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Le cinque serate di Virginia Raffaele

Un percorso narrativo in cinque tappe: due personaggi già visti, due inediti, poi Virginia Raffaele a Sanremo 2016

pubblicato 14 Febbraio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 04:42

Virginia Raffaele superstar. Diventa quasi banale dirlo, visto che lo ripetono tutti. Ma è necessario farlo, così come bisogna analizzare il bellissimo percorso che ha fatto in queste cinque serate.

Prima serata: è quella in cui scopriamo che Virginia Raffaele farà personaggi per tutta la diretta. Tocca a Sabrina Ferilli. C’è chi storce il naso per il make up eccessivo. Chi pensa che sia troppo facile. E in effetti non è che brilli per originalità. E lascia un po’ delusi anche i sostenitori della prima ora, fra cui si annovera il sottoscritto. In fondo è perfettamente integrata con la piattezza senza acuti della prima serata. Si capisce che c’è tanto, in potenza, ma Virginia Ferilli sembra un po’ frenata, va con il pilota automatico ma non sfonda. Certo, se poi la si paragona all’incomprensibile scelta di Aldo, Giovanni e Giacomo che propongono un numero di 17 anni prima, si potrebbe anche gridare al capolavoro. Ma qui non ci si accontenta. L’avevamo già vista, Virginia-Ferilli. Sapevamo com’era. Il fatto è che poi, inserita nella narrazione delle cinque serate, anche questa introduzione in sordina acquisisce un senso.



Seconda serata
: è la migliore del Festival (la migliore di entrambi i festival dell’era-Conti), e Virginia Fracci è un capolavoro. Se non ci credi, se non capisci bene l’operazione, prova tu a far ridere imitando un monumento della danza mondiale come Carla Fracci. Personaggio mai visto, inedito. Trucco cinematografico, battute calibrate, interazioni con Carlo Conti – che intelligentemente fa un passo indietro diventa spalla comica – e con Garko in cui Virginia fa quel che deve fare: la mattatrice della situazione. C’è anche spazio per lo slapstik. Applausi. Che arrivano anche dall’originale (non potrebbe essere altrimenti). Un picco comico alto (fa il paio con il picco emotivo di Ezio Bosso).

Terza serata: si continua con le novità. Questa volta tocca a Virginia Versace. Scelta inaspettata, make up perfetto come quello della sera prima: sigaretta perennemente in mano, trucco ancor più pesante. Difficilissimo ripetere la performance della sera prima, ma Virginia Versace funziona alla grande. L’elogio al botox, le velate allusioni, l’orecchio che si stacca. E l’originale rileva l’unica pecca: mancano i boys

Quarta serata: la aspettavamo tutti, era scontata. Virginia Rodriguez, anche se la conoscevamo già a memoria, è una tappa obbligata, forzata. E dunque giusta. L’annuncio arriva fin dal pomeriggio da Dagospia: anche se avevamo tutti presente com’era il personaggio, lei riesce a fare il capolavoro. Entra in scena vestita da suora («a Carnevale si può volare con la fantasia»), si spoglia e sotto sfoggia un vestito che era stato indossato da Emma (si può fare comicità a strati e a vari livelli anche con l’abbigliamento). Poi si inventa il paparazzo portatile, obbliga Conti all’intervista concordata (meditate, colleghi giornalisti, meditate. Questa era anche per noi) e si prende la scena senza possibilità di scampo. Al conduttore non resta che fare – ancora una volta intelligentemente – un passo indietro. Belen commenta divertita. O forse no?

Quinta serata: che facesse il Ministro Boschi, qui a Blogo non ci credevamo. Non si poteva fare a Sanremo, probabilmente. E poi la quinta sera tutti volevamo vedere la bella, brava, unica Virginia Raffaele. Anche questa volta la tappa era forzata, ma narrativamente perfetta.

C’è chi pensa che Virginia sia pronta per un suo show. Io penso che sia pronta per la sua tournée teatrale con lo spettacolo Performance che sono curioso di vedere.