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Francesco Facchinetti a Blogo: “Eccezionale Veramente, gli influencer/trendsetter e i social di Simona Ventura”

Francesco Facchinetti parla di Eccezionale Veramente, Ciao Darwin, ‘influencer’ e tv legata ai social (di Simona Ventura e Alessia Reato). Intervista.

pubblicato 5 Maggio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 01:22

Ha appena compiuto 36 anni, Francesco Facchinetti, e il manager-imprenditore-conduttore-(xxx) festeggia con un doppio appuntamento televisivo. Questa sera, giovedì 5 maggio, sarà l’ospite d’eccezione in qualità di quarto giurato ad Eccezionale veramente, il talent comico in onda su La 7 e condotto da Gabriele Cirilli. Domani sera, poi, rappresenterà la categoria ‘virtuale’ di Ciao Darwin: chi meglio di lui, dunque, poteva raccontarci il mondo dei cosìdetti ‘influencer’?

Francesco, partiamo da Eccezionale Veramente. Stasera affiancherai Selvaggia Lucarelli, Paolo Ruffini e Diego Abatantuono su La 7 (ore 21.10).

“E’ stato divertente. Mi son trovato al fianco di amici. Selvaggia è una persona con cui lavoro e che stimo tanto, ho avuto la fortuna di girare un film con Abatantuono, Paolini Ruffini è una persona che conosco bene. Conosco il produttore della Colorado, ho un bel rapporto con Maurizio Totti: ho lavorato su tanti film sia come co-produttore, attore o agente di talenti”.

Hai già fatto il giudice a The Voice, qui è tutto un altro contesto.

“Non sono un giudice, non sono nelle condizioni di poter giudicare qualcuno. Il mio atteggiamento è sempre quello di una persona che, davanti ad una stand-up o ad una canzone, dà il suo parere personale, non la verità assoluta. Io sono un fruitore malato di comicità e stand-up comici”.

Cosa ti fa ridere?

“Sono cresciuto con Eddie Murhpy e guardando il film Nudo e crudo, il primo film a stand-up. Sono due ore di una roba folle, lì è cambiato il modo di fare comicità. Poi sono arrivati Ben Stiller, Jim Carrey e tutti gli italiani. Darò delle opinioni da fruitore, non da giudice”.

Non sei un giudice ma un talent scout, anche di comici. Quasi tutti arrivano dal web…

“E’ l’unico talento che ho. Non ho mai avuto talento come conduttore, non ho mai avuto talento come cantante. L’unico talento che ho è la lungimiranza. E soprattutto, grazie ai miei anni vissuti nel mondo dello spettacolo, ho avuto accesso a quei posti dove si decidono cose”.

In giuria a Eccezionale veramente c’è anche Selvaggia Lucarelli, appunto. Lei è una tua creatura..

“A me piace Selvaggia alla follia. E sai perché? Non tira mai indietro la gamba, è un’attaccante di sfondamento. È una cosa unica e quindi preziosa”.

Newco è l’agenzia fondata con Niccolò Vecchiotti. Avete creato un impero.

“La parola impero è esagerata. Mi son trovato nel posto giusto, al momento giusto, a fare la cosa giusta. E ho capito che il web sarebbe stata la palestra per tutti i nuovi talenti: attori, presentatori, cantanti, scrittori, pittori, cuochi, fashion blogger, esperti di auto… qualsiasi. Nel 2007, quando nessuno pensava questo e Facebook non aveva ancora preso piede in Italia, ho cominciato a cercare i talenti sul web. Partendo dal primo ragazzo, Frank Matano, fino all’ultimo ragazzo entrato nella nostra agenzia, un ragazzo giapponese di 18 anni che suona la chitarra. La NewCo Management è diventata l’unica agenzia con solo talenti web-nativi presente in tutti i continenti. Siamo Europa, America del Nord e Sud, Asia. I nostri influencer italiani, soprattutto quelli legati al fashion, erano già presenti su piattaforma mondiale e ci hanno permesso di andare alla scoperta di altri Paesi”.

Ultimamente si è parlato molto di influencer. Ma chi sono questi ‘influencer’? Tu li conosci meglio di chiunque altro.

“Bisogna fare una distinzione. Chiunque, chi più e chi meno, può essere un influencer: alcune community sono composte da dieci persone, altre da centomila, altre ancora da cinque milioni. Anche un barista può essere un influencer per i suoi clienti. E poi ci sono i trendsetter, ovvero persone capaci di creare un trend. Si può creare tendenza nel mondo delle automobili, del fashion, del benessere, dei libri, della televisione. C’è una profonda differenza fra queste due categorie. Io vorrei parlare di trendsetter, un influencer non crea né tendenza né il ‘buzz’ (chiacchiericcio, ndr). Selvaggia è la massima espressione di trendsetter in Italia. Che ti piaccia o no, è una che quando scrive scatena un sentimento”.

A noi interessa il rapporto fra i trendsetter e la televisione.

“Quando un programma televisivo si approccia ai trendsetter dovrebbe stare attento. Cosa accade? I responsabili dei programmi televisivi, il 99% delle volte, non sanno analizzare la rete e pensano che il numerino dei retweet o dei like sia direttamente proporzionale al successo del programma. Ma non è così. Il retweet non è sinonimo di buon ‘sentiment’. I programmi dovrebbero scegliere persone in target con il proprio programma, altrimenti buttano solo via soldi: gli utenti, in quel caso, retwittano, ma non nei confronti del programma, non gliene frega niente del programma ma lo fanno solo perché gli piace il trendsetter. Questo è un atteggiamento sbagliato, cosa ci guadagna la produzione televisiva? Niente”.

