Home Serie Tv Il Dono, diretta 2 gennaio 2016: tutte le storie

Il Dono, diretta 2 gennaio 2016: tutte le storie

Il Dono, la diretta della terza puntata su Blogo: tutte le storie di questa sera 2 gennaio 2016.

pubblicato 2 Gennaio 2016 aggiornato 9 Novembre 2020 16:29

  • 21.16

    Ultimi minuti di Affari Tuoi versione raddoppiata, poi inizierà la terza puntata de Il Dono con Marco Liorni e Paola Perego.

  • 21.28

    Questa sera ascolteremo la storia di Agatino che vuole ringraziare Luigi, il collega di pattuglia che 34 anni fa gli ha salvato la vita durante una sparatoria; Leopoldo che si sente grato a Jeff, un tifoso inglese che gli ha salvato la vita durante i tragici scontri avvenuti trent’anni fa all’Heysel durante la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool; Vaios, sopravvissuto al terremoto de L’Aquila, che vuole dire grazie a Giovanni, l’uomo che gli ha fatto da padre durante il ricovero in ospedale; Carmine, che vuole chiedere scusa alle proprie figlie per averle costrette ad una vita di rinunce e sacrifici per pagare i suoi enormi debiti di gioco.

  • 21.30

    Si comincia con la storia di Carmine, che si è speso 400mila euro alle slot machines. È un ludopatico. Vuole chiedere scusa alle figlie per averle costrette a lavorare il doppio pur di ripagare i suoi debiti.

  • 21.31

    Ha iniziato a 39 anni, per scherzo, assieme agli amici. La famiglia all’inizio non si è accorta di nulla, ma poi ha iniziato a litigare appositamente con la moglie per andare alle slot machines a giocare. “Raccontavo le bugie che andavo a lavoraredi notte, invece andavo a giocare”. E poi sono finiti i soldi. Debiti con banche, finanziarie, amici…

  • 21.32

    Carmine si sente in colpa per aver rovinato la vita a Nunzia e Stella, le figlie, che hanno fatto l’impossibile pur di evitare che il padre finisse nelle mani degli usurai. Carmine è determinato: da 3 anni non gioca più, si è curato, vuole fare il padre e il marito.

  • 21.34

    Un momento di libertà nella giornata, e Carmine correva a giocare. “il rumore delle macchinette era più forte di tutto. A mia moglie non dicevo niente, trovavo la scusa per litigare e uscire fuori casa. I problemi sono cominciati con i soldi che chiedevo alle banche”.

  • 21.35

    A scoprire la malattia di Carmine è stata Nunzia, che lo ha trovato a giocare alle macchinette. Lui le aveva chiesto dei soldi fingendo di dover pagare delle bollette, ma lei lì ha capito. “Le mie figlie hanno fatto di tutto, pulizia scale, cameriere, pub di notte.. Lo sapevo. Mi sentivo una persona inutile. Debiti? La cifra mi fa morire. 400, 450mila euro… L’adolescenza glielo ho bruciata io”

  • 21.37

    Tre anni e un mese fa, Carmine ha detto alla moglie che sarebbe andato a pagare le bollette e invece ha speso i soldi a giocare. Nunzia lo ha scoperto, la nipote Alessia (momento di pudore di Carmine, che non vorrebbe parlare della bambina) lo ha visto piangere. “Almeno a lei non la debbo far soffrire”. Una decisione sofferta, un percorso duro e faticoso. “Ho rivissuto tutte le giornate di gioco, i periodi brutti”.

  • 21.39

    Carmine è consapevole che le figlie potrebbero non volerlo perdonare, e lo capirebbe. Vorrebbe donar loro le ultime bambole che comprò per le figlie, ultimo periodo in cui sono stati felici tutti insieme.

  • 21.41

    Paola Perego raggiunge Stella e Nunzia a casa di Stella, in Umbria. Nel vedere il regalo mandato dal padre, le due donne si commuovono. Anche il biglietto affettuoso fa effetto.

  • 21.43

    “Per quanto mi riguarda io ho un carattere aggressivo” dice Nunzia. Era arrabbiata, ma gli dava una mano comunque. Le due donne erano molto deluse. “era sempre nervoso, agitato. Pensavo di fare bene, non volevo che nessuno venisse a casa”

  • 21.46

    Il momento più buio? “Aprire il salvadanaio per andare a comprare il pane”. Oppure trovarsi al supermercato con la calcolatrice pur di non sbagliare i conti per comprare da mangiare.

  • 21.47

    “Lui è uscito massacrato da quella situazione” commenta Nunzia. E sulla storia della bambina, Alessia, che lo ha convinto a smettere, il commento della donna è chiaro: “sono più in simbiosi”.

