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A Sanremo 2016 Tutti giù per terra per Unicef

La campagna #TuttiGiùPerTerra dell’Unicef a Sanremo 2016.

pubblicato 10 Febbraio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 05:07

Dal calcio a Sanremo 2016: la campagna Unicef Tutti giù per terra arriva in diretta all’Ariston grazie a Carlo Conti. Dopo l’esibizione di Irene Fornaciari, che ha dedicato la sua Blu proprio al racconto delle storie dei migranti in viaggio nel Mediterraneo, il conduttore di Sanremo si è ‘simbolicamente’ seduto a terra (dall’inquadratura appariva più che altro inginocchiato) per scattarsi un selfie da diffondere sui social.

La campagna Unicef per sensibilizzare sulle condizioni dei migranti e sulle tragedie del mare, che uccidono ogni giorno decine di bambini, è quindi rimbalzata dai campi di calcio della Grecia ai programmi sportivi italiani, con 90° minuto e Quelli che il calcio in prima linea. Chissà che questo breve cenno di Conti all’Ariston non aiuti a sensibilizzare il pubblico. Una intramuscolo, ma megliodi niente.

90° Minuto, ‘Tutti giù per terra’ per i migranti

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Marco Mazzocchi e Paola Ferrari hanno aperto 90° Minuto oggi, domenica 7 febbraio 2016, seduti per terra a gambe incrociate: un modo per sensibilizzare il mondo del calcio e i telespettatori sulle tragedie dei migranti nel Mediterraneo, prendendo spunto dalla protesta andata in scena qualche settimana fa in Grecia. In quell’occasione, al fischio d’inizio del match, le due squadre in campo si sedettero per terra per 30 secondi. Un modo per attirare l’attenzione sulla strage di adulti, e soprattutto bambini, che cercano rifugio in Europa.

Marco Mazzocchi punta a una decisione dei vertici di Lega che porti già domenica prossima tutti i campionati ad adottare questa forma di protesta pacifica. A quanto pare se ne parla, ma il mondo del calcio mostra qualche resistenza.

“Vogliamo che la prossima giornata di campionato inizi con i giocatori a terra per 30” non solo in Serie A, ma anche in Serie B e in Lega Pro. Se ne parla, ma c’è qualche resistenza per paura di strumentalizzazioni. Ma quando si fanno le cose col cuore non bisogna temere strumentalizzazioni. Lanciamo il cuore oltre l’ostacolo e sediamoci per terra”.

invita Mazzocchi che chiama a raccolta i telespettatori perché facciano massa critica, si facciano sentire sui social con l’hashtag #Tuttigiuperterra e ‘costringano’ il calcio italiano a non fare orecchie da mercante.

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Iniziativa lodevole, che coinvolge anche Nicola Savino a Quelli che il Calcio. Ma se bisogna pregarlo, il Calcio, per manifestare solidarietà, allora forse è meglio lasciarlo cuocere nel suo brodo e non farlo apparire ‘per forza’ migliore di quanto non sia. Io ricordo solo che non più tardi di una settimana fa una partita di calcio è stata interrotta per i cori razzisti rivolti a un giocatore di colore della squadra avversaria. Sarà pure una ‘minoranza’, ma si è fatta talmente sentire da portare l’arbitro ad applicare il regolamento e interrompere il match. Senza contare il rimpallo sulle accuse di omofobia tra due pezzi grossi delle panchine di Serie A.

Attivare l’opinione pubblica perché ‘convinca’ il calcio a dare il buon esempio mi sembra contraddittorio: non dovremmo essere neanche qui a chiederlo, avrebbero dovuto farlo di propria sponte. Ma il tentativo di 90° minuto è lodevole: almeno ci pensano loro a sollevare la questione, al netto di ogni iniziativa di social engagement.

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