Le produzioni televisive, comunque, pagano per twittare?

“La visione, in questi termini, è sbagliata. Quando decidi di pubblicizzare qualcosa, lo puoi fare in diversi modi. Puoi acquistare uno spazio sulla carta stampata, in televisione, in radio o sul web. All’interno di ogni mezzo di comunicazione si può scegliere fra modalità diversi: c’è la tabellare, c’è il progetto speciale, il product placement, la citazione, il branded content. All’interno del mondo di internet esiste anche quello che si chiama endorsement (approvazione, ndr). E’ sbagliato dire ‘Quelli hanno pagato qualcuno per parlare bene del proprio programma’”.

In sostanza, però, funziona così: pagano per parlare bene del proprio programma. O no?

“C’è una differenza. Esiste un’etica. La mia struttura è più grossa di tutte le altre in Italia ma non perché sono più bravo degli altri e neppure perché ho i talenti più bravi o forti. Noi abbiamo un’etica professionale e ci sono delle regole. Nessun trendsetter che lavora con me può parlare di qualcosa che: a) non gli piace, b) non c’entra con lui. E’ una regola fondamentale quando ci si approccia ad un endorsement di qualsiasi tipo – televisivo, editoriale, musicale”.

Le cifre, comunque, sono quelle raccontate dalla nostra influencer?

“Dipende da cosa si tratta. Faccio un paragone. Costa di più comprare una pagina sul Corriere della Sera o in Metro? La prima. Quindi se il trendsetter è il Corriere della Sera, costerà di più del trendsetter che è un giornale più piccolo. Ma ripeto: il 99% delle volte questi soldi sono buttati. Non serve perché viene fatto male. Vuoi un altro esempio?”.

Prego.

“E’ sbagliato mettere un ragazzo di 18 anni ad ‘endorsare’ un programma con un target over 60. O viceversa”.

Sono d’accordo. A proposito: ho curiosato spesso il profilo de iPantellas, talenti di circa ventanni che appartengono alla tua scuderia. Twittano molto sulla tv, anche programmi ‘over 60’ del sabato sera di Rai 1.

“La mia agenzia ha un metodo per il mondo di Twitter, il social dove funziona l’espressione breve. Per aumentare engagement, al di là del prendere soldi o meno, bisogna andare a cavallo dei programmi cult o degli eventi… che sia Sanremo o Valentino Rossi. Chiedo a tutti i nostri talenti di cavalcare quello che è l’evento. Lo fanno a prescindere dal pagamento. Dopodiché, noi cerchiamo di essere a fuoco con le nostre due regole: l’interesse da parte del personaggio ed un minimo di target di riferimento”.

Si è creato un business?

“E’ una roba anarchica, è esagerato chiamarlo business. Ricordiamoci che siamo in Italia, il mondo di internet è legato a 60 milioni di persone. Internet, per me, deve continuare ad essere la casa dei talenti web-nativi, la loro palestra. Emis Killa è partito da MySpace e guarda dove è arrivato. Nesli è nato da internet, abbiamo fatto un percorso per andare in prima posizione in classifica. E con Frank Matano siamo partiti per fare un grande incasso al cinema o fare Italia’s got talent. Io cerco di far fare un percorso alle persone con cui lavoro, bisogna avere delle regole per diventare qualcosa”.

La tua società ha gestito le attività social di Simona Ventura e Alessia Reato per L’Isola dei famosi. Anche quello è un caso di influencer (o trendsetter) legato alla tv?

“Alessia fa parte della mia agenzia, è logico che ci sia un lavoro su tutte le piattaforme. Cerchiamo di far arrivare al massimo il mondo dell’artista. Anche qui, lo facciamo con metodo e regole. Tutti credono che ci sia anarchia sul web e si possa fare quel che si vuole, ma non ci si sveglia la mattina con numeri pazzeschi senza un lavoro dietro. Internet va trattato come un mezzo di comunicazione: ci dev’essere metodo, palinsesto, si deve postare a determinati orari ed in una certa maniera”.

Anche Simona Ventura si è affidata a voi?

“Io e Simona siamo amici. A prescindere, ho sempre detto a Simona quel che pensavo e quel che ho fatto in televisione lo devo a lei. C’è stato bisogno di supportare un progetto, mi sembrava interessante e fuori di testa. Quando lei ha deciso di fare questa avventura, io non mi sono tirato indietro. Cosa abbiamo fatto con i suoi profili social? Abbiamo tirato fuori il libro delle regole e le abbiamo messe in atto. Abbiamo raddoppiato tutti i numeri dei suoi social: siamo passati da 50mila fan a 100mila in un mese e aumentato esponenzialmente i ‘mi piace’ sotto ogni post. E’ successo solo grazie al metodo. Noi abbiamo la fortuna di avere questo ‘quadernone’ delle regole, il 90% dei personaggi sbaglia completamente la gestione dei propri social”.

Appuntamento questa sera su La 7 per Eccezionale Veramente (ore 21.10).