Home Notizie Cristiana Mastropietro a Blogo: “La Vita in Diretta ha ancora grandissime potenzialità. Intanto raccontiamo Le Ragazze del ’68”

Cristiana Mastropietro a Blogo: “La Vita in Diretta ha ancora grandissime potenzialità. Intanto raccontiamo Le Ragazze del ’68”

rLa Vita in Diretta si avvia al suo primo mese nella nuova ‘gestione’ autoriale: ce ne parla il capo-autore Cristiana Mastropietro, pronta anche al debutto della nuova serie targata Pesci Combattenti, Le Ragazze del ’68.

pubblicato 4 Ottobre 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 06:00

Reduce dal successo dello speciale Totò 50, con cui La Grande Storia ha ricordato il 50° anniversario della morte del Principe della Risata, Cristiana Mastropietro racconta a Blogo la sua esperienza di capo-autore de La Vita in Diretta 2017-2018 e ci parla de Le ragazze del ’68. Autrice e produttrice, CCO di Pesci Combattenti – casa di produzione che annovera tra i propri titoli Unti e Bisunti, Io & George, Un libro per due – la Mastropietro si appassiona nel raccontare il secondo capitolo di una ideale ‘saga’ dedicata al racconto della società italiana attraverso le storie delle donne che hanno vissuto i profondi cambiamenti politici e di costume che hanno caratterizzato lo scorso secolo. La scorsa stagione avemmo il piacere di conoscere Le Ragazze del ’46, le prime ad aver votato in Italia, ora tocca a chi l’Italia ha provato a cambiarla.

Prima di addentrarci nel nuovo programma, al via domenica 8 ottobre alle 20.30 su Rai 3, partiamo dall”attualità’.

la vita in diretta arena

Come sta andando questa esperienza a La Vita in Diretta?

Molto bene. E’ un programma importante, con grandissime potenzialità ancora da scoprire. Mi appassiona molto, mi diverte. Certo, c’è tanto lavoro da fare, la strada lunghissima ma ci siamo messi in moto.

Dalla produzione di alcuni dei format più innovativi all’incarico di capo-autore nel contenitore pomeridiano dell’Ammiraglia Rai: un bel cambio di prospettiva.

Be’, non è la mia prima volta con un quotidiano: ho il piacere di aver co-fondato Omnibus con Tamara Gregoretti, quindi l’esperienza, anche con l’aggravante della sveglia all’alba, l’ho fatta (ride). Sono stata molto contenta della proposta di Andrea Vianello (vice-direttore di Raiuno responsabile della ViD, ndr) anche perché l’appuntamento quotidiano ha un pregio importante, quello di poter costruire il programma mattone su mattone: più si va avanti più si riesce a creare dei piccoli format all’interno di un contenitore che di fatto un format non è. Si ha la possibilità di approfondire degli argomenti, potendo spaziare tra tutti i colori della cronaca, e procedere con dei filoni orizzontali che permettano di raccontare davvero quel che accade intorno a noi. La cosa bella è quel sentire, a livello quasi epidermico, giorno dopo giorno cosa vuoi raccontare, cosa vuoi approfondire e cosa le persone a casa vogliono che tu racconti. E questa, ovviamente, è la cosa più difficile da capire.

Gruppo di lavoro nuovo, conduttori nuovi, rodaggio difficile?

Guarda, c’è un gruppo di lavoro eccellente, enorme, e c’è una bellissima atmosfera. Devo dire che c’è anche una straordinaria reattività in studio, che poi è una delle cose più belle di un programma in diretta, per sua stessa natura scritto anche in onda, tanto più che La Vita in Diretta è principalmente un programma di informazione, non solo di intrattenimento. Mi sembra che il gruppo stia funzionando davvero molto bene. E poi possiamo contare su una coppia di conduttori d’eccellenza. Le premesse per fare un prodotto importante, identitario, ci sono tutte: Rai 1 ci sostiene tanto, l’Azienda altrettanto ed è un aspetto fondamentale. Si sente che tutti stanno lavorando verso un obiettivo e che ci teniamo ad andare tutti nella stessa direzione.

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Non hai però lasciato la tua casa di produzione, anzi siete in procinto di tornare in onda con nuovi programmi. Tra questi Le Ragazze del ’68, che si colloca nell’access prime time domenicale di Rai3 lasciato libero da Fazio. Dopo le Ragazze del ’46 arrivano le ventenni degli anni ’60, quindi.

Sì, raccontiamo 12 storie di donne in sei puntate. Abbiamo deciso di  continuare sul filone femminile perché ci è sembrato davvero ricchissimo di racconti che rappresentano quel vento rivoluzionario che si respirava in quegli anni. Tutte, ma proprio tutte, dalla ballerina in tv alla volontaria in manicomio, ci hanno detto la stessa cosa: “Pensavamo di poter cambiare il mondo”.

Che donne avete raccontato?

Donne che hanno visto la propria vita cambiare radicalmente negli anni in cui la figura stessa della ‘donna’ si ribalta, per immagine, ruolo nella società. Cambiano i costumi, la sessualità, la maternità. Rappresentano la generazione che per prima si ribella ai genitori: sono ventenni che affrontano i cambiamenti e se ne assumono le responsabilità. A noi non interessa il ‘grande affresco storico’ dell’epoca: ci piace e ci appassiona raccontare storie private, tutte diverse, senza la presunzione di essere esaustivi, ovviamente. Vivere il ’68 da studentessa di lettere a Roma è completamente diverso dal viverlo da contadina nelle campagne italiane: abbiamo forse quest’immagine del ’68 fatto da intellettuali, ma una discreta percentuale degli italiani era ancora analfabeta. E il vento della rivoluzione arriva anche lì.

Cosa ti ha colpito di più nei loro racconti?

Direi le storie sulla maternità: sono donne che hanno messo fortemente in discussione la propria vita ma che si sono sempre prese grandissime responsabilità, pagando poi per intero le conseguenze delle loro scelte, magari per una gravidanza inattesa. Nel loro racconti si percepisce tutta la contraddizione di una generazione proiettata verso il futuro, ma ancorata a credenze antiche. “Ero convinta che lavandomi con acqua e aceto dopo il rapporto non sarei rimasta incinta” mi ha raccontato una di loro. Questa è la cosa interessante, che ci è piaciuta raccontare, il contrasto tra la modernità e l’arretratezza di una ventenne di quegli anni.

Non ci resta che farci trascinare nei racconti di un’Italia apparentemente lontana, ma profondamente presente nella nostra cultura. La formula ben si presta a una ‘collection’ di racconti in sincronia che permettano un excursus diacronico della storia sociale e politica vista attraverso gli occhi delle donne. Sarebbe interessante proseguire con le “ragazze del 77″, continuare con ‘le ragazze dell’84” arrivando magari anche alle “ragazze del ’95”. Intanto godiamoci questo inedito ’68, dall’8 ottobre su Rai 3 alle 20.30. In attesa che arrivi qualche altro progetto da prime time.