Home Notizie Ora o Mai Più, Jalisse a Blogo: “In Italia non siamo tutelati, all’estero facciamo sold-out”

Ora o Mai Più, Jalisse a Blogo: “In Italia non siamo tutelati, all’estero facciamo sold-out”

“Fiumi di Parole è un evergreen grazie al sostegno del pubblico, la Tribù-Jalisse”

pubblicato 13 Giugno 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 23:58

Fabio Ricci e Alessandra Drusian sono i Jalisse, coppia artistica e nella vita che dopo la vittoria a Sanremo nel ’97 con Fiumi di Parole, canzone diventata quasi un inno per l’enorme popolarità, sono ora in gara a Ora o Mai Più, in onda per quattro venerdì su Rai 1, in prima serata. Noi di TvBlog li abbiamo intervistati.

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Che emozione è stata tornare su Rai 1 in prima serata a cantare?

Alessandra: «Enorme. Ero parecchio tesa, c’era anche tanta responsabilità nel dover cantare insieme al maestro Michele Zarrillo “Cinque Giorni”. Avevo tanta paura, poi dopo aver ascoltato la storia toccante di Lisa, ho sfogato i miei sentimenti. Quando poi finisce dici “è già passato? Vorrei viverlo ancora un’altra volta!”»

Il vostro pubblico non si è mai allontanato, vero?

A: «La Tribù Jalisse continua a mantenere sempre alto il nostro nome, e noi li ringraziamo infinitamente per l’amore e per averci aspettato finora, 21 anni non sono pochi. Probabilmente abbiamo lasciato un segno particolare in quel Sanremo, se lo sono ricordato e continuano a volerci bene. Poi tanti commenti positivi, passionali, abbiamo ricevuto grande stima e ammirazione».

Siete stati contenti di avere una seconda chance in tv?

A: «Abbiamo fatto il provino la settimana prima di Pasqua, hanno cominciato a raccontarci come sarebbe stato strutturato il programma. Inizialmente il titolo ci ha colpito, “Ora o Mai Più” è uno slogan forte. Bisogna pensare che ora ci siamo, abbiamo la fortuna di esserci con tutti noi stessi. Il ‘mai più’ non esiste, le emozioni le vivi ora, all’istante, non puoi pensare a quello che vivrai dopo.»

Che ne pensate della giuria e del coach che vi è stato assegnato, Zarrillo?

A: «Red Canzian lo conoscevamo, Orietta Berti è una meraviglia. La Berté, Patty Pravo e Leali li abbiamo incrociati a Sanremo. Un’opportunità come questa è bella anche perché scopri come sono le persone al di là delle telecamere, incroci tutti nei corridoi, ti fermi a parlare, è bello ascoltare anche i loro consigli e le loro idee. Anche tra noi ‘allievi’ si è creata una bella sinergia, chiacchieriamo, ci confrontiamo. Nel bene e nel male abbiamo passato tutti un momento buio, con problematiche diverse, ma c’è qualcosa che ci accomuna. C’è tanta unione fra noi, al di là degli ascolti»

E in questi 21 anni da “Fiumi di parole”, cos’hanno fatto i Jalisse?

Fabio: «I Jalisse hanno continuato a portare avanti la propria musica. Nel ’97 abbiamo vinto, poi siamo andati in tournée, e quando nel ’99 siamo stati bersagliati dai media abbiamo deciso di sposarci. Io mi sono chiuso in me stesso, l’accusa infamante di plagio mi ha distrutto, abbiamo quindi deciso di creare una struttura che potesse sostenerci, e cosa c’è di meglio della famiglia? Ci siamo sposati a San Giovanni Rotondo, con un matrimonio francescano, io non ho più scritto canzoni fino al 2002, una violenza per un cantautore. La musica continuo ancora oggi a vederla con gli occhi di un bambino. Noi siamo sul palco gli stessi Jalisse che siamo nella vita».

Siete stati tanto all’estero, che pubblico c’è fuori dall’Italia?

F: «All’estero siamo trattati come ‘Fabio e Alessandra dei Jalisse’. È un vizio solo italiano quello di criticare, noi facciamo il nostro lavoro, facciamo musica e la mettiamo in vendita. Non capisco perché la nostra categoria non sia tutelata, una canzone accompagna un momento storico di ognuno di noi. All’estero le canzoni insegnano la lingua italiana, la canzone italiana va salvaguardata: fuori dal nostro Paese lo fanno, qui no. Siamo umiliati, talvolta. Tutta la cultura non viene rispettata. In Kazakistan abbiamo fatto tre sold-out, dopo il programma faremo due concerti in Olanda. Ma noi siamo italiani, e tornare in Italia in prima serata si poteva fare solo in questo modo: cantando le canzoni che ci hanno fatto conoscere, e avendo la possibilità di far ascoltare nuova musica, durante la serata finale»

Che progetti avete dopo Ora o Mai Più?

F: «Ci stiamo preparando per il tour italiano, poi c’è un album in lavorazione, abbiamo due brani pronti e stiamo scegliendo quale portare sul palco della finale del programma. E poi c’è una canzone che si chiama ‘Niente di serio’, colonna sonora dell’omonimo film con Claudia Cardinale, è un film di Gianmarco Tognazzi presentato a Cannes che uscirà a settembre»

Ma alla fine “Fiumi di Parole” la considerate una benedizione o in qualche modo vi siete pentiti di averla tirata fuori?

F: «Zarrillo in puntata ha detto ‘Se non avessero vinto…’. Ma noi non siamo d’accordo: oggi ci sono tanti artisti dimenticati, che sono rimasti ‘giovani’. Noi non abbiamo colpe, abbiamo vinto grazie al voto del pubblico che ci ha premiati. Piuttosto c’è da chiedersi perché i Jalisse abbiano subito un embargo così totale e categorico. Nel 2013 per San Marino abbiamo presentato all’Eurovision Song Contest “Tra Rose e Cielo”, un brano che è arrivato in Iraq, a Mosul. In Italia non si è detto nulla, noi siamo arrivati in una terra sfinita dall’Isis, senza che nessuno sapesse niente. Se non ci fosse stata la vittoria non avremmo avuto niente di tutto questo: Fiumi di Parole è un evergreen grazie alla gente, ha scelto lei di farci vincere.»