  • 21.50

    Le due donne non sanno se andranno o meno all’appuntamento. Carmine non la prende benissimo, ma andrà al luogo dell’incontro. Se si presenteranno o meno, lo vedremo dopo la pubblicità.

  • 21.56

    All’incontro arriva Stella, in lacrime. E naturalmente la prima cosa che le chiede è “E Nunzia?”

  • 21.58

    Ma le due sorelle hanno preparato la scena: arriva pure Nunzia. L’abbraccio è incredibile.

  • 21.59

    Carmine ci prova: “mi auguro di ricominciare e ricostruire la nostra famiglia com’era”. Eppure Nunzia è stata chiara: “era meglio se non c’eri, qualche volta”. Pace fatta però.

  • 22.01

    La seconda storia di stasera è quella di Vaios, che è sopravvissuto al terremoto de L’Aquila: abitava al secondo piano quando è rimasto intrappolato tra le macerie della palazzina crollata. Vediamo le immagini tremende dei telegiornali di allora, 6 aprile 2009. “Sono i momenti in cui tu non capisci se sei vivo o se sei morto” dice Vaios, che è greco.

  • 22.03

    La casa di Vaios a L’Aquila. “Dopo la scossa è arrivato qualche secondo di silenzio totale, solo le pietre che continuavano a cadere. Ho sentito una puzza di gas, ho avuto una paura enorme. Poi è arrivata la seconda scossa. Forse sono svenuto”. Nelle sue parole c’è un orrore indefinibile.

  • 22.05

    Ricoverato all’ospedale di Avezzano per le cure, Vaios era completamente solo. Non aveva nulla con sé, e nessuno da contattare. “All’ospedale ho conosciuto Vincenzo e Giovanni, il suo papà. Ho capito il vero senso della solidarietà. Il vero senso dell’essere umano. Mi hanno aiutato tanto. Giovanni è diventato anche il mio papà”.

  • 22.06

    Marco Liorni chiede a Vaios di raccontare il momento del crollo della casa, gli attimi successivi alle scosse che hanno devastato L’Aquila e provincia. Sepolto sotto la casa, si è reso conto che i soccorritori lo sentivano, ha scavato con le mani. “Dopo tutto questo buio rivedo il sole… È rinascere.”

  • 22.08

    Nei giorni di ricovero all’ospedale di Avezzano, Vaios è diventato amico di Vincenzo che era ricoverato per un incidente stradale. Il padre di Vincenzo, Giovanni, è stato di conforto per Vaios: “mi aiutava, mi dava da mangiare, mi accudiva come mio padre. Lui cercava di sopportare me, e io lui. Vincenzo era calciatore, Giovanni era preoccupato che finisse la sua carriera. Non sono riuscito a chiedergli dove abitate, dove state… Anche perché volevo cancellare tutto, volevo andare avanti”.

  • 22.10

    Vaios vorrebbe donare a Giovanni la penna che suo padre gli regalò quando si laureò. “Voglio darla al mio secondo padre”.

  • 22.11

    La ricerca di Liorni parte dai quotidiani e dagli archivi della stampa locale, per trovare notizie di incidenti stradali. In un articolo del 30 marzo 2009 trova qualcosa che gli può interessare, quindi cerca il collegamento con il fatto che Vincenzo fosse calciatore. Un dirigente della squadra di Castrino (se non ho capito male) conferma: il nome del ragazzo è Vincenzo Vado.

  • 22.14

    Da Vincenzo, che vive a Reggio Emilia con la moglie e due figli, Liorni recupera l’indirizzo di Giovanni e va ad incontrarlo e a consegnargli il dono. “Vaios, il greco. Grandissima persona” commenta Giovanni. “Un dono dal valore inestimabile, che non si può quantificare. Lo ringrazio”.

  • 22.15

    “L’o conosciuto lì ad Avezzano, era un ragazzo, era da solo… Mi sono avvicinato a lui come un papà, ho sentito il dovere. Vedevo la sofferenza, e ci vedevo mio figlio. Non pensavo che lui riuscisse ad arrivare a me.” dice Giovanni, discretamente commosso. È felice che Vaios si sia ricordato di lui.

  • 22.17

    Vaios va a incontrare Giovanni. Un bell’abbraccio a suggellare un incontro. “Ti ringrazio, mi sentivo solo, e tu mi sei stato vicino. Ti voglio ringraziare” dice Vaios.

  • 22.19

    E anche Vincenzo, il figlio di Giovanni, è presente all’incontro per rivedere Vaios. Il legame profondo, nato in un momento drammatico, è dettato dalla solidarietà.

