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Containment, su Premium Action l’epidemia raccontata con gli occhi dei reclusi

Su Premium Action di Mediaset Premium Containment, serie tv che racconta la diffusione di un’epidemia ad Atlanta e la decisione di bloccare parte della città, con alcuni abitanti al suo interno, causando paure e minacce

pubblicato 15 Settembre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 20:13

Il tentativo di The Cw di proporre al pubblico qualcosa di più maturo si è trasformato in Containment, serie tv in onda da questa sera alle 21:15 su Premium Action di Mediaset Premium. Alla base dello show, infatti, c’è la diffusione di un pericoloso virus che rischia di mettere in pericolo la popolazione americana e che, per questo, richiede drastiche misure.

Ad Atlanta una dottoressa si ammala di un misterioso virus che la uccide in poche ore. I medici dell’ospedale pensano che il paziente zero sia un ragazzo siriano arrivato da pochi giorni in America ed a piede libero. Per recuperarlo, l’agente di polizia Lex Carnahan (David Gyasi) affida l’incarico all’amico e collega Jake Riley (Chris Wood). Ma il virus non sembra voler attendere: i casi di persone infettate aumentano, tant’è che l’ospedale viene messo in quarantena, così come una parte della città.

La decisione arriva dalla Dr.sa Sabrine Lommers (Claudia Black), che lavora per il Governo: nessuno potrà entrare nè uscire dalla zona. La quarantena riguarda anche l’insegnante Katie Frank (Kristen Gutoskie), che si trovava in ospedale insieme ad un gruppo di bambini per delle attività di volontariato; ma anche la giovane Teresa (Hanna Mangan-Lawrence), ragazza incinta che stava progettando di scappare di casa con il fidanzato Xander Paulson (Demetrius Bridges) e Jana (Christina Moses), ragazza di Lex.

Quando il Governo si rende conto che l’epidemia potrebbe espandersi rapidamente in tutta la città, con conseguenze drammatiche, la decisione è quella di chiudere tutta la zona a rischio, istituendo un cordone sanitario, da cui è impossibile uscire o entrare: Lex, la Lommers ed il giornalista Leo Green (Trevor St. John) si trovano fuori, mentre Jana, Katie, Jake e Teresa all’interno.

Le dinamiche sono quelle di un qualsiasi film o serie tv che abbia già affrontano il tema (post-apocalittico o meno) del terrore provocato da un’epidemia che rischia di decimare la popolazione: al tentativo di trovare una cura si affianca la paura di chi è in quarantena, con la formazione di alleanze e nuovi pericoli che mettono a rischio l’incolumità di tutti all’interno del cordone.

Remake della serie belga Corden, Containment cerca in tutti i modi di non strizzare l’occhio al pubblico giovane del network, assicurando momenti drammatici e puntando sulla tensione della trama: detto questo, la serie tv non offre nulla di nuovo, e cerca di avvicinare il pubblico con una serie di dinamiche personali tra i personaggi scontate ma utili a distrarlo dalla storyline principale.

Lo scopo dello show è di raccontare il caos che si viene a creare laddove non c’è via di fuga (cosa che ci è stata raccontata, di recente, da Under the Dome) ed il comportamento delle persone di fronte ad una minaccia sconosciuta. Neanche l’ipotesi iniziale che il virus possa essere legato al bioterrorismo viene sfruttata: il telefilm avrebbe rischiato di diventare troppo “politico”, preferendo soffermarsi sulle conseguenze sulle persone. The Cw si è presa un rischio, e forse anche per questo ha annunciato Containment come miniserie: la sua cancellazione non è stata quindi una sorpresa, sebbene la serie si concluda senza chiudere tutte le sottotrame, e recintando così un’eventuale seconda stagione.

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