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Leonardo Pieraccioni a Blogo: “Niente tv con Conti e Panariello, no alle fiction, sono pigro”

“Il Festival di Sanremo lo escludo. Film per la tv? Non avrebbero la stessa attenzione di quelli per il cinema”

pubblicato 26 Luglio 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 07:37

Niente televisione nel futuro di Leonardo Pieraccioni. Blogo ha intervistato l’attore e regista che in occasione de Le Giornate del cinema lucano Premio Internazionale Maratea ha ottenuto due riconoscimenti: Premio Internazionale Maratea 2017 consegnato dall’orafo Michele Affidato e premio Eliat Diamonds Award assegnato dalla stampa accreditata al Festival e consegnato dall’attrice Alice Bellagamba.

Stai lavorando al tuo nuovo film?

È ancora prematuro parlarne. Di certo Sorrentino mi ha dato l’idea: lui fa il film su Berlusconi, io vorrei farne uno su Fassino.

Per il ruolo di protagonista a quale attore penseresti?

A Ceccherini. Ceccherini a dieta.

Intanto stai girando l’Italia con Carlo Conti e Giorgio Panariello nei teatri. Avete l’idea di approdare in televisione con lo spettacolo?

No, perché vogliamo tenercelo in garage così quando uno vuole scappare da casa una settimana e venire a teatro lo può fare. Se lo bruciamo in televisione, invece, non si può fare. Ce lo teniamo lì – questa è una minaccia – e per i prossimi 5-6 anni lo ritiriamo fuori.

Nel 2014 hai condotto qualche puntata di Striscia la notizia, poi, a parte poche ospitate, niente tv. Come mai? Immagino che le richieste non manchino…

Me lo chiedono spesso e volentieri, ma il motivo è che io sono eccezionalmente pigro, faccio un film ogni due anni, anzi, quest’anno ho saltato con la scusa del tour teatrale… Qualsiasi cosa mi abbiano proposto in questi 20 anni – anche meritevole di essere presa in considerazione – la mia totale indolenza non mi fa uscire di casa. Quando lavoravo come magazziniere il mio obiettivo era smettere di lavorare in magazzino, per cui tutto quello che è venuto dopo è grasso che cola. Non ho mai voluto esagerare, non ho mai neanche letto le critiche…

Scrivevano che facevi sempre gli stessi film…

Per me era un vanto: faccio anche le stesse persone che lo vanno a vedere. Le prime critiche me le leggeva Ceccherini, con le lacrime agli occhi. Mi stroncavano e avevano ragione; non potevano scrivere la verità, ossia ‘si è divertito a fare il film e la gente si è divertita a vederlo’. Io faccio un film comico immesso in un circuito cinematografico e loro pensano che sia cinema. Ma spesso e volentieri sono perfomance personali come fanno i comici. Una volta lo dissi a Mereghetti, che dava le forchettine e i pallini ai miei film come a quelli di Sorrentino solo perché entrambi proiettati nel cinema. Se io facessi un film per la televisione probabilmente non avrebbe questo tipo di attenzione.

Ecco, immagino ti abbiano chiesto anche un film per la tv…

Tra 5 o 6 anni vorrei fare un Commissario…

Ah, quindi una serie tv la faresti?

No, non la farei, però mi piacerebbe (ride, Ndr).

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Si era parlato di conduzione a tre di Sanremo con Conti e Pieraccioni. C’era qualcosa di vero?

Siamo dei filibustieri, non diciamo mai la verità. Siamo del paese di Renzi, abbiamo imparato a raccontarle. Lui è il maestro, ci ha superato come attore brillante…

Escludi Sanremo anche per il futuro?

Penso di sì, ma è il divertimento che ci spinge a fare le cose. Se ci piglia la voglia di farlo… lo facciamo. Noi a Sanremo ci andammo ad annunciare il tour con Conti e Panariello perché non potevamo più tornare indietro. Avevamo preparato l’idea, ma non ci credevamo neanche noi. Conti è furbo, disse ‘annunciamolo a Sanremo, poi vediamo’. Dopo ho capito che ci aveva compromesso.

In questa intervista sei riuscito a citare sia Sorrentino sia Ceccherini. Cosa li accomuna?

Ceccherini è un poeta moderno, è l’unico vero artista che io conosca. Oggi gli artisti sono imprenditori, devono capire cosa fare e cosa non fare. Ceccherini, invece, va diritto, è artista. Anche Sorrentino lo è.

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Foto | Bruno Bellini