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Fulvio Benelli risarcito da Mediaset. Striscia la notizia puntualizza

L’ex inviato di Quinta Colonna risarcito da Mediaset.

pubblicato 13 Maggio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 00:58

Riceviamo dall’Ufficio Stampa di Stricia la notizia e pubblichiamo

Caro Tvblog,

Striscia non è stata affatto sconfitta da Fulvio Benelli. Anzi, le due richieste di rettifica presentate da Benelli all’Agcom e al Tribunale Civile di Roma sono state ambedue respinte (rispettivamente in data 28 luglio 2015 e 11 gennaio 2016). Una perché non sussistono i presupposti per la rettifica, e l’altra perché: «Si tratta di fatti inequivocabilmente rispondenti a verità», tanto che Benelli è stato condannato a pagare le spese di giudizio.

È possibile che nella querelle tra Fulvio Benelli e Mediaset sia stato raggiunto un accordo per tutto quello che riguarda gli aspetti del diritto del lavoro. Non cambia nulla, invece, per quanto riguarda i due servizi realizzati da Benelli e segnalati da Striscia. Come verrà ribadito questa sera in trasmissione, sia “l’islamista radicale” che commentava il massacro di 147 cristiani in Kenia dicendo: «Sono d’accordo che fanno sterminio, se ammazzano tutti non mi frega un …» sia il “il ladro d’auto” erano interpretati dalla stessa persona, cioè il rom Lolo Levak, che il tg satirico di Antonio Ricci aveva definito «rom polivalente».

Insomma un’altra taroccata di Benelli con lo spudorato sostegno de Il Tempo.

Fulvio Benelli risarcito da Mediaset: “La vicenda si è conclusa, hanno rivisto la loro posizione iniziale”

Ricordate lo ‘scandalo Fulvio Benelli‘? La vicenda fece discutere, ora sembra archiviata. Ma andiamo con ordine. Precisamente un anno fa l’inviato di Striscia la notizia Moreno Morello dette la parola a Lolo Levak, protagonista di due servizi realizzati dal giornalista sopracitato: il rom sosteneva di essere stato pagato per entrambi i servizi e ammetteva di aver ricevuto alcuni “suggerimenti” dal giornalista su cosa dire per rendere più accattivante il servizio. A questo seguì una dura presa di posizione da parte di Mediaset: “Da oggi abbiamo interrotto ogni rapporto professionale e valuteremo le opportune iniziative legali nei confronti del giornalista Fulvio Benelli, responsabile dei due servizi ‘Truffatore rom: così rubo le macchine agli italiani’ e ‘Sono d’accordo se fanno lo sterminio’ andati in onda rispettivamente su Quinta Colonna (27 aprile 2015) e su Dalla Vostra Parte (3 aprile 2015)”.

Oggi, un anno dopo, il quotidiano Il Tempo fa sapere che “nei corridoi di Mediaset comincia a circolare la voce che il giornalista sia stato risarcito”. E’ così? Benelli lo fa capire: “Non posso parlare di questa vicenda, sono vincolato alla riservatezza […] La vicenda si è conclusa in maniera soddisfacente. Sia per me che per Mediaset. La cosa che più mi interessa è che Mediaset abbia rivisto la sua posizione iniziale. Dopo avermi licenziato avevano minacciato addirittura una causa per danni. E invece…”.

L’accusatore, il rom intervistato da Striscia, è sparito:

“Questa è un’altra vicenda interessante. Io l’ho citato per diffamazione. Doveva venire a dimostrare la sua accusa in tribunale. Non si è mai presentato. Cioè, io ho subito un processo mediatico senza che ci fosse nei miei confronti alcuna inchiesta da parte della magistratura, né successivi interventi da parte dell’ordine dei giornalisti (che peraltro io stesso avevo esplicitamente richiesto). L’unica accusa era e rimarrà quella di un pluripregiudicato raccolta da un attore, non giornalista, che lavora per una trasmissione satirica. E il pluripregiudicato, dopo aver ‘tirato il sasso’, è scomparso”.

Lontano dalla tv, Benelli ha studiato: “La vicenda è alle spalle, spero solo che più nessuno debba passare una cosa così. Sarebbe una conquista di civiltà [..] Mi sono concentrato sul tema della diffamazione in Italia. Perché ho toccato con mano che il sistema non funziona. A me, ad esempio, non è stata data alcuna possibilità di rettificare. Senza contare che, a differenza di ciò che succede negli Usa, i risarcimenti vengono calcolati sul patrimonio del diffamato, che magari è il precario che lavora per poco, e non su quello del diffamante, spesso i colossi della tv. Quello di cui non ci si rende conto è che in alcuni casi c’è chi è arrivato a togliersi la vita […] Il problema è l’informazione-spettacolo che getta fango e spesso non verifica a sufficienza. Un po’ come la mia storia: era bella da raccontare a patto che io non dicessi la mia”.

Benelli, ora, tornerà a lavorare in tv?

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