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Unici, Renzo Arbore e i programmi senza tempo: “Non faccio attualità, ma cose a futura memoria”

Renzo Arbore si racconta a Unici: “Non faccio parodie sull’attualità, ma cose che non decadono”. Fiorello: “Ci accomuna la pigrizia e la paura”

pubblicato 16 Novembre 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 03:44

Le serate a casa con Mariangela Melato, Monica Vitti, Lucio Dalla, Robert De Niro e persino Silvio Berlusconi, che appena arrivò si fece comprare una pizza. Una vita piena quella di Renzo Arbore, sempre a ritmo di swing, il vero grande amore della vita che poi lo avrebbe ispirato anche in radio e televisione.

Il jazz è improvvisazione, allora pensai all’improvvisazione della parola” ha detto il conduttore a Unici, programma di Raidue che mercoledì gli ha dedicato un’intera puntata.

Un genere unico ed un tocco riconoscibile quanto inimitabile. Arbore da sempre genera allegria e quell’idea di meraviglia e stupore che fa entrare lo spettatore in un mondo parallelo, isolato dalla realtà.

Lo stile Arbore è eterno. Uno di quei pochi casi in cui una trasmissione di trent’anni fa può risultare attuale ancora oggi, nonostante i mutamenti politici, culturali e di costume.

“Io faccio le cose a futura memoria. Non faccio attualità, parodie dell’attualità o imitazioni. Io faccio cose che non decadono”.

 

Speciale per voi, L’altra domenica, fino a Cari amici vicini e lontani del 1984, grande successo col quale celebrò i sessant’anni della radio, ma che al contempo lo costrinse a mutare registro.

 

“Era una trasmissione nostalgica. Andai da Giovanni Minoli, capostruttura di Raidue, e gli dissi che volevo riscattarmi, non volevo essere identificato come un vecchio, avevo solo 40 anni. Lui mi rispose: ‘ok, portami un’idea’”.

L’idea arrivò: Quelli della notte, trentatré puntate andate in onda dal 29 aprile al 14 giugno 1985. Quaranta facce nuove, tra cui quella di Nino Frassica, che sedusse (o tormentò) Arbore con una valanga di messaggi lasciati in segreteria telefonica.

Il bis arrivò sarebbe arrivato nel 1987-88 con Indietro Tutta, programma che lanciò il tormentone del Cacao Meravigliao: “Ci inventammo il finto sponsor e quando la facemmo a Rio de Janeiro, sfilando nel sambodromo, tutti ballavano”. Pure allora fu una ‘toccata e fuga’: appena 65 puntate, che bastarono per scrivere la storia della seconda serata.

Grandi eventi televisivi distribuiti col contagocce. Tecnica molto simile a quella di Fiorello, per stessa ammissione dello showman siciliano.

“La cosa che abbiamo in comune forse è la pigrizia. L’altra potrebbe la paura, tra molte virgolette, di dire ‘ho fatto un grande successo, ora cosa posso fare di più di ciò che ho già fatto?’. Questo ci ha frenato molto. Io faccio tv ogni 6-7 anni, nel frattempo cazzeggio in giro facendo le edicole, le radio sui social; Renzo invece fa le serate in giro per il mondo”.

Una di queste, al Madison Square Garden di New York lo portò a duettare con Ray Charles sulle note di O sole mio.

“La eseguì con la mia orchestra. Quando sentì il suono dei mandolini che si intromettevano nella sua versione soul mi disse che avrebbe voluto i tre mandolinisti per inciderla. Venne a Milano e lo fece, poi pochi mesi dopo morì. Quella versione non è mai uscita, esiste soltanto l’esibizione fatta al Madison Square Garden”.