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Dimmi che credi

L’addio all’Arena di Massimo Giletti

di Hit
pubblicato 25 Giugno 2017 aggiornato 21 Gennaio 2021 18:40

Quanto è difficile realizzare che il proprio castello cada esattamente come se fosse fatto da semplici carte da gioco? Cinquantadue carte che appoggiate l’una sull’altra fino a qualche giorno fa erano solidamente ancorate fra di loro, poi tutto d’un tratto un colpo di vento le fa cadere tutte per terra.

Sgomento, incredulità, paura sono sensazioni che si accavallano e sembrano travolgere l’equilibrio di una persona che si era data completamente al proprio lavoro, alla propria creatura, al proprio castello. Tutto questo accade casualmente in un periodo mentre quel castello è deserto, chiuso, ma che continua a profumare di ciò che è stato fino a qualche settimana prima.

Se tu ragazzo cercherai nella stagione dei tuoi guai
un po’ d’amore, un po’ d’affetto,
e nella notte griderai, in fondo al buio troverai
solo il cuscino del tuo letto.

Ti risvegli e sembra tutto un incubo. Cominci a guardarti intorno per capire il perchè e scopri che il perchè sembra peggio delle macerie di quel castello caduto completamente a terra.

Non devi piangere, non devi credere
che questa vita non sia bella,
per ogni anima, per ogni lacrima,
nel cielo nasce un’altra stella.

Cercando di capire, immagini che quel colpo di vento potrebbe essere anche colpa tua. Colpa di una finestra tenuta troppo aperta. Colpa di un pavimento troppo scivoloso. Colpa di chi hai invitato in quel castello. Ma la rabbia di quel patchwork sentimentale ti fa capire di quanto è difficile mantenere l’equilibrio di una vita fatta di passioni che sembrano cadere come foglie in un vento d’autunno dannatamente precoce.

Tu non ti arrendere, non ti confondere,
apri il tuo cuore all’universo,
che questo mondo sai, bisogna prenderlo,
solo così sarà diverso.

Proprio in quell’istante, in quel momento capisci che occorre rialzarsi in piedi. Occorre raccogliere quelle carte cadute per terra e ricominciare a costruire un nuovo castello, più solido, più sicuro del precedente, magari prestando più attenzione alle pareti di quell’edificio e meno al suo arredamento.

Dimmi che credi, dimmi che credi, come ci credo io,
in questa vita, in questo cielo, come ci credo io.
Il tuo sorriso tra la gente passerà forse indifferente,
ma non ti sentirai più solo, sei diventato un uomo.
Tu non ti arrendere, non ti confondere,
apri il tuo cuore all’universo,
che questo mondo sai, bisogna prenderlo,
solo così sarà diverso.

Sarà proprio mentre stai ricostruendo il tuo castello, che capirai che gli errori, perchè di errori certamente ne avrai fatti, saranno il cemento che ora ti occorrerà per tenere insieme le carte del nuovo castello ed evitare che un giorno, per colpa di un colpo di vento maledetto, tutto possa di nuovo crollare.