Home Netflix The OA, l’indecifrabile serie tv di Netflix che cattura lo spettatore. In tutti i sensi.

The OA, l’indecifrabile serie tv di Netflix che cattura lo spettatore. In tutti i sensi.

The OA l’indecifrabile serie tv di Netflix in 8 episodi. Cos’è The OA?

pubblicato 19 Dicembre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 15:40

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“Cos’è The OA?”

E’ questa la domanda che a partire dalla scorsa settimana con il primo trailer e nel weekend pre-natalizio del 16 dicembre, ha percorso le bacheche Facebook, gli account Twitter e dei vari social media degli appassionati di serie tv di tutto il mondo. Partiamo dalle cose più semplici: The OA è una serie tv in 8 episodi prodotta e distribuita da Netflix in tutto il mondo, creata e interpretata da Brit Marling insieme a Zal Batmanji che ne ha diretto tutti gli episodi. Un’altra cosa facile da aggiungere su The OA è il cast: oltre a Brit Marling nel ruolo della protagonista troviamo volti noti come Jason Isaac, Scott Wilson, Alice Kring, Riz Ahmed, ma anche Emory Cohen, Phyllis Smith, Patrick Gibson e altri ancora.

Chiariti gli aspetti più semplici, torniamo al punto di partenza: “Cos’è The OA?”.

The OA è infatti una serie tv di cui si sa pochissimo, Netflix ha sempre rivelato molto poco della trama e solo raramente, dopo l’annuncio dell’ordine, sono uscite notizie relative agli attori coinvolti nel cast. Inoltre ne ha rivelato la data di uscita e il primo trailer meno di una settimana prima del rilascio globale del 16 dicembre. Essendo quasi impossibile rivelare la trama di The OA senza rovinarne la visione, Netflix ne ha trasformato il lancio in un’abile operazione comunicativa, lasciando che fosse la curiosità di siti, blog o semplici amanti della serialità a fare il resto.

The OA è quindi una serie tv possibile solo su Netflix o su un servizio di streaming simile, una serie tv figlia del tempo in cui viviamo, decisamente impensabile solo 5 anni fa. Perchè The OA è un prodotto fuori da ogni canone e da ogni schema. Non solo perchè indecifrabile o inspiegabile prima della sua visione, ma anche perchè è una serie tv in cui ogni puntata ha una durata diversa tra i 30 minuti della sesta, agli oltre 70 delle prime, rendendola così impossibile (o quasi) da inquadrare in una programmazione televisiva lineare. Una produzione che nella prima puntata ha i titoli di testa dopo circa 50 minuti. Inoltre The OA è una serie tv pensata per il binge watching, per una maratona di visione da completare nell’arco di pochi giorni, sarebbe stato impossibile pensare di seguirla per otto settimane con un episodio a settimana, probabilmente quasi tutti avremmo mollato prima.

“Ma quindi cos’è The OA?”

Grazie a tutto questo alone di mistero e curiosità, The OA nel giro di pochi giorni è diventata la serie di cui si parla tra appassionati, quella che va scovata e vista nel catalogo di Netflix. Per poi ritrovarsi poco meno di 8 ore dopo con la testa ancora più confusa di prima senza aver ben chiaro se si è appena visto un capolavoro o una “boiata pazzesca”, un piccolo cult per intenditori o una serie furba ma vuota.

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Al centro di The OA c’è una ragazza (Brit Marling) che torna dopo essere scomparsa da sette anni. Non sappiamo nulla di lei, dove è stata, da dove arriva, sappiamo che era cieca quando era scomparsa mentre ora ci vede, così come sulla sua schiena ci sono dei misteriosi segni di cui non conosciamo la provenienza. Mentre prova ad adattarsi a questo nuovo mondo la ragazza inizia a cercare conforto e supporto in un variegato gruppo di persone con le quali si riunisce in una vecchia casa abbandonata. Solo a loro inizierà a raccontare la sua storia, portando anche lo spettatore attraverso alcuni flashback all’interno del suo mondo. Un mondo che non si può raccontare, ma che va vissuto, fatto di immagini, suoni, atmosfere mistiche e claustrofobiche, miniere abbandonate e uno scienziato sui generis che prova ad indagare la vita oltre la morte.

Nell’epoca della peak tv, dell’invasione di serie tv provenienti dagli USA, The OA è una sorta di elemento disturbante, un troll che infastidisce il resto della programmazione e distoglie lo sguardo dello spettatore, catturandolo per otto ore per poi abbandonarlo senza alcuna rete di supporto. Solo allora il povero spettatore andrà in cerca di un procedurale lineare in cui scoprire il colpevole dopo i primi venti minuti o una comoda e confortevole comedy dalle risate pre-registrate. Tutto pur di superare l’esperienza vissuta con The OA. Perchè in fondo, trascorse queste otto ore, chi con fare ironico, qualcuno più infuriato, altri sconsolati, tutti si domanderanno “Cos’è The OA?”

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