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Chef Rubio a Blogo: “Unti e Bisunti Il Film un’evoluzione dopo la trilogia. Il format con Costantino? Disponibile a nuove tappe”

Gabriele Rubini tra i progetti tv, l’avventura alle Paralimpiadi 2016 e le sue nuove ricette LIS.

pubblicato 29 Giugno 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 23:03

Chef Rubio è un cavallo di razza, ma non è una novità: chi lo segue in tv avrà avuto modo di apprezzarne lo stile coinvolgente e l’ironia brillante, ma chi ne conosce le mille attività ‘extra televisiva’ sa bene anche come la sua vorace curiosità e la sua personale ricerca della ‘felicità’ lo porti a impegnarsi in mille progetti, tra parodie social e collaborazioni sociali, eventi sportivi e ricerche culinarie in giro per il mondo.

Un globetrotter delle esperienze, un nomade, come ama definirsi, che proprio oggi, 29 giugno 2016 (giorno anche del suo compleanno), porta in tv un nuovo format, Il Ricco e il Povero, in onda in prima serata su DMAX e che seguiremo live su TvBlog. Un viaggio a Marrakech con Costantino della Gherardesca per una particolare esplorazione dei luoghi da due diversi punti di vista, apparentemente opposti, che porteranno alla scoperta di un luogo dalle mille sfaccettature.

E partiamo proprio da questa nuova avventura nella nostra chiacchierata con Rubio/Gabriele Rubini.

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Questo Il Ricco e il Povero con Costantino sembra quasi un tuo personale Pechino Express…

Sì, guarda, me lo sono fatto fare  personalizzato  da Costa. (Ride) No, piuttosto è un modo di raccontare una città attraverso lo sguardo di due protagonisti, spesso agli antipodi, ma su molte cose d’accordo. Due modi di vivere una citta e le sue offerte, magari le stesse, però nelle versioni 5 stelle e stalle.

Insomma, un po’ un confronto tra Guide du Routard e Guida Michelin?

L’obiettivo, però, non è quello di accentuare le differenze tra estrema povertà e lusso sfrenato ma dimostrare che si può godere di tutto, a seconda delle proprie possibilità, in maniera magari più vera per chi la visita ‘dal basso’. A Marrakech, per dire, la cura che ti riservano nell’hammam è in fondo la stessa, sia che tu vada in un luogo a cinque stelle che in uno di rango inferiore: spesso quello che cambia è solo lo sguardo del viaggiatore, condizionato dal pregiudizio. Magari si pensa che sia buono solo il cibo di strada o che invece valga la pena solo viaggiare nel lusso. Attraverso il doppio occhio si ha però un’idea a tutto tondo della città protagonista.

 

Chi ha avuto l’idea di mettervi insieme?

Guarda, noi ci conoscevamo di vista ma non avevamo mai pensato di fare un programma insieme. L’intuizione sul format é di Magnolia, che ha intravisto in noi una buona sinergia e ci ha messo alla prova con questa esperienza in Marocco.

Ma non è che in fondo siete più simili di quanto non sembri?

Beh, ci accomuna la curiosità, ci unisce ‘il viaggio’. Possiamo sembrare diversi, ma entrambi viaggiamo e questo ci avvicina. Siamo complementari.

Che partner è stato Costantino?

Costantino è stato un ottimo compagno di viaggio e soprattutto un gran professionista: è stato bello vederlo lavorare.

 

Dopo Marrakech dove vi vedremo?

Questa è una puntata speciale. Una prima tappa. Se il programma piacerà e ce ne saranno altre, io sarei più che felice di partecipare.

Nel frattempo, invece, continua il progetto delle ricette in LIS, la lingua italiana dei Segni. Dopo il pilot dello scorso anno hai realizzato altre quattro ricette, tutte di primi pubblicate su Repubblica.it, realizzate in collaborazione con l’Istituto Statale Sordi di Roma (ISSR).

Sì, finora sono stati pubblicate le ricette dei Bucatini alla Amatriciana, della Lasagne al Pesto,  proprio oggi vedrete pubblicate le Mezze Maniche alla Carbonara. La quarta e ultima di questo ciclo di primi è la ricetta del Risotto ai Funghi. Al mio fianco c’è la mia insegnante LIS, Deborah Donadio nel panni di Sous Chef, C’è un doppio obiettivo in questo progetto: da una parte la cucina dev’essere accessibile a tutti e poi è un modo per sostenere la campagna per il riconoscimento della LIS come lingua ufficiale.

 

Ma dopo questi quattro primi arriverà il momento dei secondi. Già scelte le ricette?

