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Giorgio Montanini: “Pregiudizio Universale nacque per me, avrei dovuto fare ventiquattro puntate”

Giorgio Montanini parla di Pregiudizio Universale: “Nacque per me, prima non esisteva, avrei dovuto fare ventiquattro puntate”. Su Maurizio Lastrico: “Un cabarettista, forse cercavano quello”

pubblicato 17 Maggio 2018 aggiornato 1 Settembre 2020 00:37

Nei teatri italiani l’affermazione è incessante e crescente, ma il rapporto di Giorgio Montanini con il piccolo schermo è al contrario conflittuale. Qui il successo di Nemico Pubblico fa per forza di cose il paio con le brevi esperienze a Ballarò e Pregiudizio Universale.

Se le copertine per il talk di Raitre (poi soppresso) furono due, appena uno in più fu il numero di puntate di quella che può essere definita un’appendice de Le Iene, tornata in onda da fine aprile su Italia 1.

Nacque per me, prima non c’era, la costruirono per me”, ha rivelato lo stand-up comedian marchigiano ai microfoni di Voice Anatomy, su Radio 24. “Mi vennero a vedere a teatro, erano esterrefatti e contentissimi della mia performance, applaudirono i miei monologhi e mi chiesero di poterli rifare in tv”.

Ecco allora la creazione di uno spazio di circa un quarto d’ora che usufruiva di budget, studio e pubblico della trasmissione precedente. L’esperienza però si interruppe il 30 ottobre, in seguito ad un lungo monologo dedicato al ruolo della donna  e al caso Weinstein.

“Non sapevo che sarebbe stato l’ultimo, avrei dovuto farne addirittura ventiquattro. Affermai che la vicenda di Weinstein era stata la scintilla della rivoluzione femminista, mi dissero che era una posizione vicina a quella di Feltri, quando invece dicevo l’opposto, era un monologo femminista”.

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Ora il mini-show è nelle mani di Maurizio Lastrico, con una breve parentesi del 10 maggio che ha visto salire sul palco Angelo Duro.

“E’ stato ripreso da un cabarettista normalissimo, forse cercavano quello e io non glielo potevo dare. Definirla censura è sempre brutto, la censura è una cosa seria. Se uno non ti vuole, non ti vuole, non è censura. Bisogna solo capire chi era quello che venne a vedermi a teatro!”.

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