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Storie Maledette, diretta 28 gennaio 2016: Celeste Saieva apre interrogativi con il contrappunto di Franca Leosini

Storie Maledette, la diretta della seconda puntata: Franca Leosini intervista Celeste Saieva, in carcere per l’omicidio del marito.

pubblicato 28 Gennaio 2016 aggiornato 9 Novembre 2020 16:27

  • 19.54

    Poco più di un’ora alla diretta della seconda puntata di Storie Maledette, ormai giunto alla quindicesima edizione come la conduttrice Franca Leosini ci ha tenuto a precisare qualche giorno fa, ospite a Ballarò. Noi di Tvblog siamo prontissimi a scoprire i dettagli e il punto di vista della protagonista di stasera, Celeste Saieva, intervistata con piglio da elegante mastino dalla Leosini. Pronti, #leosiners?

  • 20.47

    Ultimi minuti di Un Posto Al Sole: cresce l’attesa per questa seconda puntata di Storie Maledette…

  • 21.08

    Qualche minuto di ritardo, ma ci siamo! Ultimo stacco pubblicitario prima dell’inizio della diretta di Storie Maledette: e su Twitter ci si chiede con quale magniloquenta locuzione ci incanterà la Leosini…

  • 21.13

    “Esistono storie che sembrano riportare indietro nella Sicilia di un tempo, ancorata a schemi e comportamenti da vecchio film di Pietro Germi” esordisce la Leosini. Invece questa storia accade a Sciacca, una perla sul mare di Agrigento.

  • 21.14

    “Ha il bellissimo nome di una donna, Celeste: come quel cielo di Sicilia, così azzurro quando è azzurro”. Una citazione manzoniana e prima inquadratura per Celeste Saieva, che parla della sua terra: “Ci ho vissuto benissimo a Sciacca”. Una donna giovane, e bellissima, 29 anni, segnata da una data particolare: il 21 aprile 2009 scompare da casa Michele Cangialosi, il marito di Celeste Saieva.

  • 21.16

    “Il mio primo amore, il mio primo uomo in tutti i sensi. L’ho amato con tutta me stessa” confessa Celeste. Franca riassume: a 14 anni vanno a vivere insieme, a 16 anni il primo figlio, a 20 il secondo. “A 18 anni mi sono sposata. Lui faceva un po’ di tutto, sapeva fare tutto, un grande lavoratore”.

  • 21.17

    Ma Michele era un uomo violento. AL primo schiaffo Celeste dice di essere rimasta sconvolta. Le difficoltà della vita (“una certa sciatteria domestica?”) e il vizio del gioco facevano andare Michele fuori di testa, che si sfogava su di lei. “Ognuno di noi tende afarsi il santino, Celeste, lei riconosce a se stessa qualche responsabilità nel deteriorarsi dei rapporti con Michele?” Franca incalza. Celeste ribatte. “Dopo aver subito violenze non senti la necessità di stargli vicino”.

  • 21.20

    “Lei lo ha anche denunziato” “Tantissime volte” “Senta Celeste, ma le sei se le teneva le botte? Al di là di dargli una bella padellata in testa, cosa che io avrei fatto, perché sceglieva di restare con lui?” La risposta di Celeste è pulita: “Conoscendoti sa dove attaccarsi per metterti paura”.

  • 21.21

    Eppure Celeste ne aveva dovuto pure parlare con i genitori, ma trovava scuse. “Ci tenevo così tanto che non volevo metterlo in cattiva luce agli occhi di nessuno”. Alla domanda sui rapporti sessuali, Celeste ammette che le prime volte facevano l’amore, poi fa capire come lui le usasse violenza, prendendola contro la sua volontà.

  • 21.24

    Ma nel 2008, Celeste conosce un uomo. Neopatentata, una mattina mentre portava i bambini a scuola (“Tutti i marciapiedi di sciacca li ho presi io”), conosce Nicola Piazza. Dopo quindici giorni, “senza farlo penare tanto” sorride la Leosini, Celeste capitola con Nicola. “Cosa ha fatto per conquistarla? Cosa l’ha innamorata di questo ragazzo?” “La sua semplicità, il suo essere umile. Era la parte di me che avevo saltato”. Nicola all’epoca aveva un anno meno di Celeste.