Guarda, se qualcuno mi dà una mano a produrre sono contento. Son tutte autoprodotte, realizzate con la collaborazione con Circus e il sostegno di Peroni, Excelsa e Farm 65, e costano. D’altra parte se le cose non te le fai da solo…

Devo dire che sono anche molto ben fatte. Alla fine lo sguardo resta uno dei principali mezzi di comunicazione, al netto dei codici linguistici.

Io le ho scritte come le volevo, poi sono stati i ragazzi di CromaZoo a metterle in immagini.

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Quindi lanciamo un appello: cerchiamo produttori per le ricette LIS. Ma giusto per non annoiarci adesso ti dai ai film con Unti e Bisunti – The Movie. Cosa dobbiamo aspettarci da questa pellicola?

Beh, intanto chiariamo è un formato film che nasce per la tv. E’ un regalo per chi ci ha seguito per anni e che aspettava qualcos’altro e continua e supera il percorso dopo la trilogia di Unti ma con una marcia in più.

La notizia certo non farà felici i fans. Però lo capisco: siete partiti quasi come un cooking game, con le sfide in città, avete proseguito come una vera e propria serie tv e siete arrivati al film. Difficile trovare formule poi altrettanto convincenti…

Esatto: per questo è sempre importante evolversi. Però mi sembrava doveroso restituire qualcosa a chi ci ha seguito. Da qui questa favola magica… Va in onda sotto Natale quindi l’atmosfera è quella della favola: piacerà agli affezionati e ai neofiti.

Ah, chissà perché pensavo a qualcosa tra Easy Rider e Ritorno al Futuro…

MA MAGARI!! Fa ‘na cosa, cerca de sposatte con un produttore e poi diglie che te so’ simpatico (la risata da tutte e due le parti scatta in automatico).

State girando? 

Sì, abbiamo appena iniziato. Siamo partiti proprio dalla provincia di Napoli…

Del resto il Pilot di Unti e Bisunti fu fatto proprio a Napoli…

Già. Intanto avrò l’estate piena, non solo per le riprese.

Beh, a settembre voli a Rio come resident chef di Casa Italia alle Paralimpiadi 2016. Un altro tassello nella tua poliedrica attività tra cucina, social e tv. Cosa stai preparando per Rio e cosa porterai da Rio? Non è che torni con un “Te lo do io il Brasile” versione Rubio?

No, purtroppo no, anche perché sarò impegnato 24h ai fornelli per 15 giorni. Di certo però mi porterò una videocamera, le macchine fotografiche e farò dei contenuti per il mio sito. Con le foto, invece, penso a un racconto che possa diventare una mostra. Ma la prima cosa, la cosa più importante, è servire i ragazzi, gli atleti.

Beh, devo dirti che vederti ‘tra i preti’ alla presentazione della missione Paralimpiadi mi ha fatto un po’ specie. Vieni sempre dipinto come il ‘Diavolo’ barbuto e tatuato, soprattutto dai detrattori…

Sì, ma è una missione laica. Ho preteso lo fosse, altrimenti non avrei partecipato. Che poi ci siano esponenti del clero mi cambia poco: l’importante è l’obiettivo, lasciare un contributo che possa giovare alla struttura che ci ha ospitato che stanno costruendo lì ai ragazzi della Rocinha, una delle 700 favelas di Rio.

Bell’esempio di integrazione e di progettazione sociale. Ma a proposito di social e di integrazione, o meglio di non integrazione, tra i tuoi tanti progetti per il web (penso anche al recente Lo Chiamavano Chef Rubio) hai mai pensato a una ‘campagna di mediazione’ tra vegani e carnivori? Scherzi a parte, sei uno dei target preferiti per gli integralisti dell’alimentazione…

No, non faccio da cassa da risonanza a persone che ritengo superflue. Io sono per la pacifica convivenza e per il rispetto, per il dialogo tra persone che prima di parlare si documentano. L’ignoranza non mi interessa.

 

Tanti progetti in pentola, tante attività in corso, ma cosa manca nella vita di Gabriele?

Manca un po’ di pace e un cane. Ne ho sempre avuti, ma la mia vita frenetica mi ha impedito di averne negli ultimi anni. Se dovessi rallentare un po’ i ritmi lo prenderei, anche perché io non sono fatto per le relazioni. Son nomade, è vero, per cui me lo porterei sempre dietro. Poi mi piacerebbe scrivere, mi piacerebbe mettermi dietro la macchina da presa… Per ora, però, ho tante cose da fare. Appena avrò un po’ di tempo…