Home È uno sporco lavoro, su DMAX Chef Rubio ricorda il valore del 1° maggio

È uno sporco lavoro, su DMAX Chef Rubio ricorda il valore del 1° maggio

Dallo street food allo street job: Chef Rubio alla scoperta di mestieri misconosciuti e fondamentali che fanno ‘girare’ il nostro Paese.

pubblicato 1 Maggio 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 10:27

“È uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo” e questa volta tocca a Chef Rubio che si è messo sulle tracce di chi quei lavori li fa, tutti i giorni, senza riflettori, facendo della vita di persone comuni, talvolta fuori del comune, un racconto tv. Questo il succo di È uno sporco lavoro, il nuovo programma di Dmax (DTT, 52), al via simbolicamente questa sera, lunedì 1° maggio 2017, alle 21.10.

Una produzione originale, realizzata in 6 puntate da un’ora dalla Dry Media per Discovery Italia, che porta Rubio, e la sua sensibilità, ancora una volta in giro per l’Italia. Se con Unti e Bisunti scovava e sfidava i custodi della cucina popolare – in fondo altri lavoratori silenziosi e preziosi per la salvaguardia della tradizione gastronomica locale – assaggiandone i prodotti, questa volta Rubio assaggia vite e mestieri che nessuno vorrebbe fare. La marca gastronomica non si perde visto che in molti casi lo chef si ritrova tra allevatori e produzioni agricole e casearie.

Sei puntate, ma 12 diverse vite da (ri)vivere per Rubio che parte dalla Sardegna, raccontando il lavoro degli scaricatori di porto di Cagliari (l’esperienza più faticosa tra quelle vissute, come ha raccontato a Radio Capital) e degli allevatori di ovini. Altre tappe in Emilia Romagna dove prova a fare lo spazzacamino a Bologna e incontra Umberto e suo figlio, produttori di Parmigiano Reggiano; a Milano si ritrova con Mimmo tra i banchi del mercato del pesce, a raccogliere spazzatura con i netturbini in centro e a pulire i vetri dei grattacieli; in Trentino si unisce ai cavatori di porfido e tra i ‘disgaggiatori’, ovvero i tecnici arrampicatori che mettono in sicurezza le rocce di Limone sul Garda (quelli che, a suo dire, lo hanno stupito di più); si arriva anche in Costiera Amalfitana per la filiera della pesca e della colatura di alici, quindi si passa a disinfestare e derattizzare Napoli (attività che certo non gli invidio); si chiude in Veneto dove si cimenta con la manutenzione dei canali di Venezia e per la raccolta di esche vive, con ore di lavoro per un guadagno di pochi centesimi.

Un viaggio tra i lavori poco ‘fashion’, poco cult e nella maggior parte dei casi poco invidiati, che potrebbero restituire la tridimensionalità della fatica, anche nella bidimensionalità della tv. Per la terza dimensione confido in Rubio: la sua sensibilità, il suo sguardo non banale, la sua capacità di guardare oltre la superficie può essere un ottimo viatico per fare di questo racconto non un viaggio ‘naif’ e folkloristico, ma un’esplorazione del mondo del lavoro, senza retorica ma attraverso il pungolo dell’ironia.

 

Foto | @FrancescoMargutti Photomovie

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