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Enrico Papi a Blogo: “Sarabanda non è trash, né operazione nostalgia. Grazie ai social sono il nuovo della tv”

“La televisione continua ad essere occupata da gente che non si fa un giorno di vacanza. Grazie a Tale e quale ho preso la patente di showman. Dopo Sarabanda? Sono sul mercato…”

pubblicato 13 Giugno 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 09:01

L’Uomo Gatto, Valentina, Coccinella, Allegria, Tiramisù e la Professora. Ecco alcuni dei big del passato che sfideranno la nuova generazione di mostri in fatto di cultura musicale riusciti a superare la fase dei provini (trasmessa in un’apposita striscia alle 18.25) nelle tre puntate speciali di Sarabanda in onda in prime time su Italia 1 a partire da stasera, martedì 13 giugno 2017. Blogo ha intervistato il conduttore Enrico Papi, la cui Mooseca (che sarà sigla della trasmissione) su Youtube ha superato quota 9 milioni di visualizzazioni.

Quanto sei felice e carico per il ritorno di Sarabanda?

Contentissimo e carichissimo. È un momento particolare per me, dopo il successo di Mooseca (la Sony mi ha già chiesto un altro pezzo). Mi ritrovo nello studio dove nel 1997 ho fatto la prima puntata di Sarabanda. Ritrovo quasi tutte le stesse persone. La cosa che più mi eccita è che i ragazzi che mi conoscono sui social e per Mooseca potranno assistere a un programma divertentissimo e bellissimo. Per gli altri, che già conoscono Sarabanda, sarà l’occasione di vederlo in versione 3.0; rivedranno i campioni che però dovranno scontrarsi con le nuove leve.

I nuovi concorrenti sono all’altezza dei campioni storici?

Sì, sono bravissimi. Sono dei fenomeni.

Il ritorno di Sarabanda è una operazione nostalgia?

No, non lo è e non lo sarà. Andrà in diretta, ci saranno variazioni e adattamenti importanti, anche se il gioco rimane quello classico.

Sarabanda è trash?

No, non lo è e non lo è mai stata.

In palio c’è un montepremi per il vincitore?

No, alla fine si vince il titolo di campione dei campioni e un trofeo: il simbolo del nostro programma, il pulsantone. Copia unica.

Nel 2005 andò in onda il torneo dei Campioni di Sarabanda.

Sì, ma questa volta è un’altra cosa. Qui l’idea è che i nuovi concorrenti sfidano i campioni storici.

L’ultima puntata fu trasmessa il 30 gennaio 2004. Sarabanda chiuse per calo di ascolti?

No. Non fu chiuso per calo di ascolti. Andava benissimo, era un programma di grandissimo successo. Fu chiuso per altri motivi, che non sto qui a dire. Chi sa, sa. Non mi sembra il momento di fare polemica. Diciamo che il calo di ascolti fu provocato da decisioni prese sul programma.

Il programma fu riproposto nell’estate del 2009 su Canale 5 nella fascia preserale, con Teo Mammucari e Belén Rodríguez.

Forse pensavano che Sarabanda potesse condurla chiunque. Io non faccio solo il conduttore, Sarabanda è una mia creatura. Lo può fare chiunque, per carità, ma per la gente a casa Sarabanda sono io. Ma non perché io sia il più bravo: è come Valentino che fa un vestito; magari un altro fa un vestito rosso, ma non è quello di Valentino. Sarabanda non può condurlo chiunque.

All’epoca Mediaset non ti cercò?

No, e non protestai. Per me andava benissimo. Possono fare quello che vogliono. Se oggi dovesse succedere di nuovo, io registrerei un altro format, chiamandolo magari Mooseca.

Pensavo che all’epoca avessi chiesto quantomeno delle spiegazioni…

No, assolutamente no. Alla fine è il pubblico che decide se funzionano le cose o no, e ha deciso.

Pensi che Sarabanda possa tornare ad essere un appuntamento quotidiano di Italia 1 da settembre?

Intanto facciamo queste tre puntate. Poi io deciderò cosa fare. Sono aperto a qualsiasi proposta. Il mercato televisivo è in fermento ed io sono sul mercato. Ovviamente io a Mediaset mi sento a casa mia. Ma Enrico Papi con la musica non è solo Sarabanda, può essere qualsiasi cosa.

Dopo e oltre Sarabanda, dunque, ti vedi in tv con un gioco musicale?

