Home Minoli contro la Rai: “Bignardi dirige Rai3 dopo aver chiuso un programma per bassi ascolti. Fazio vive delle sue spalle”

Minoli contro la Rai: “Bignardi dirige Rai3 dopo aver chiuso un programma per bassi ascolti. Fazio vive delle sue spalle”

Giovanni Minoli lancia i suoi ‘nuovi’ faccia a faccia su La7 sparando a zero sulla Rai e il Dg Antonio Campo Dall’Orto

pubblicato 9 Ottobre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 19:01

Giovanni Minoli ha deciso di cominciare il suo percorso su La7 – condurrà dei faccia a faccia di 35 minuti in stile Mixer “in uno spazio che attualmente ha uno share basso” – sparando a zero sulla concorrenza. In particolare sulla sua vecchia mamma Rai, che negli ultimi anni lo ha messo in panchina dopo la parentesi Educational.

Intervistato dal Quotidiano Libero, il nuovo acquisto di Cairo si scaglia soprattutto sulla scelta del Direttore della terza rete Rai:

“Non c’era un nome migliore di quello che è stato trovato per la terza rete? Io ne avrei trovati almeno cinque. Nulla di personale, ma in tutti i mestieri ci vuole la professionalità, che una volta si chiamava cursus honorum. Puoi mettere a dirigere la terza rete una persona che ha chiuso un programma per mancanza di ascolti? Per me sbagli e fai del male anche a lei. Soddisfi un’ambizione immediata, ma bruci lei e la tua forza di innovazione. Se devo considerare novità Politics non ci siamo: Giannini aveva perso per aver ereditato un programma al 15% e portato al 7%. Semprini ha fatto molto meno. Se poi uno crede in una cosa se ne frega degli ascolti”.

Per non parlare di Fabio Fazio:

“E’ bravo. Anche molto a nutrirsi delle sue spalle: Littizzetto, Saviano o Frassica che si porta dietro il successo di Don Matteo”.

Le sue critiche più polemiche vanno però al Dg Rai Antonio Campo dall’Orto:

“Penso che abbia trovato una situazione drammatica, da questo punto di vista ho molta comprensione per la sua mission impossible. Tuttavia, ha avuto il potere di prendere chi voleva e seguendo le professionalità scelte non si è orientato verso l’eccellenza. Ho l’impressione che, per quanto riguarda le nomine, la meritocrazia tanto predicata sia stata limitata. Renzi gli ha dato il potere assoluto, lui avrebbe dovuto interpretare il Paese e dare segnale della sua visione pluralista. Quando l’ho intervistato mi ha detto che la Rai il canone deve meritarselo. Non sono riuscito a farmi spiegare da lui perché debba essere considerato servizio pubblico il Tg1 e non quello di La7, le interviste di Annunziata e non quelle della Gruber, Conti e non Crozza. Mi ha dato l’impressione di essere una persona perbene, umile, ma ho avuto la sensazione che non sapesse dov’era. Mtv è una tv musicale americana che viene fornita a scatola chiusa. Anche il trascorso a La7 non è stato molto felice. L’esperienza di prodotto per lui è stata talmente piccola che forse non costruisce l’abilità professionale che ti consente di essere l’amministratore delegato unico della Rai. Che è il Paese”.

In compenso per Minoli oggi c’è solo un uomo illuminato, il suo attuale editore Urbano Cairo:

“Abbiamo parlato anni fa, ci siamo rivisti: penso che a lui piaccia ciò che faccio. Abbiamo trovato un accordo. La7 fa una scelta strategia ed economica. L’opera di costruzione di palinsesto è in evoluzione. La direzione è quella di voler partecipare con progetti di servizio pubblico a una quota di canone messa in gara fra pubblico e privato nell’interesse del cittadino. Forse così si alzerà il livello dell’offerta complessiva della tv più che rincorrere i prodotti standard del mercato globalizzato: quelli sono format della tv commerciale”.

A proposito di Mediaset “m’hanno cercato ma avevamo esigenze diverse”. Ecco come si definisce oggi Minoli:

“Uno che ha inventato e fatto molto, da Report fino a Mixer e Un posto al sole. Oggi non produciamo più perché compriamo dall’estero”.

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