  • 21.26

    “I rapporti occasionali li svolgono le signore che fanno, diciamo così, il mestiere più antico del mondo” commenta Franca per sottolineare una dichiarazione di Celeste al processo. E la donna ammette di aver minimizzato. Affondo della Leosini, che tira fuori il discorso dell’omicidio. “io ho colto che fosse una grande storia da una risposta: a domanda del giudice, ha detto che lei e Nicola vi chiamavate al cellulare. Uno squillo, e neppure parlavate, e a lei bastava sentire il respiro di Nicola. È da una sfumatura come questa che si capisce un amore”. Celeste piange. E ricorda il soprannome di Nicola, ‘curù’, in siciliano cuore.

  • 21.29

    Al futuro, Celeste non ci pensava. “Io non pensavo proprio di avere un altro uomo dopo mio marito”. Quando ‘radio chiacchiere’ del paese raggiunge Michele, “che era diciamo reattivo” commenta la Leosini “di fronte al fatto di essere cornuto, non l’ha mai picchiata?”. Celeste risponde: “Non era il tradimento. A lui non importava niente di me”

  • 21.31

    Parenti serpenti: al processo, un cugino di Michele ha riportato una dichiarazione del defunto marito che avrebbe dichiarato “io a Nicola lo scanno”. E in effetti una zuffa tra i due ci fu. Celeste va sulla difensiva e ci spiega tutto con un’allusione: “Se tu tieni alla tua donna, non devi mettere la tua donna in determinate condizioni”. In sostanza, le metteva intorno degli uomini che potevano circuirla.

  • 21.33

    Celeste raccontava a Nicola che Michele la picchiava: “si vedeva, avevo lividi ovunque. Era evidente, e poi erano i miei occhi che parlavano. Vivevo perché respiravo”. Le Leosini non molla: “lei lo caricava a pallettoni, un ragazzo innamorato…”

  • 21.35

    Anche il suocero di Celeste Rosario Cangialosi raccontò, in passato, che avevano provato a convincere Michele a lasciare Celeste, ma niente da fare.

  • 21.36

    La sera del 20 aprile 2009, Celeste e Michele litigano per questioni di soldi. Celeste va a dormire in camera con i bambini. Michele attorno alle dieci, dieci e mezza va a dormire. La mattina al risveglio, dopo il caffè, Celeste ricorda che si sono messi d’accordo per l’uso della macchina. “Lui mi disse ‘vado a piedi e faccio mezza giornata’. Volevo capire come mi dovevo regolare. Alle cinque sono arrivata, ho parcheggiato, ho visto che non usciva… Ho chiesto a dei colleghi e mi hanno detto che non era andato a lavorare, e nemmeno dal giudice di pace dove doveva andare”. Franca incalza: niente stupore che lui non fosse andato a lavorare? “Mancava anche per giorni”.

  • 21.39

    Però Celeste si è accorta di una cosa: 500 euro scomparsi da casa, e assenza di un borsone piccolo con dei vestiti. “Ho pensato che fosse scappato, che fosse andato via. Continuava a ripeterlo…” Celeste va dai suoceri a dire che Michele non c’è, a sollecitare di fare una denuncia. Loro la frenarono perché Michele aveva tanti carichi pendenti, tante denunce.

  • 21.41

    La denuncia di scomparsa di Michele, Celeste la presenta 17 giorni dopo. “Ma quando suo marito non è tornato a casa, lei che idee si era fatta?”. Celeste lo ammette: “non ho pensato cose positive, cosebelle. Era comunque una persona che aveva seminato tanto male, debiti di gioco, intrallazzi con persone che non erano raccomandabili…” Celeste raccontò che Michele poteva essersene andato con una certa Filomena, ma questa presunta amante era lì a Sciacca, “chiatta e tosta” commenta la Leosini, e in procinto di sposarsi.

  • 21.44

    Franca Leosini sorride affettuosa a a Celeste Saieva e la definisce “una bambina ingenua che non sa neanche dire le bugie”. La donna sorride a sua volta. Si va avanti: “Glielo dico con simpatia: lei di castronerie ne ha fatte tante, una vagonata. Lei si è fatta vedere con Nicola Piazza, portava con sé pure i bambini… In paese era risaputo che Michele fosse geloso, non ha pensato che potesse suggerire che suo marito non sarebbe tornato?” Celeste ha la risposta pronta: “Anche nascondersi avrebbe destato sospetti”.

