrice di commedia è stata assolutamente premiata”.

Ecco, parliamo di chi ha condotto questo programma prima di lei: eccetto Camila Raznovich, sono sempre state attrici, come Luisa Ranieri, Barbara De Rossi ed Asia Argento. Secondo lei come mai sono sempre state scelte attrici per un programma che avrebbe potuto avere alla conduzione anche altre figure, come quella della giornalista?

“Credo che sia una scelta autoriale, è una domanda che non mi sono fatta. Da attrice mi piacciono le incursioni in altri campi. Io ho già condotto altri programmi, mi appassiona farlo. Forse hanno scelto delle attrici perché portano un carico emotivo molto forte: in questo programma c’è una grande partecipazione emotiva, non solo da parte del pubblico e degli autori. Figurati dover dare la faccia ad un messaggio del genere. E’ vero che racconti queste storie ad una telecamera, ma sai che stai parlando a delle persone. E sapere che ti stanno seguendo anche le persone vicine alle vittime, genitori, fratelli, parenti, ti fa sentire la responsabilità e la gioia di renderti utile così”.

A gennaio Francesca Puglisi, presidente della Commissione sul femminicidio, aveva chiesto alla presidente della Rai Monica Maggioni di chiudere Amore Criminale perché, sosteneva, provocherebbe emulazione…

“Ho parlato con Matilde D’Errico che mi ha rassicurata. Per dirne una, il Telefono Rosa ha diramato un comunicato in cui chiedeva di non chiudere questo programma. Anche la rete mi ha detto di andare avanti, c’è stata una levata di scudi a favore di questo programma. Penso che il discorso dell’emulazione sia assolutamente fittizio, non regge minimamente. Semmai è un grande aiuto: tante donne che magari si riconoscono potenzialmente nelle storie che raccontiamo aprono gli occhi, trovano una via d’uscita. Esiste un numero da chiamare, c’è una redazione sempre pronta a ricevere mail (amorecriminale@rai.it), telefonate, per dare un aiuto concreto, siamo in contatto con centri antiviolenza. Guai a chiudere una trasmissione come questa. Matilde D’Errico ha davvero creato una rete di sostegno”.

Secondo lei la televisione degli ultimi anni ha affrontato questo triste fenomeno con serietà o si è lasciata andare alla guerra dell’Auditel?

“Il passo verso il circo è breve. Amore criminale è un programma serio e storico, di concreto aiuto. Questi drammi che si consumano non devono diventare un pretesto di share. Amore criminale ha dimostrato negli anni la sua tenuta, non è un contenitore che parla dei saldi, delle diete e poi di femminicidio. Questo è un programma che non cavalca l’onda di un fatto di cronaca, è un tema, questo, che ha bisogno di uno spazio dedicato. Noi dedichiamo due ore interamente a questo argomento: conosco gente che non riesce a vedere tutta la puntata perché non ci sono concessioni, parliamo di un tema senza fare sconti. A volte, invece, il rischio è di ‘approfittare’ dell’argomento per alzare gli ascolti e cinque minuti dopo parlare di altro. La nostra è una differenza di scelta enorme: non è uno dei tanti argomenti, è l’argomento”.

Ha avuto occasione di vedere Il terzo indizio su Rete 4?

“No. Tra l’altro per me non è facile neanche rivedermi in Amore criminale. Mi stupisco quando leggo le storie, quando vado a registrare e le conosco già, mi stupisco di quello che dico. Non è facile per me vedere Amore criminale, non me ne vado a vedere un altro!”

Come crede che sia cambiata la rappresentazione della donna nella tv e nella fiction italiana?

“Credo che, tanto per citare un mio personaggio, la vecchia gloria della Prof sia stata importante. Oggi è un classico, ha raccontato qualcosa che conoscono tutti, la scuola, che ci coinvolgeva tutti, ma è stata una figura di donna molto nuova, che ha fatto da apripista, anche a nuove forme di famiglia allargata. E’ una donna che non rinuncia alle sua passioni: la famiglia, il lavoro, il suo cane, il commissario (ride, ndr)… E’ stata una figura di donna abbastanza rivoluzionaria per Raiuno quando uscì per la prima volta 12 anni fa. Oggi si affrontano personaggi femminili più liberi, più estroversi. Vent’anni fa recitai in Commesse con Nancy Brilli e Sabrina Ferilli: siamo riuscite, grazie a Laura Toscano, grande sceneggiatrice (scomparsa nel 2009, ndr), a dare alle protagoniste femminili un unico spazio. La Prof ha continuato l’opera. Poi ci sono i Paesi stranieri che ci fanno conoscere figure femminili ancora più rivoluzionarie”.

la-ladra.pngIn effetti, tra i personaggi che ha interpretato in tv c’è anche la protagonista de La ladra, anche lei abbastanza insolita…

La ladra è nel mio cuore e lo sarà per sempre. Lei altro che rivoluzionaria! Era una donna single, che di giorno faceva la cuoca e di notte andare a rubare. Il fatto che non sia più stato prodotto è uno dei miei grandi dolori. Non ho mai capito perché non sia proseguito, era una di quelle storie che poteva tranquillamente andare avanti, ma la rete ha voluto diversamente. Però ti dico: la Prof ha fatto sette stagioni, La ladra una. Quando la gente mi incontra alle presentazioni dei miei libri o a teatro mi parlano sempre de La ladra!”

Lei è molto impegnata a teatro, mentre in tv appare poco: a cosa si deve questa scelta?

“Penso che, come in economia, bisogna differenziare. Io ho tanti tipi di pubblico. Ho un pubblico che mi segue per i libri che scrivo ma non mi vede in tv. E poi mi piace da pazzi fare teatro: perché privarmene? A volte il pubblico del teatro è lo stesso della tv, a volte è un pubblico che la tv la guarda poco: non ci penso proprio a lasciare il teatro”.


Nel 2015 ha scritto e diretto un film, “Né Giulietta né Romeo”: non ha mai pensato di cimentarsi anche nella scrittura e nella regia di una serie tv?

“Ci sto già lavorando: mi sto occupando di una piattaforma web da due anni con le mie due socie, per cui stiamo pensando a delle cose. Ora sto scrivendo il terzo libro, ma scrivere le sceneggiature mi diverte molto. Ora ne sto scrivendo una per il web. Per la tv per il momento no, ma c’è tempo, ho solo 53 anni (ride, ndr)!”

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