No. Nel caso, per Sarabanda va fatto un riediting e un restyling. Io, che sono un pazzo visionario, ho già in mente come potrebbe essere Sarabanda del futuro. Vediamo dove, perché e quando. Non c’è fretta. E poi io comunque so condurre tante altre cose. È fondamentale che io mi diverta, perché così anche il pubblico si diverte.

Che ascolti si aspetta la rete per il ritorno di Sarabanda?

Gli ascolti sono molto importanti. Devo rispettare la media di rete, ma tutti ci aspettiamo grandi risultati. Per me la cosa più importante è che quelli che mi seguono sui social oggi possano apprezzarmi come conduttore/showman. Oggi io per loro rappresento il nuovo. I palinsesti sono occupati da anni dalle stesse persone, che non si schiodano, che non si prendono un weekend di vacanza. E il paradosso è che io rappresento una novità. Anche se in realtà io sono nuovo per il pubblico dei social che mi considera quello che canta Mooseca, quello che riempie le discoteche d’Italia. Io riempio le discoteche di tutta Italia.

Dunque, obiettivo media di rete. La quantifichiamo in un numero?

Lo sai che non la so? (intorno al 6% di share, Ndr)

Ok, insomma, l’aspettativa è mantenere la media di rete?

Queste sono le cose che si dicono sempre. Poi è ovvio che io spero di fare di più.

Quanto ti è servito partecipare a Tale e quale show?

Tantissimo. Mi ha dato una patente che non avevo, cioè dimostrare che posso essere anche uno showman. Ho dimostrato di saper ballare, cantare e imitare. E ha permesso di farmi conoscere televisivamente da quelli che mi seguivano solo sui social. L’imitazione di Rovazzi ha fatto 500 mila visualizzazioni online immediatamente.

A Sarabanda proporrai qualche imitazione, magari proprio quella di Rovazzi?

Sì, anche.

A te, che hai partecipato anche a Ballando con le stelle, chiedo: fare il concorrente nei reality è un passaggio ormai inevitabile per chi vuole condurre in tv?

No. È un modo per dimostrare che ti metti in gioco, che non sei solo quello che non si sposta dal suo camerino del suo grande show nel suo grande studio. Alcuni non lo fanno, pensano di essere i migliori e i più bravi. In realtà devi metterti in discussione sempre e devi dimostrare a chi ti guarda da casa che tu sei uno di loro, non la star. Lo devi fare non attraverso cose estreme come i reality, ma attraverso programmi come Ballando e Tale e quale.

Music Quiz, Furore e Bring The Noise. Il genere tv del game musicale è più vivo che mai?

Questi programmi non sono assolutamente game musicali. Sarabanda è l’unico vero game musicale. Quelli sono divertimento intorno alla musica.

Conosci Beat Shazam, il game show della Fox?

Sì, molto bene.

Ti è mai venuto in mente di fare una Sarabanda del tutto nuova a mo’ di Beat Shazam?

Certo. Io già ce l’ho l’idea, l’ho già scritta.

Prima di Tale e quale show dicesti che “oggi la televisione è occupata; c’è gente inchiodata là da anni“. Lo hai ribadito anche poco fa. Insomma, non è cambiata la situazione?

C’è gente che fa occupazione di palinsesto. Non se ne esce fuori. C’è gente che sta lì da anni, che non si prende un giorno di vacanza. C’è bisogno di un po’ di ricambio. Invece c’è gente che sta invecchiando in tv, è come un Grande Fratello Vip in televisione, è il vero Gf Vip.

Perché non fai nomi e cognomi?

Non c’è bisogno. Non lo dico per polemica, è una considerazione che faccio da telespettatore. Delle volte non posso vedere determinati programmi perché ci sono sempre le stesse persone. Io vorrei avere persone nuove. Il paradosso è che io oggi rappresenti il nuovo. Ma non è tanto un paradosso, perché io mi sono ricreato un personaggio attraverso i social.

Interessante. Però social e tv sono due mezzi diversi e replicare i numeri social in tv è impossibile.

Io non devo replicare i numeri dei social in tv. Mooseca ha fatto 9 milioni di visualizzazioni, non ho nessun interesse a replicare questi numeri in tv. Non cerco questo.

Basato su Name That Tune di proprietà di Prestige Entertainment Group e distribuito da Sky Vision, Sarabanda è un format prodotto da Endemol Shine Italy, scritto da Nicola De Feo, Pietro Gorini, Max Novaresi, Marco Pantaleo, Gian Luca Belardi, Alessandro Santucci. La regia è affidata a Sergio Colabona.