Home Toto Cutugno a Blogo: “Carpool Karaoke un’esperienza unica. Sono uno che scrive canzoni con tanto amore, se arrivano al cuore della gente è il più bel regalo”

Toto Cutugno a Blogo: “Carpool Karaoke un’esperienza unica. Sono uno che scrive canzoni con tanto amore, se arrivano al cuore della gente è il più bel regalo”

Toto Cutugno si racconta a Blogo, a poche ore dalla sua partecipazione alla puntata di Carpool Karaoke. Il cantante fa un bilancio della sua carriera, dei successi ottenuti e dei prossimi progetti all’orizzonte.

pubblicato 26 Giugno 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 08:32

Va in onda domani sera l’Ultimo appuntamento con “Carpool Karaoke”, in onda domani, martedì 27 giugno 2017, in seconda serata su Italia 1. Il viaggio-karaoke guidato da Jake La Furia chiude in bellezza con un ospite d’eccezione: Toto Cutugno, autore e cantante di alcune pietre miliari della canzone italiana. A bordo dell’auto di “Carpool Karaoke”, l’artista si metterà in gioco cantando i suoi più grandi successi e raccontando alcuni aneddoti personali della sua lunga carriera. Il rapper milanese – alla guida per le strade di Milano – si cimenterà nei brani più celebri di Toto Cutugno: da “Solo noi”, “Voglio andare a vivere in campagna” fino all’immancabile hit “L’italiano”. A sua volta, Toto Cutugno sperimenterà il genere rap sulle note di “P.E.S”, singolo di successo dei Club Dogo feat. Giuliano Palma.

In occasione della puntata, abbiamo contattato Toto Cutugno per parlare con lui di questa esperienza, del suo successo da record di vendite (si parlare di oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo), del suo ruolo di cantautore (per sé e per altri colleghi) e dei suoi prossimi progetti futuri.

Benvenuto Toto su Blogo. Partiamo subito dalla tua partecipazione a Carpool Karaoke. Com’è stata come esperienza?

E’ stata un’esperienza unica, mi sono divertito come un matto. Ho trovato una bella persona accanto a me che era disponibile: giocava, cantavamo insieme, conosceva le mie canzoni. Jake è proprio una bella persona, mi sarebbe piaciuto anche fare una trasmissione televisiva sulla musica con Jake.

Parliamo della tua musica, della tua lunga carriera e dei successi avuti anche al Festival di Sanremo. Ti piacerebbe tornare in gara?

No, non ci ho pensato. Se fosse organizzato in una maniera diversa magari sì. Ma non mi piace più come è organizzato negli ultimi 5,6 anni. Non mi piace…

Nella puntata di Carpool Karaoke, tra gli argomenti trattati, ci sarà anche il racconto della forte amicizia che ti lega con Adriano Celentano. Hai scritto anche delle canzoni per lui, negli anni. Com’è il vostro rapporto?

Ho avuto la fortuna di scrivere, insieme a Minellono, 13 canzoni per Adriano. Ci siamo frequentati perché stavamo bene insieme, sono andato a casa sua molte volte. Quello che vedete in televisione o al cinema, quello è Celentano. Anche a casa è così, un simpaticone (ride), uno forte Adriano.

E Dalidà?

Sono stato a casa sua diverse volte perché Orlando, fratello di Dalidà, era un mio caro amico. Per lei ho scritto otto, nove canzoni, sono andato a trovarla diverse volte a casa. Lei stava vicino alla Torre Eiffel. Aveva uno sguardo molto malinconico, sempre vestita bene. Tutte le volte che sono andato, era vestita benissimo, di classe. Era una donna molto dolce e malinconica. Mi diceva “Mettiti al pianoforte”. Io mi mettevo lì, suonavo una canzone, lei mi veniva dietro alle spalle, mi faceva una carezza ai capelli. Ha avuto un’esperienza di vita non troppo facile, però era una donna meravigliosa e una grande artista.

Come accennato, hai scritto numerose canzoni per tuoi colleghi. Tra tutte queste, ce n’è una alla quale sei particolarmente legato?

La prima, perché L’ete’ indien – in italiano si chiama Africa- l’ha cantata un grandissimo cantante francese purtroppo scomparso, Joe Dassin. L’ha portata al successo e lo è stata per tutta l’estate. Ha venduto milioni di dischi. E da lì, ” Chi è che ha scritto questa canzone? Pallavicini e Cutugno?”. Non mi conoscevano inizialmente e piano piano, “Voglio anche io una canzone da Cutugno, anche io!” (sorride). E così si è sparsa la voce. Sai come ci chiamavano i francesi? “Gli italiani dei successi”, nei giornali. Con Pallavicini, grazie a lui, mi sono introdotto nella musica internazionale come compositore. Poi Mike Bongiorno mi ha fortemente voluto come cantante e autore in una sua trasmissione che ha fatto, Donna donna mia. Sei mesi dopo sono stato a Sanremo, l’ho vinto ed è iniziata la mia carriera di cantautore.