  • 21.46

    “Il cervello non è una polpetta piazzata al centro della testa, è un muscolo che va allenato. E lei invece lo ha lasciato così” commenta la Leosini. Si torna sulla storia: Celeste andò dal padrone di casa per farsi abbassare il prezzo dell’affitto, in realtà avrebbe chiesto di voler lasciare l’appartamento, sempre dopo la scomparsa del marito.

  • 21.49

    Il suocero Rosario Cangialosi non contribuì certo a mettere in buona luce Celeste con alcune dichiarazioni sulla ex nuora, in merito proprio alla scomparsa del figlio e alla relazione di Celeste con Nicola Piazza. Celeste si difende: “Quella era la mia storia d’amore, me la vivevo, non volevo sentire ragioni”. 4 mesi dopo lascomparsa di Michele, Rosario Cangialosi riceve delle telefonate anonime mute e si convince che a farle sia stato il figlio, perché si chiudevano con una pernacchia. E la pernacchia era un segno distintivo di Michele negli ultimi mesi di vita. Primo stacco pubblicitario.

  • 21.53

    Dopo quattro mesi, Celeste va dagli inquirenti a dire che ha una storia ufficiale con Nicola Piazza. Ma perché? “Mi è stato chiesto. Poi per zittire le voci che circolavano, sono pulita, non ho nulla da nascondere”

  • 21.56

    In paese però la voce che Nicola e Celeste fossero implicati nella scomparsa di Michele. Secondo l’accusa, Michele è stato ucciso da Nicola e altri due ragazzi, con la complicità di Celeste. Ma Celeste continua a professarsi innocente. “Seguirò la sua versione dei fatti” sorride Franca.

  • 21.57

    “Le intercettazioni dimostrano che non sapevamo niente”. Franca Leosini parte: “sembra una storia strappata a Camilleri. Un appuntato dei carabinieri, Salvatore Miccichè, come Montalbano dà una svolta nelle indagini: a mezzo agosto, due uomini lo aspettano sotto casa, Fabio Canino e Alessio Giunta. Sono due informatori e rivelano al carabiniere cosa sanno della scomparsa di Michele.

  • 22.00

    Colpo di garbo di Franca Leosini che ammette di dover continuare per amore della verità processuale, nonostante la profonda pena, ma lascia a Celeste Saieva la possibilità di replicare. In sostanza, gli informatori rivelano a Miccichè che Michele sarebbe stato ucciso. A dirlo loro Paolo Naro, uno dei complici dell’omicidio.

  • 22.03

    Celeste non ricorda cosa avessero detto gli informatori, quindi ci pensa Franca: “Michele sarebbe stato aggredito mentre dormiva. A strangolarlo è stato Giuseppe Bono, che era minorenne, con un filo d’acciaio. Ad aprire la porta alla morte sarebbe stata lei, signora Celeste”. Franca Leosini dice che l’ha ripercorsa con dolore, questa ricostruzione dei fatti, e lascia a Celeste la possibilità di confutare “ogni virgola”.

  • 22.05

    “Celeste, l’avete ucciso voi Michele Cangialosi?” “No”.

  • 22.07

    “La cosa che mi fa rabbia, la mattina quando mi sveglio, è che questo ragazzino ha detto: ‘mi è stato detto di dire che la Saieva lo ha narcotizzato’. Non ha mai detto che l’ho ucciso. L’esame autoptico ha escluso il sonnifero. In appello viene esclusa questa aggravante: se non è ferocia e crudeltà seppellire un uomo ancora in vita, cos’è la ferocia e crudeltà?”

  • 22.08

    L’avvocato della Saieva spiega le falle delle indagini e i problemi dell’esame autoptico.

  • 22.10

    Franca Leosini ripercorre le numerose telefonate tra Celeste e Nicola, soprattutto quelle a cavallo tra il 20 e il 21 aprile 2009, nella notte “terrifica”. La valutazione degli inquirenti non è stata leggera: “i giudici hanno ritenuto strano che lei parlasse ripetutamente con Nicola Piazza nelle ore in cui suo marito era ancora a casa”. “Abitavo al piano terra, ci stava un attimo ad uscire e allontanarmi” replica Celeste.

