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Nicolò De Devitiis a Blogo: “I Wind Summer Festival? Non potevo augurarmi debutto migliore”

Intervista a Nicolò de Devitiis, il giovane co-conduttore dei Wind Summer Festival con Alessia Marcuzzi e Daniele Battaglia: chi è

pubblicato 4 Luglio 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 08:08

Classe 1990, ex commesso e studente di giurisprudenza, primo bikeblogger italiano con il profilo Instagram @_divanoletto. Nicolò De Devitiis (nome spesso storpiato e scritto in malo modo) ce l’ha fatta: martedì 4 luglio debutterà in prima serata su Canale 5 come conduttore dei Wind Summer Festival. Al suo fianco, la padrona di casa Alessia Marcuzzi e Daniele Battaglia in rappresentanza di Radio 105. Niccolò è il volto giovane in ascesa del Biscione. “Quando mi hanno proposto di fare i WSF, ho rischiato di svenire per la felicità. Ho girato con il sorriso stampato sulla faccia per giorni interi. Non potevo augurarmi debutto migliore: nella mia città, nella mia Piazza (dove ho organizzato il primo raduno con la biciletta e dove mi ritrovavo con gli amici da piccolo) e in prima serata su Canale 5”.

Diventare un conduttore televisivo era la tua ambizione?

“Era la mia ambizione, sì. Niente capita per caso. Mi piace, vedo che è nelle mie corde, mi incuriosisce questo mondo. Anche per i Wind sono andato a cercarmi degli aneddoti per cercar di tirare fuori delle chicche dagli ospiti”.

Avevi il cuore in gola per il debutto?

“Ti dico la verità: no, zero, anche se credevo di morire dall’emozione. Il giorno prima delle registrazioni sono andato in Piazza del Popolo per cercare di capire cosa mi sarebbe aspettato: ‘Mi prenderà un coccolone’, ho pensato. E invece ho cercato di divertirmi il più possibile e l’ansia se n’è andata. Mi ero anche preparato psicologicamente, chiedendo consigli a chi fa questo mestiere da tanti anni”.

Che rapporto hai con la musica?

“Io vivo di musica. Anche nelle Stories di Instagram ho spesso le cuffie alle orecchie e tanti mi chiedono il perché. Semplice: io passo le mie giornale con la musica e ascolto davvero qualsiasi genere”.

Quindi qual è la tua canzone dell’estate?

“Ce ne sono tante. Riccione dei Thegiornalisti, Pamplona di Fibra e Tommy Paradiso, Il secondo cuore di Paola Turci. E poi quella di Max Pezzali: lui è sempre stato il mio mito e trovarmi di fianco a lui su un palco mi ha fatto un certo effetto. Sono anche un fan di Ghali, è un grande”.

Sei nato come bikeblogger, giusto?

“Sì, ma ancora non so neanche io cosa voglia dire (ride, ndr). Ho iniziato per prendere in giro una mia compagna di università che faceva la fashion blogger (o meglio, si definiva tale), così ho creato un profilo Instagram per gioco. Da lì in poi le cose sono sfuggite di mano, arrivando a Le Iene, Sky e ora addirittura in prima serata su Canale 5. Ancora non ci credo”.

E’ grazie a quel profilo che poi si sono innescate tutte le esperienze successive?

“Sono stato audace. Niente è nato grazie al caso. Quando tornavo dall’università, mi dedicavo totalmente a questo progetto. Scrivevo a tutte le redazioni per pubblicizzare questa mia passione. Ci tenevo talmente tanto che son stato io a far scaturire il tutto. A Le Iene, per esempio, sono arrivato perché ho fermato una iena per strada e gl’ho detto ‘io voglio fare il tuo lavoro’”.

L’arrivo a Le Iene ha suscitato anche qualche invidia. Ti hanno dato del raccomandato.

“Sono i classici haters. Era uscito un video di un ragazzo che voleva far Le Iene e che ha cominciato a dire che mio padre fosse il medico di Davide Parenti (il capo autore de Le Iene, ndr). Ma era tutto completamente falso: mio padre non è un medico ma un banchiere in pensione. Non so come possa essere nato il tutto. Comunque, è stato querelato”.

Conduci da tempo anche Goal Deejay con Diletta Leotta: sei consapevole di essere l’uomo più invidiato d’Italia?

“Me lo dicono spesso (ride, ndr). Formiamo una bella coppia e il programma funziona. Diletta racconta i goal e io parlo di quel che succede nel mondo”.

Hai realizzato anche uno spin-off “in macchina”: è il più interessante tra i tanti programmi realizzati in un’auto in Italia.

“Seguo il Carpool Karaoke da prima che esplodesse: l’ho sempre voluto fare e me lo son dovuto conquistare. Anche gli ospiti me li cerco io: Marchisio è venuto perché gli ho scritto su Instagram, idem Belinelli e tanti altri. Poi sono venuti, si sono messi in gioco e si sono divertiti. Ho fatto ballare Despacito a Marchisio, nonostante la sua timidezza da personaggio pubblico. Matri, un altro timidone, ha cantato Io Vagabondo… Si percepisce il nostro cazzeggio sano e questo mi soddisfa. Peccato che duri solo due o tre minuti a puntata, non ti nego che mi piacerebbe estenderlo”.

Qual è il prossimo step di Nicolò? Dove vuole arrivare?

“Voglio continuare a fare al meglio questo lavoro, essere sempre sul pezzo, imparare e crescere ancora. Io me la godo e mi impegno al massimo. La gente vede solo la punta dell’iceberg, ma sotto ci sono giorni di pianti, disfatte, porte in faccia. E’ il lavoro più bello che ci sia ma ovviamente ci sono un sacco di fatiche e sacrifici”.

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