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Sbandati e la “grande libertà” nella seconda serata di Rai 2

Tvblog ha raggiunto lo Studio 1 del CPRT di Napoli per conoscere da vicino la squadra di Sbandati.

pubblicato 11 Ottobre 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 05:14

Non succede spesso di entrare in uno studio televisivo e respirare sano buonumore. Lo Studio 1 del Centro di Produzione Rai di Napoli, invece, ha questo “plus” grazie alla banda di Sbandati, la trasmissione più sfrontata della seconda serata di Rai 2 (in onda ogni martedì). “In questo studio è stata realizzata la prima produzione nel 1961. Era uno sceneggiato importante… guardate come siamo finiti. Non riusciamo più a liberarci di questi signori”, scherza coi giornalisti Francesco Pinto, il direttore del CPRT napoletano. Ecco, è questo il clima.

Sbandati ha ricominciato la stagione da un mese e l’entusiasmo è ancora quello del primo giorno di scuola. “Questa è una scommessa vinta del direttore Dallatana – sostiene Fabio Di Iorio, vicedirettore della seconda rete di Stato -. La seconda serata è una giungla complessa per le televisioni generaliste, ma noi crediamo in questo programma che ci dà segni di solidità. Non c’è tanto un’aspettativa di ascolto, quanto un’aspettativa di crescita di programma. Gigi e Ross, poi, stanno facendo una palestra. Gli stiamo chiedendo di affinare delle doti e il loro stile di conduzione sta facendo dei passi in avanti di puntata in puntata”.

Il programma, adattamento italiano di un format di grande successo in Francia, piace perché fa metatelevisione in maniera scanzonata e libera. Provoca, dissacra, ironizza sul mondo della televisione. E qualcuno s’incazza pure. “Qui siamo riusciti ad avere libertà, non tutti ci amano, ma noi tendiamo a lasciare libertà”, racconta il produttore Filippo Cipriano, CEO della società Nonpanic. “Siamo abbastanza paraculi – incalzano i due conduttori -. Ci divertiamo a dissacrare, ma siamo i primi che non si prendono sul serio. E anche gli ospiti vengono perché sanno che qui c’è un clima divertente. E’ un gioco. Se qualcuno si è arrabbiato? Lo scorso anno Paola Ferrari se l’è presa perché non l’avevamo nominata tra le giornaliste sportive, ma niente di grave”. “Io sono stata insultata dai fan di Mika, Ligabue, Cuccarini e Pausini. Mi hanno riempita di insulti…”, interviene a gamba tesa Velia Lalli, una delle panelist, con il sorriso.

Ecco, i panelist. Quest’anno il gruppo di “opinionisti” (termine che non piace troppo in questa sede) cambierà nel corso della stagione. “Ci sarà maggior ricambio, vogliamo sperimentare tante tipologie di panelist. L’importante qui è il gruppo: noi siamo i direttori d’orchestra, ma il dibattito dev’essere tra loro e quindi si deve creare una giusta alchimia”, ricordano Gigi e Ross. L’ultima puntata ha visto il debutto del sagace Saverio Raimondo al fianco dell’ottima Daniela “Stazzitta” Collu, Il Pancio, Giulia Salemi, Matteo Bordone e la sopracitata Lalli. Le rubriche invece sono nuove, dalla parodia di Pechino Express con i filippini (Pozzuoli Express) agli epitaffi degli ospiti della puntata (Parlandone da vivo), fino al reality in cui persone comuni osservati i lavori stradali (Cantieri infiniti).

Tutto bene, tutto bello. Ma tornerebbero questi sbandati nella fascia dell’access prime time? D’altronde, in Francia è quella la “casa” del programma. E lo scorso anno la versione italiana, testata lì, ha dato buoni frutti (a differenza dell’attuale Camera Cafè). “E’ carina quella fascia, però in 12 minuti non riusciamo a far capire bene la portata del programma – ricorda Ross -. E’ stato complicato a far capire il mood della trasmissione, anche se abbiamo fatto belle cose. E poi il programma è strutturato per la seconda serata, certi temi sono più digeribili in quella fascia…”. “Sì, va bene, l’importante è che non facciate concorrenza a Un posto al sole (altra produzione napoletana di mamma Rai, ndr)”, chiosa – fra le risate di tutti – il direttore del Centro di Produzione.