  • 22.12

    Il 19 ottobre 2009 il corpo di Michele Cangialosi viene ritrovato in un fossato scavato in un terreno di proprietà del padre di Nicola Piazza. A far ritrovare il corpo straziato sono Paolo Naro e Giuseppe Bono, i due ragazzi che prima avevano parlato con gli informatori, poi avevano detto ai carabinieri di aver preso parte al delitto. Insomma, sono i complici. “Mi baso sui Ris. La terra che aveva ingerito e quella che aveva nei polmoni non era di quel terreno. Lì mi sono fatta qualche domanda, qualcuno ce lo ha portato in un secondo tempo”

  • 22.16

    “Nessuno mi ha telefonato, mi ha avvertita. Appresi la notizia al telegiornale. Sono impazzita, sono andata dai suoi genitori” rivela Celeste. Ma Franca Leosini la frena: “Lei e Nicola chiacchieravate al cellulare. Tanto, ma non pensavate di essere intercettati. Alle cinque e mezzo del pomeriggio, la madre di Nicola lo chiama e gli dice che in un terreno di loro proprietà era stato ritrovato un corpo senza vita. Nicola la richiama e le dice ‘hanno ritrovato a quello’ e gli inquirenti cosa pensano? Perché Nicola ha pensato che fosse il corpo di Michele?”.

  • 22.19

    La risposta di Celeste è debolissima. Franca Leosini continua: “Ci sarà stata pure una rubrica di scomparsi, ma il fatto che lo abbia definito ‘quello’ è strano. Se non avevate responsabilità, perché eravate così spaventati?” “Perché il corpo è stato trovato lì”

  • 22.21

    “Vorrei chiederglielo adesso, specialmente al Bono. Perché. Perché hanno detto di aver fatto questo.” Durante l’incidente probatorio, Giuseppe Bono non ha saputo dare risposte precise.

  • 22.24

    Il quando, il dove, il perché fosse morto Michele Cangialosi, era un po’ il segreto di Pulcinella a Sciacca. Dopo il ritrovamento del corpo, si presenta “una pattuglia variegata di gole profonde” dai carabinieri, che dice di aver saputo da subito dell’uccisione dell’uomo ma di non aver parlato. “Qualora fosse vero, le persone sono colpevoli tanto quanto me” commenta Celeste. Questi chiacchieroni, amici sedicenti di Nicola, hanno svelato ai carabinieri che Nicola stesse progettando di eliminare Michele in qualche modo. Un delitto lungamente premeditato.

  • 22.27

    “Mi sono posta la domanda del perché. Invidia, gelosia… la stragrande maggioranza delle persone erano contro questa storia. L’amico di sempre che ti fa il filo, lo mandi a quel paese.. Allora iniziano a sputare fango, a screditarti. È sempre stato così” “Sputi che hanno avuto conseguenze, quasi un ergastolo…” risponde la Leosini.

  • 22.29

    Il 1 novembre 2009, Celeste Saieva viene arrestata. “Ti racconto brevemente come è andata: ero nel lettino col mio bambino, lo stavo addormentando, non dormivano senza di me. Ad un certo punto suonano, entra uno squadrone di gente, mi dicono che devo seguirli in Questura. Da lì hanno sconvolto la mia esistenza e quella dei miei figli, che sono la cosa più pura di questa storia… La cosa più bella, me l’hanno strappata. Mi chiedo perché.” Piange. “La domanda, ogni giorno, è quella: quanto tempo ancora devo dare? Quando troverò il pezzettino di cielo dove poter correre come una ragazzina, fare i capricci se voglio, smettere di essere grande e dura, spogliarmi e togliere quella corazza…”

  • 22.33

    “Alla fine di tutto, cosa mi resta? Chi è realmente la vittima e chi è realmente il carnefice? Queste sono le domande cui a distanza di sei anni non riesco a dare una risposta”. La Leosini la incoraggia a trovare la risposta nella sua coscienza, ma Celeste non molla: “quella coscienza non la ascolta nessuno. Io ho dato le risposte a chi dovevo darle. Le uniche persone che meritavano risposte, i miei figli, e gliele ho date guardandoli negli occhi. Vorrei viverli, li ho fatti io capisci, sono miei”. Pubblicità.

