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Par condicio: Agcom vara regolamento

Elezioni e comunicazione politica. Ecco tutti i dettagli in attesa di conoscere con precisione assoluta la data del voto.

pubblicato 21 Dicembre 2012 aggiornato 3 Settembre 2020 23:12

UPDATE 21 DICEMBRE 2012:

Anche nel periodo pre-elettorale le trasmissioni devono osservare i criteri di imparzialità, equità, completezza, correttezza, pluralità dei punti di vista ed equilibrio delle presenze dei soggetti politici.

Ad annunciarlo è l’Agcom che ha varato il regolamento che disciplina la par condicio della prossima campagna elettorale. I commissari dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni Antonio Martusciello e Antonio Preto hanno spiegato:

In considerazione del fatto che è stata fissata la data delle elezioni l’Organo di vigilanza potrà intervenire in caso di violazione delle norme sulla par condicio, attivando i poteri di controllo previsti dalla legge 28/2000. È la migliore risposta a chi in questi giorni ha ripetutamente “sollecitato” un intervento dell’Agcom, che peraltro ha sempre e costantemente svolto la propria attività di monitoraggio in tema di pluralismo politico.

Par condicio: cos’è, quando inizia e cosa comporta

Il tema è, come sappiamo, molto caldo. La campagna elettorale per le politiche 2013 inizierà ufficialmente 30 giorni prima del voto, la cui data al momento pare essere stata fissata al 24 febbraio. In quell’arco temporale entrerà in vigore la par condicio, espressione latina che indica le pari condizioni di visibilità e di accesso ai mass media che devono essere garantite ai partiti e movimenti politici. Se davvero si andasse al voto il 24 febbraio la par condicio scatterebbe il 10 gennaio, cioè 45 giorni prima delle consultazioni.

Prima della campagna elettorale: c’è già una norma

Proviamo a fare un po’ di chiarezza riguardo il periodo che precede la campagna elettorale vera e proprio. Innanzitutto è da spiegare – lo abbiamo scritto anche ieri – che esiste una delibera (la 22/06 del 1 febbraio 2006) con la quale l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (il cui campo d’azione in particolare è rappresentato dalle televisioni private – mentre per la Rai c’è la Commissione Parlamentare di Vigilanza) ha chiarito che i principi in materia di comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione devono essere applicati anche nei periodi non elettorali. In particolare gli articoli 3 e 7 del testo unico della radiotelevisione (d.lgs. n. 177/2005) tendono ad assicurare anche nei periodi pre-elettorali (i 30 giorni anteriori alla data prevista per la convocazione dei comizi elettorali) le necessarie condizioni di imparzialità e il pluralismo.
Nella pratica questo significa che le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, le rubriche e le trasmissioni di approfondimento, devono garantire l’equilibrio delle presenze politiche, i conduttori dei programmi devono assumere un comportamento imparziale e che “nelle trasmissioni di intrattenimento va evitata la presenza di esponenti politici, salvo che la medesima sia dovuta alla trattazione di argomenti per i quali è richiesta una loro particolare competenza e responsabilità”.

Per il momento il Cda della Rai (che, come ha assicurato il Presidente Sergio Zavoli, è al lavoro sulla redazione della bozza di regolamento per la par condicio – ma sui tempi è scontro con l’Udc che vuol far in fretta e il centrodestra che preferisce rallentare) ha preso la decisione (si tratta di una raccomandazione rivolta al direttore generale Luigi Gubitosi): mantenere in questa fase pre par condicio nel palinsesto un equilibrio tra le diverse forze politiche e escludere presenze di ospiti politici nei prossimi giorni festivi: 24, 25, 26, 31 dicembre e 1 e 6 gennaio.
Se qualcuno si chiedesse il perché di tale scelta, proviamo a rispondere con il pensiero manifestato da Enrico Mentana a La Repubblica:

È una scelta opportuna perché nei giorni di festa l’elettorato guarda la tv con la guardia abbassata e chi va in video può fare incetta di suffragi.

La legge

Veniamo alla legge che regola la par condicio. Si tratta della norma numero 28 del 22 febbraio 2000. Il comma 3 dell’articolo 2 recita:

È assicurata parità di condizioni nell’esposizione di opinioni e posizioni politiche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politiche.

I sondaggi

Il comma 1 dell’articolo 8 della già citata legge vieta la diffusione dei risultati dei sondaggi:

Nei quindici giorni precedenti la data delle votazioni è vietato rendere pubblici o, comunque, diffondere i risultati di sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori, anche se tali sondaggi sono stati effettuati in un periodo precedente a quello del divieto.

Foto | Getty Images