Home Serie Tv American Horror Story: Cult, su Fox l’analisi politica di Ryan Murphy passa per le fobie (ma delude)

American Horror Story: Cult, su Fox l’analisi politica di Ryan Murphy passa per le fobie (ma delude)

Su Fox (canale 112 di Sky), la settima stagione di American Horror Story, con il sottotitolo “Cult”. Dopo le elezioni americane, riaffiorano le paure di una donna, mentre un giovane vede la possibilità di riscatto tramite la violenza

pubblicato 6 Ottobre 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 05:26

La paura, questa volta non passa da fantasmi, spiriti maligni o maledizioni, ma arriva direttamente dalla Casa Bianca: la settima stagione di American Horror Story (il cui sottotitolo è “Cult”), in onda da questa sera alle 21:00 su Fox (canale 112 di Sky), permette infatti a Ryan Murphy di sperimentare ancora una volta sulla sua serie tv pluripremiata, questa volta attingendo direttamente dall’attualità più recente e discussa in America e nel resto del mondo.

Come ampiamente annunciato nei mesi scorsi, al centro di questa stagione ci sono le elezioni americane del 2016, quelle che hanno visto trionfare a sorpresa Donald Trump sulla favorita della vigilia Hillary Clinton. Sfruttando le paure e, soprattutto, le paranoie dei milioni di americani che hanno (e lo stanno facendo tutt’ora) contestato il risultato del voto, la stagione ruota intorno a quella che sembra essere una vera e propria rivoluzione americana, iniziata con il nuovo inquilino della Casa Bianca e che prosegue, nel racconto di Murphy, fino ad assumere tinte tragiche ed horror.

Al centro di questa stagione, la prima a non sfruttare elementi sovrannaturali, l’attivista democratica Ally Mayfair-Richards (Sarah Paulson), letteralmente sconvolta all’esito delle elezioni. Un risultato che fa riaffiorare tutte quelle fobie che, nel corso degli anni, era riuscita a dominare, da quella per tutto ciò che è composto da fori fino alla più popolare e già sfruttata dal cinema horror fobia dei clown. Proprio quest’ultima permette alla serie di riavere nel cast un personaggio già visto in passato, ovvero il clown Twisty (John Carroll Lynch), al centro della quarta stagione.

Ma le paure di Ally si ripercuotono anche sulla sua famiglia, composta dalla moglie Ivy (Alison Pill) e dal figlio Oz (Cooper Dodson): la protagonista, nel corso degli episodi, sembra ritrovarsi sempre di più sola, cercando di riprendere il controllo della propria vita aiutata dal suo analista Rudy Vincent (Cheyenne Jackson).

C’è, però, anche chi esulta per la vittoria di Trump: è Kai Anderson (Evan Peters) che, dopo aver ricevuto numerosi schiaffi dalla vita, vede nella politica populista ed aggressiva del nuovo Presidente l’occasione per riscattarsi. Un riscatto che passa attraverso la formazione di una vera e propria setta, composta da personaggi in difficoltà con il mondo, delusi, arrabbiati, pronti a seguire Kai in quella che è una spirale di terrore e senza via di ritorno. Tra i personaggi che vedremo, anche quello di Valerie Solanas (Lena Dunham, Girls), colei che, nel 1968, tentò di uccidere Andy Warhol.

Inutile girarci intorno: chi ha amato le follie sovrannaturali delle precedenti stagioni di American Horror Story, resterà deluso da Cult. Murphy, per una volta, mette da parte le sue visioni oniriche applicate all’horror e si dedica ad un tema attuale e che lo show business americano, complici i duri attacchi dello stesso Presidente agli artisti che lo prendono in giro e lo accusano pubblicamente, ha reso proprio.

Murphy, però, cerca di trattare l’argomento a modo suo, uscendo subito dalle vicende puramente politiche (non si parla di Russiagate, né dei rapporti della Casa Bianca con la Corea del Nord e così via) e virando sulle conseguenze che una paura, un sospetto, un dubbio possono avere su ognuno di noi, sfociando nell’ossessione e nella paranoia.

Qualcosa non va: la suspense stenta a decollare, per una stagione a cui va indubbiamente il merito di aver osato ma che, forse, avrebbe potuto essere realizzata con più calma, evitando così una corsa contro il tempo per la messa in onda a meno di un anno dalle elezioni che ha evidentemente danneggiato la sceneggiatura. Non c’entra l’assenza di sovrannaturale, ma manca proprio quella tensione di base che permetteva ai personaggi di evolvere in bene o in male nel giro di pochi episodi ed ai telespettatori di incuriosirsi alle loro vicende. I protagonisti, invece, non appassionano, nonostante diventino portavoce di una sensazione di diffidenza che, con il recente attacco di Las Vegas, è sotto i riflettori sempre più spesso.

Questa svolta politica di American Horror Story dimostra che la serie tv di Fx non può trattare ogni argomento con la stessa facilità: in questo caso, la satira sociale alla Black Mirror non è riuscita, ed il risultato è un mix di idee in parte già viste altrove o che, semplicemente, non fanno al caso.

American Horror Story: Cult, come vederlo in streaming

E’ possibile vedere American Horror Story: Cult in streaming su Sky Go, e sull’app per tablet e smartphone, mentre da domani sarà possibile vederlo su Sky On Demand.