  • 22.37

    Celeste continua il suo sfogo. “Ho bisogno di sapere, di credere che ci sia un barlume di speranza. È incredibile, trent’anni mi vengono i brividi. A dei ragazzini, ammesso e non concesso tutto quanto, volete un colpevole? Non il colpevole, attenzione. Prendete in considerazione tutto, non solo la Saieva che è stata definita la mantide religiosa. Io sono una persona troppo tranquilla, io amo la vita nonostante sono in queste quattro mura. Io non ho odio. Io vorrei solo capire quale è la prova provata che dica ‘la Saieva ha ucciso il marito’.”

  • 22.41

    Riappare l’avvocato D’Acqui, il difensore della Saieva, a sottolineare come le confessioni di Giuseppe Bono siano state parziali. La condanna è avvenuta con il rito abbreviato: “abbreviato o no, il giudice ha il dovere morale di illuminare le zone d’ombra. Se una delle parti processuali mostra incongruenze che possono essere superate, lo deve fare”.

  • 22.44

    Ragazzi da bar e da muretto, li definisce Franca Leosini, che evidenzia come la giustizia non abbia dato sconti nel condannare i ragazzi. Celeste parla ancora: “sono convinta di una cosa. Se il processo fosse stato fatto in modo diverso, sarebbe andata diversamente. Te lo dico occhi negli occhi: che senso avrebbe mentire adesso che ho perso gli anni migliori della mia vita, che i miei figli mi chiamano per nome, che i miei genitori si stanno invecchiando e non me li posso godere.” Continua a parlare di Michele: “guai a chi me lo toccava. Lui era mio marito, era il padre dei miei figli. La verità è una: non sono stata io”.

  • 22.47

    Un sorriso illumina il volto di Celeste mentre parla della famiglia: “non hanno mai dubitato di me, non mi hanno mai lasciata da sola”. Franca Leosini cita un’intercettazione del padre di Celeste a colloquio con lei, in un verbale, che avrebbe detto che lui credeva nella colpevolezza di Nicola.

  • 22.48

    Franca Leosini sfodera un dato: le pietre trovate nella macchina erano sporche di sangue. Celeste precisa: erano nella ruota di scorta “e in tutta la macchina non sono state trovate tracce del sangue di mio marito”.

  • 22.51

    Questo è un atto di dolore, dice Franca Leosini: non è una domanda, non merita una risposta. E si passa a parlare dei rapporti con i suoceri, che le stettero vicina fino all’avviso di garanzia per poi prendere le distanze completamente da lei. Suoceri che, rivela Celeste, si facevano chiamare “mamma e papà” da lei.

  • 22.53

    Celeste ripercorre le varie carceri: prima Agrigento, poi Palermo, infine Bollate, in provincia di Milano. Il problema è vedere i figli, che stanno a Sciacca con i suoi genitori. Eppure, nonostante li veda solo 2 o tre volte l’anno, Celeste racconta che a Bollate ha ritrovato la femminilità (continuando a dare del tu alla Leosini): “sono piccole cose che quando le hai non ci fai caso. Un piercing, i capelli da tingere, la piastra… Le ho trovate e non ne abuso. Il solo pensiero di avere, di potere, mi rende libera e mi rende donna.”

  • 22.57

    A Bollate Celeste si occupa del casellario giudiziale, come lavoro. Vorrebbe chiedere la revisione del processo ma non può per problemi economici. (Scusate, mi è crashato il computer). Dopo diverse lettere, Celeste e Nicola hanno interrotto ogni rapporto anche epistolare, anche su invito dei rispettivi genitori.

  • 23.04

    “Tutto è conseguenza. Non cambierei nulla. Ascolterei molto di più i miei genitori, quello sì, ma non cambierei nulla”. Franca chiede l’ultima volta che Celeste abbia visto Nicola. “Sapeva che era un addio?” “Non esiste un addio nel cuore di una persona che ama. Solo un arrivederci”.

