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Gomorra 3, Marco D’Amore: “Ciro è già morto”. Il cast: “Serie catartica, non spinge all’emulazione”

Conferenza stampa per il cast di Gomorra – La Serie al Giffoni 2016.

pubblicato 17 Luglio 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 22:26

Tutti in attesa delle anticipazioni di Gomorra La Serie 3, sul set in autunno. Occhi puntati su Marco D’Amore, già protagonista di una masterclass con Francesco Ghiaccio su Un Posto Sicuro e oggi arrivato a Giffoni per raccontare il suo personaggio e per incontrare i compagni di avventure.

Dopo Salvatore Conte e Don Pietro Savastano è possibile che l’Immortale Ciro possa lasciare la serie? D’Amore non esclude nulla, anche se afferma di non aver ancora dato nessuno sguardo alla sceneggiatura:

“Gomorra è un campo minato; è un progetto così ampio che va oltre i suoi personaggi. È un racconto epico, perfetto per Napoli. Per Ciro, però, l’Immortalità è una condanna: lui è già morto dentro, prima con l’omicidio della moglie e poi con la morte della figlia”

spiega Marco D’Amore che nell’incontro con i ragazzi ha anche dichiarato che non ama parlare del suo lavoro sull’attore.

“Come sono riuscito a girare le ultime scene della seconda stagione? Non so cosa voglia dire perdere un figlio e a dir la verità non mi piace spiegare di come cerco le emozioni. E’ un lavoro molto intimo. Per quella scena ho deciso di farmi crescere i capelli, che non ho, ho deciso di tornare da solo sulla tomba di Imma, dove avremmo girato la scena, ho pensato magari a dettagli banali. Lavoriamo su corde invisibili che fanno parte della nostra intimità. Voi spettatori dovete godere del risultato e non devi sapere cosa c’è dietro”.

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Ai ragazzi delle giurie D’Amore racconta anche un risvolto inedito del suo personaggio, che fa parte della sua ‘bibbia’, ovvero della costruzione del pregresso dei ‘caratteri’:

“C’è un’immagine di Ciro che nessuno ha mai visto e che lo segna profondamente: è lui, a 10 anni, sotto un tavolo, che chiama mamma e papà mentre tutto intorno a lui trema. E’ il 1980, è il terremoto che ha devastato il Sud e lui ancora non sa che i suoi genitori sono morti. E’ in orfanotrofio che inizia la sua formazione criminale. Lì farà amicizia con Attilio e con altri che lo accompagneranno anni successivi”.

Ha paura di restare ingabbiato nel ruolo?

“Ciascuno di noi è devoto al proprio personaggio. Sono dei veri abissi, non finiscono mai di offrire qualcosa” ribadisce D’Amore. “Il rischio può venire più dai meccanismi dell’industria cinematografica e siete proprio voi che potete sovvertire le logiche del mercato. Pretendete dagli attori serietà, rigore, qualità: nel nostro paese c’è chi fa del nostro mestiere solo una mostra di vanità, alimentata da anni di prodotti medio-bassi che hanno finito per portare il pubblico a identificare ruoli e attori”.

E’ la scrittura che guida l’evoluzione dei personaggi, o la loro involuzione, come spiega anche Salvatore Esposito, che per Genny non parla di crescita ma di “involuzione morale, di una caduta nell’abisso” dettata da quel veleno che gli è stato iniettato prima dai genitori e poi da Ciro. “E’ diventato esattamente quello che volevano i genitori” dice Esposito, che ha così completato l’arco narrativo dell’uccisione, non solo metaforica, del padre.

Quale sarà la destinazione di Gomorra?Lo decideranno gli sceneggiatori” dice Cristina Donadio, che già aveva parlato della ‘vendetta’ di Scianel in una precedente intervista. Anche lei ha un racconto inedito del suo personaggio, una donna che deve lottare in un mondo di boss.

“Le donne, se vogliono, possono essere più cattive degli uomini. Ma lei ha una filosofia di vita riassunta in una frase che non ha mai detto in scena: ‘Pure quando hai capito tutto fai finta di non capire niente, e poi agisci’. E’ la sua strategia in un mondo di squali”.

Eppure Scianèl ha catturato l’attenzione del pubblico per la famosa scena del vibratore:

“Stupisce che abbia colpito proprio quella e non, magari, quella in cui spara nelle parti intime dell’autista, amante della nuora, o quella in cui fa uccidere ‘O Track mentre gioca col cellulare. E poi nel 2016 una donna non può avere in casa un oggetto per fare quello che le pare?”

dice l’attrice ai giornalisti, scatenando l’applauso della sala.

