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Quarto Grado, Gianluigi Nuzzi a Blogo: “Attenzione maggiore alla scienza e all’approfondimento. Puntiamo sulle news”

Intervista a Gianluigi Nuzzi per il lancio della stagione 2017 – 18 di Quarto Grado

pubblicato 7 Settembre 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 06:41

A poche ore dal debutto della nuova edizione di Quarto Grado (in onda, domani, venerdì 8 settembre 2017, dalle 21:15 su Rete4), abbiamo intervistato Gianluigi Nuzzi per farci raccontare le novità di uno dei programmi d’inchiesta più apprezzati dai telespettatori.

Salve. Quali sono le novità più rilevanti di questa nuova stagione di Quarto Grado?

Sicuramente un’attenzione maggiore alla scienza e all’approfondimento dal punto di vista dei contenuti. Quindi, stiamo valutando se trasformare l’ultimo blocco in uno spazio di grandi inchieste, sui casi irrisolti dando più tempo ai servizi rispetto agli interventi dallo studio. Stiamo rivedendo le grafiche sulla base di uno studio fatto dalla curatrice Siria Magri che ha guardato una serie di programmi esteri per rafforzare la comunicazione dei sommari, script, la comunicazione visiva, la grafica. Si è rafforzata anche la squadra di Quarto Grado con diverse nuove professionalità a partire da Elena Tambini, che aveva sostituito Alessandra Viero nel periodo di maternità, adesso Alessandra ritorna e, quindi, Elena diventerà una delle nostre inviate.

Perché, secondo Lei, un programma di lungo corso come Quarto Grado, riesce ad avere ancora uno zoccolo così duro di fedelissimi che, ancora negli anni, decreta il successo del programma nell’apertissima e variegatissima serata del venerdì?

Credo che la formula vincente sia la credibilità e l’affidabilità. Noi puntiamo molto sulle news, diamo nuovi particolari, svolte, con documenti inediti audio – video, cartacei delle inchieste. Tenga conto che io ed i nostri inviati, in redazione, ogni settimana, leggiamo migliaia di documenti. E, inoltre, non bisogna ritenere che Quarto Grado sia un talk perché ha uno studio con degli ospiti ma non c’è il contraddittorio tipico dei talk. Sono questi, forse, i programmi che, oggi, soffrono un po’ di più. Assimilarlo a quelle trasmissioni, credo sarebbe un errore. Quarto Grado ha una missione ovvero quella di approfondire i grandi casi di cronaca.

Quale è l’aspetto sicuramente più stimolante nel condurre una trasmissione come Quarto Grado?

Io cerco di dare sempre una conduzione asciutta senza, però, tradire le emozioni che queste storie, spesso, sollevano come la rabbia, indignazione per le tante ingiustizie che molti innocenti patiscono, lo sdegno. Io, però, cerco di essere sempre molto sincero con il nostro pubblico. E’ lo stile di conduzione che ho sempre adottato da quando mi è stato affidato Quarto Grado, ovvero da settembre 2013. Da allora, la mia squadra è rimasta sempre la stessa… sono orgoglioso che abbia avuto sempre un grosso impatto col pubblico che ci segue da casa. I telespettatori preferiscono noi a Sanremo. Quando c’è quel gigante, la portaerei della televisione italiana che si chiama Sanremo, i nostri affezionati, che sono eccezionali, ci seguono con costanza, magari scanalando… tutto questo è ulteriore motivo di grande orgoglio.

Quale è la sottile linea che separa il racconto analitico dei fatti di cronaca dalla morbosità, a cui, spesso, si assiste sul piccolo schermo?

La morbosità è l’indugio su elementi non rilevanti ai fini dell’inchiesta. Solo seguendo, ogni puntata, magari, si apprezzano dei dettagli che, magari, ad una visione superficiale, possono sembrare superflui. Faccio un esempio clamoroso: quando si parlò dell’arresto di Bossetti, il mio programma, come altri, sottolinearono il fatto che si facesse le lampade. Mia mamma mi ha detto: “Cosa c’entra questo con le indagini?”. Invece, questa cosa apparentemente distonica e privata è rilevante perché il posto dove faceva le lampade, e in cui negò di andare, era accanto al dentista che Yara Gambirasio frequentava e in cui andava da sola. Il fatto che Bossetti negasse una circostanza vera, è stato un elemento valorizzato poi, ritenuto indiziante per l’omicidio, al di là del Dna.

La cronaca nera, spalmata, in ogni salsa, a tutte le ore del giorno, non l’infastidisce nel modo in cui non viene trattata da altri programmi?