Il caso di Celeste Saieva è da manuale degli interrogatori per Franca Leosini: nella seconda puntata di Storie Maledette edizione 2016, la giornalista più elegante della cronaca nera ci fa viaggiare con affondi perentori nella turbolenta storia della giovane donna condannata a trent’anni per l’omicidio del marito Michele Cangialosi. “Il cervello non è una polpetta che sta in mezzo alla testa” sottolinea madame Leosini di fronte alle numerose ingenuità commesse da Celeste Saieva nel corso della sua giovane vita, e specialmente legate ai fatti che ne hanno cambiato completamente il corso.

Trent’anni di carcere cui sei già scontati, un rito abbreviato confermato dalla Cassazione e diverse falle nel sistema delle indagini e degli incidenti probatori come è emerso dalle parole di Celeste, che si professa innocente, e dagli interventi del suo avvocato. Una innocenza che Franca Leosini non si mette a smontare per dimostrare per forza la colpevolezza della giovane donna: la giornalista ammette di volersi attenere “alla sua verità dei fatti, Celeste”, e questo fa. Non prova a tutti i costi a farla cadere in contraddizione, ma cerca di capire e dipanare i grovigli della sua mentalità di ragazzina troppo innamorata, forse leggera, sicuramente implicata in una trama troppo grande dalla quale è uscita ammaccata ma ancora speranzosa.

I sentimenti si accomodano là dove trovano uno spazio vuoto.

Sono i tipi di amore a farci riflettere nella storia di Celeste “come un cielo sbagliato”: l’amore cieco e muto da bambina per il marito Michele Cangialosi, sposato a 18 anni dopo quattro anni di fidanzamento, quello per i figli avuti con lui e per cui “non cambierei niente”, l’amore della famiglia e quell’amore da rinascita con Nicola Piazza, banalmente considerato l’amante, condannato anche lui per l’omicidio di Cangialosi. Un amore in cui nonostante tutto Celeste Saieva sembra continuare a credere anche in chiusura di intervista: “Non esiste un addio nel cuore di una persona che ama. Solo un arrivederci.”

Restiamo così, senza sapere realmente con chi schierarci. Anzi, con una persona sì: con Franca Leosini e la sua superba arte dell’argomentare. Restare incollati due ore e volerne sapere di più è una maestria d’antan che ci piace vivere.

schermata-2016-01-28-alle-21-30-53.png Franca Leosini in occasione della presentazione dei nuovi palinsesti Rai per la stagione autunno/inverno 2013/2014, Roma, 25 giugno 2013. ANSA/GUIDO MONTANI

Storie Maledette, il programma che racconta i protagonisti di alcuni casi criminali d’Italia, torna per il secondo appuntamento questa sera giovedì 28 gennaio 2015 su Rai 3. Scritto e condotto da Franca Leosini, la giornalista di “nera” più apprezzata della televisione, Storie Maledette ci porta stasera in Sicilia per una storia che sembra tornare indietro nel tempo.

La protagonista di Storie Maledette di questa sera è Celeste Saieva, definita “la mantide religiosa”, ventidue anni all’epoca dei fatti e un fascino che ammalia gli uomini. Madre di due bambini, la Saieva è stata condannata con sentenza definitiva a 30 anni di reclusione con l’accusa di aver ucciso il marito Michele Cangialosi a Sciacca, nella notte tra il 20 e il 21 aprile 2009, in complicità con l’amante e con due amici di lui anche loro condannati. Dagli interrogatori durante le indagini, è emerso come Cangialosi fosse un violento e la Saieva stesse tentando in tutti i modi di liberarsi di lui.

A Franca Leosini, Celeste Saieva ha racconta il suo dolore, lo strazio degli anni trascorsi in carcere e la continua professione di innocenza: un’intervista dolorosa e triste ma anche carica di speranza, di chi vuole credere che arrivi, un giorno, un barlume di luce.

Storie Maledette | Diretta 28 gennaio 2015 | Come vederlo

Storie Maledette va in onda per tre giovedì in prima serata su Raitre e in contemporanea in streaming sul sito della Rai. Dal giorno seguente, poi, è possibile rivedere la puntata su Rai Replay.

Storie Maledette | Diretta 28 gennaio 2015 | Second Screen

Storie Maledette ha un sito internet ufficiale, una pagina Facebook e il profilo ufficiale Twitter. Per chi vuole seguire e commentare la trasmissione sui social, l’hashtag è #storiemaledette ma se siete veri fan, non potete non utilizzare anche l’hashtag #leosiners.