Oltre al successo in Francia c’è stato -e c’è- anche quello dei Paesi Baltici. Se in Francia eravate gli italiani dei successi, altrove eri stato soprannominato “The italian legend”.

Perché hanno sempre esagerato! Mi fa piacere ma sono uno che scrive canzoni con tanto, tanto amore ed emozioni. Certe canzoni arrivano al cuore della gente e questo è il più bel regalo. Ti racconto una cosa: quando io sono in aereo e vedo delle lucettine di case illuminate, penso “Chissà, magari in quell’appartamento laggiù in fondo, magari stanno ascoltando una mia canzone, si innamorano con una mia canzone”. Ecco, questo è il massimo della vita che voglio dai miei brani: far innamorare le persone. Oppure una storia che ho scritto che si identifichi in altre mille storie di uomini e donne. E’ questo quello che faccio. Poi… Legend, Maestro… ma che maestro! Io sono Toto e basta. Una volta a Mosca, c’è stata una conferenza stampa molto lunga e alcuni giornalisti mi hanno detto una cosa che mi ha lasciato un po’ così: “Sa che lei, Maestro, scrive delle canzoni con delle armonie di alcuni compositori sovietici che vivono in un certo tipo di quartiere?”. Addirittura!? (ride).

Parlando proprio del tuo pubblico, immagino che negli anni il rapporto sia rimasto costante e dalle lettere iniziali, siano sempre più le mail che ricevi o i messaggi di storie nate grazie alle tue canzoni o di ringraziamenti…

Devo dire che nei concerti che facciamo abbiamo un riscontro enorme, quando finisco a volte dico “Non è possibile, è un sogno”. A volte c’è un entusiasmo infinito, esagerato, ti fanno sentire proprio una parte del pubblico. Quello che trovo all’estero è fatto di giovani, meno giovani e anche anziano. E’ completo, forse le mie canzoni gli ispirano questo, non so. Quando finiamo un concerto di 2 ore, 2 ore e mezzo, vado in camerino stanco ma soddisfatto.

C’è, invece, una canzone tua, che hai inciso tu, a cui sei più legato?

Ce n’è una che non conosci sicuramente, che ho scritto per mio figlio quando è nato e che gli ho regalato quando ha fatto il 18esimo anno. Gliela faccio sentire ogni anni, quando è il suo compleanno. Si chiama “Com’è difficile essere uomini”. E’ quella a cui sono più affezionato. E poi la prima, il primo amore, Africa, che ha dato inizio alla mia carriera.

Oltre alla musica, nella tua carriera c’è stato anche spazio per il cinema ma, soprattutto, per la tv con programmi come Piacere Rai Uno. Ti manca un po’ la tv?

Sì. Il grande Boncompagni mi ha voluto a Domenica In, nell’87, insieme al grande Lino Banfi. E’ stata un’esperienza incredibile. Io me la facevo addosso (ride), piano piano è stata una terapia. Ho poi fatto i Fatti vostri, un’altra Domenica In con la Parietti. Sì, è stata una grande terapia per me, la televisione.

Come mai?

Non avevo, onestamente, una grande dialetti come presentatore. Io ero me stesso e quindi piaceva molto la mia semplicità nel dire le cose. Essendo un ruspante veniva fuori da me un po’ tutto ed era quello che piaceva a Boncompagni e al pubblico. Mi diceva di non preoccuparmi, di essere me stesso a basta.

A proposito di musica e tv, i talent show li segui? Ti piacerebbe essere giudice in qualche programma, visto anche il tuo carattere ruspante?

(Ride) Io, dicendo sempre quello che penso, se non un cantante non mi piace, glielo dico… Proprio oggi il mio manager, Danilo Mancuso, mi ha detto che devo andare a Kiev, in Ucraina, per due giorni, per fare il giudice speciale in un concorso che fanno lì. Non me l’hanno mai proposto, se dovessero farlo, vorrei capire che tipo di trasmissione è… non lo so, potrei anche farlo.

Ultima domanda: i fan si chiedono se c’è un progetto di inediti in arrivo, se uscirà un album prossimamente. C’è qualcosa che bolle in pentola?

Dieci anni che non esco fuori con un disco, quest’anno, a ottobre novembre, usciremo con un nuovo album. Prova a dire con quante canzoni? 19. Tutte inedite e stiamo finendo i mixaggi, penso siano pronti a fine luglio e ottobre e novembre dovrebbe uscire. Sono felicissimo perché faccio delle cose in francese, una anche in russo, due o tre in spagnolo. Sarà divertente.

Italia 1