Ma l’Italia è questa” gli ha fatto eco Salvatore Esposito già al mattino, nel Meet the Stars che ha aperto il Gomorra Day:

“In Italia fa notizia il vibratore di Scianel, non che Gomorra porti un indotto di 16-18 milioni di euro sul territorio”.

Eppure proprio in Campania sono molti quelli che si son schierati contro la serie:

“Gomorra è una cassa di risonanza molto comoda, usata anche da politici che ne hanno approfittato per far campagna elettorale, anche dicendo di aver negato il permesso per riprese che non erano mai state richieste”

ha ricordato Esposito.

“Le telecamere di Gomorra sono impietose: dietro le nostre facce non ci sono scenografie. Se il sindaco di Afragola dice di no alle riprese alle Salicelle è perché sa che fanno schifo. Dovrebbe poi spiegare come si fa a far vivere i propri concittadini in quella maniera – precisa D’Amore – La vera domanda è come è possibile che quello che raccontiamo avvenga a 2 km da una metropoli europea. Cosa c’è davvero dietro? Forse un potere più pulito, magari in giacca e cravatta, che fa più paura delle pistole”

ha aggiunto prima di ricordare con un applauso le vittime di Corato, da cui proviene una delle ragazze del pubblico.

“Solo nel Sud Italia dimenticato da tutti può succedere quello che è successo a Corato! E’ una vergogna! Questo è anche quel Paese in cui un ragazzo di 26 anni scrive un libro e finisce per avere più detrattori di quelli di cui racconta”

aggiunge D’Amore, citando così Roberto Saviano, cui si deve l’idea del libro da cui son derivati film e serie.

“Quelli che si indignano per Gomorra magari sono gli stessi che non raccontano quello che hanno visto al parco Verde di Caivano dove è morta la piccola Fortuna”

aggiunge De Caro.

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Le polemiche, in fondo, sono dettate anche da una scarsa abitudine del pubblico italiano, soprattutto generalista, a prodotti dal taglio anglosassone come questo, che ha finito per scatenare polemiche e accuse di emulazione: “Gomorra esiste perché esiste la camorra” ribadisce la Donadio; “Se è attratto dai pipistrelli, magari vede Batman e si butta giù da un palazzo, ma questo non ci può privare di una storia come quella” dice Palvetti; “Gomorra non crea falsi miti, ma ha una funzione catartica: conoscere il male ci porta a evitarlo” afferma Cristiana Dell’Anna

Io ho amato la serie e vi ho odiato” ha detto un ragazzo rivolgendosi al cast, quasi ‘interdetto.

“Il lavoro dell’attore non è far amare il personaggio, è rispettarlo”

dice Palvetti. Lo segue a ruota la Donadio:

“Guai per un attore ammiccare al personaggio. Se ci amate è perché siamo stati bravi a rappresentarne l’orrore. Voi amate noi non loro. Non siamo simboli: non dovete fare un selfie con Scianel, lei non se lo merita. Considerateci dei fumetti”.

Foto di apertura | Getty Images

Foto | Flickr Giffoni 2016

Giffoni 2016 | Gomorra – La serie | Diretta Conferenza stampa

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Il cast di Gomorra La Serie arriva a Giffoni per incontrare stampa e ragazzi. Seguiamo l’affollatissima conferenza in diretta dalla Cittadella. Per Marco D’Amore, Salvatore Esposito, Marco Palvetti, Fabio De Caro, Cristina Donadio, Cristiana Dell’Anna, Carmine Monaco hanno incontrato in tarda mattinata un cinema pieno di fans e si preparano a sottoporsi al fuoco di fila delle domande dei ragazzi.

C’è già chi ha chiesto loro se hanno paura di restare bloccati in questi personaggi.

“Ciascuno di noi è devoto al proprio personaggio. Sono dei veri abissi, non finiscono mai di offrire qualcosa”
ha precisato D’Amore, il più deciso e diretto nel rispondere e affrontare anche gli argomenti più scomodi.

Esposito dal canto suo ci tiene a sottolineare che quella del suo personaggio non è una crescita:

“Gennaro non cresce, regredisce. La sua è una involuzione morale che per un attore rappresenta una sfida bellissima. Genny, infettato dal veleno della famiglia, è diventato proprio quello che i genitori avrebbero voluto”.

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