Sono rimasto stupefatto di fronte a certi perbenismi oscurantisti di chi voleva che la cronaca nera fosse trattata solo dai telegiornali. La concorrenza e la libertà di informazione lasciano la libertà di fare le proprie scalette e organizzare i programmi nel modo in cui meglio crede. Le trasmissioni del pomeriggio le affrontano con le proprie particolarità, noi, consapevoli delle nostre competenze, andiamo dritti per la nostra strada. Sinceramente, a me non preoccupa. Mi preoccupa, piuttosto, chi vuole spegnere, chi vuole imporre dei diktat. Per fortuna, Mediaset è una casa libera, molto rigorosa sulla veridicità dei fatti. La brutalità è nell’uomo non nella televisione che la racconta. La gente cerca di capirla per evitare di trovarsi in situazioni che non si augura a nessuno. Ma non solo come vittime ma anche i parenti. Queste situazioni devastano e lasciano tanti ergastolani a piede libero o innocenti che si ritrovano a gestire il proprio dolore o posizioni economiche non facilissime.

Legato al discorso Mediaset, c’è da sottolineare che si percepisce una forte collaborazione e gioco di squadra con gli altri programmi del gruppo come Mattino 5, Pomeriggio 5, Domenica Live, gli stessi telegiornali che, spesso, utilizzano servizi ed immagini (a volte in anteprima) della punta del venerdì…:

Videonews è la corazzata di informazione che ha come comandante Claudio Brachino, dove c’è una moltitudine di voci ed un’orchestra armonica composta da molti elementi. Ci sono tanti programmi, è evidente che ognuno ha la propria autonomia ed il proprio modo di raccontare le storie, è chiaro che si faccia gioco di squadra. E’ normale che si chiedano delle collaborazioni e penso che sia solo un elemento positivo.

Sottolineo anche che Quarto Grado, negli anni, abbia maggiormente sensibilizzato il proprio pubblico su tematiche come il femminicidio o infanticidio con una serie di iniziative…:

Ogni anno, ed in ogni puntata, dedichiamo uno spazio ad una tema di rilevanza sociale per sensibilizzare il pubblico sull’attenzione che bisogna rivolgere a categorie piu’ deboli. Abbiamo fatto le scarpette rosse, i palloncini bianchi. E, quest’anno, ve lo dico in anteprima, chiederò al mio pubblico di mandare delle foto o dei video con l’hashtag #abbracciami perché ogni volta ci dimentichiamo di gesti espressivi ma significativi, dal contenuto potente come un abbraccio. Se noi tutti imparassimo, lo dico prima a me stesso, ad abbracciare chi vogliamo bene, sarebbe un bel segnale. Questa sarà la campagna di quest’anno.

In passato, Quarto Grado ha contribuito in maniera significativa alla risoluzione di casi, riapertura di indagini. Come nasce la sinergia con le forze dell’ordine e se, forse, esiste un reale timore che il giornalismo si possa sostituire al percorso della giustizia…:

I rapporti con le forze dell’ordine sono ottimi. C’è un rapporto costante con me, i nostri inviati, Siria Magri, Rosa Teruzzi, abbiamo i nostri contatti, le nostre relazioni con il rispetto anche dei rispettivi ruoli. Noi non ci vogliamo sostituire ai giudici o agli investigatori. Facciamo gli approfondimenti che ci permette la nostra professione e, a volte capita, di sottolineare delle lacune o zone d’ombra. La televisione ha delle declinazioni, una forza diversa da quella degli investigatori. Magari alcune persone hanno più facilità a confidarsi con un giornalista che recarsi in Procura, entrare in un Tribunale. Sono due lavori che si intrecciano ma, rispettando i ruoli, non vedo difficoltà di coesistenza. Siamo anche cittadini ma, nel momento in cui si vede che una notizia puo’ danneggiare le indagini, è chiaro che noi abbiamo il nostro dovere di agire non solo come giornalisti.

Come si è consolidato, negli anni, il rapporto di fiducia e autorevolezza con i telespettatori, i #quartograders che, vivono, anche grazie ai social, gli eventi in puntata?

Il rapporto si consolida quando un telespettatore vede quando lo indichiamo e citiamo un suo commento. O quando succede che il suo consiglio, la sua dritta, segnalazione, diventa propedeutica per un approfondimento giornalistico. Questo è un elemento molto importante perché i telespettatori partecipano attivamente al programma con suggerimenti, supposizioni fino a quando succede che, grazie a testimonianze di nostri telespettatori che hanno osservato attentamente particolari svelati in puntata, si sono recati dai magistrati. Questo è accaduto nel caso di Lidia Macchi che ha portato all’arresto del presunto assassino. Una nostra telespettatrice l’ha visto, l’ha riconosciuto, in una lettera anonima che abbiamo riprodotto in diretta, la corretta grafia di una persona che frequentava da ragazza.

La squadra di Quarto Grado ha trovato in Rete4 la casa ideale per le sue inchieste o ci sono nuovi scenari per un ritorno su Canale 5?

Rete4, con il direttore Sebastiano Lombardi, è sempre stata caratterizzata come la rete fortemente proiettata verso l’informazione. Un programma come Quarto Grado è la sua naturale casa. Su Canale 5, ci sono state alcune stagioni di Segreti e Delitti, poi, abbiamo preferito sperimentare ed aumentare le declinazioni (come lo spin- off della domenica o gli speciali che sono andati benissimo) del programma. Proponiamo nuove soluzioni.

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