  • 22.20

    L’appello di Agnese: ha scoperto di essere stata adottata a 16 mesi. Nei primi mesi di vita, quindi, è stata affidata ad una balia per farle da mamma di latte. Una rivelazione che l’ha sconvolta, si sente un albero senza radici. Non se ne fa una ragione. Vuole trovare questa donna e dirle grazie, aveva persino scoperto che questa donna voleva adottarla ma non era stato possibile.

  • 22.23

    Agnese ha solo il nome della donna e qualche dettaglio su vecchi spostamenti di lavoro. Adesso che i genitori adottivi non ci sono più, Agnese vorrebbe ritrovare la donna che si chiama Maria Giuseppa, e ringraziarla.

  • 22.25

    Dopo la pubblicità, la storia di Leopoldo che ci riporterà alla tragesia dell’Heysel nel 1985, quando 39 persone persero la vita prima della partita Juventus-Liverpool di Coppa Campioni.

  • 22.31

    “È stato un massacro” dice Leopoldo. La sera del 29 maggio a Bruxelles, all’Heysel, era con il figlio Vittorio. All’improvviso i tifosi inglesi invadono la tribuna di quelli italiani, crollano i muri dello stadio. Vittorio perde di vista Leopoldo.

  • 22.34

    Quando lo vede, Leopoldo ha impronte in faccia, occhi rossi e vestiti macchiati di sangue. Vittorio si crede perso. Un tifoso del Liverpool si avvicina e comincia a soccorrere Leopoldo. “Sono in debito con questo signore, lo voglio incontrare”.

  • 22.35

    Questa è la foto che venne pubblicata, tra i simboli della tragedia dell’Heysel. Quello con la maglia della Juventus è Vittorio, a terra Leopoldo. “Non ho avuto il coraggio di toccarlo, io non sapevo cosa fare” dice Vittorio per commentare la foto. Era all’Heysel con la maglietta sulla quale la madre aveva cucito il numero 10 di Platini.

  • 22.38

    “Quell’uomo ha fatto muovere la testa a mio padre, lo ha fatto bere.. quando ha visto che ce la potevo far da solo, se ne è andato.” dice Vittorio. Leopoldo ricorda il nome: Jeff Conrad.

  • 22.39

    Vittorio e Leopoldo vorrebbero che Jeff avesse la maglietta che Vittorio indossava la sera del 29 maggio 1985, la sera di quella tremenda tragedia. “Il calcio come voglia, gioco e passione, non come quel calcio che abbiamo visto quella sera a Bruxelles” dice Vittorio.

  • 22.41

    Paola Perego si mette alla ricerca di Jeff: un uomo con lo stesso nome si è trasferito in una piccola isola tra Liverpool e l’Irlanda, ma alla fine non è lui. Le ricerche continuano coinvolgendo un giornalista della BBC che si occupa della cronaca locale, Chris, che si offre di aiutare la Perego nelle ricerche.

  • 22.44

    E scusate la Britishness di Chris che puntualizza come abbia trovato un Geoffrey che potrebbe fare al loro caso. In sostanza, era quello che cercavano.

  • 22.47

    “Vittorio’s. I remember” dice Jeff. Legge il biglietto di Leopoldo e racconta i fatti di quella giornata, e quando la Perego gli dice che Leopoldo e Vittorio lo considerano un eroe, dice che ha fatto solo quello che qualunque persona ragionevole avrebbe fatto.

  • 22.49

    Nonostante la sua azione di cuore, Jeff ha incrociato poi alcuni tifosi della Juventus che lo hanno pestato con le spranghe e ha avuto bisogno di essere medicato. Non ha mai visto la partita, che comunque fu disputata tra le polemiche.

  • 22.52

    L’incontro avviene in Inghilterra: l’abbraccio tra Leopoldo e Jeff è commovente, con Leopoldo che dice Thank you thank you.

  • 22.53

    Jeff regala a Vittorio e Leopoldo la sciarpa del Liverpool con il motto dei tifosi, You’ll never walk alone (non camminerete mai soli). Una birra finale per celebrare un’amicizia più che particolare.

  • 23.00

    Dopo lo stacco pubblicitario, la storia di Agatino: nel 1981 è rimasto ferito in una sparatoria ad una quarantina di km da Brindisi. Fa fatica a parlare, è malato. A raccontare la sua storia è la figlia: avevano appena festeggiato il compleanno della mamma, quando arrivò la telefonata del ferimento di Agatino. La notizia fu riportata anche dai telegiornali.

  • 23.02

    Nella notte tra il 4 e il 5 giugno del 1981, Agatino era di pattuglia con un collega, Luigi, quando notano due auto sospette. Inseguimento, poi colpi di arma da fuoco: una sparatoria che lascia Agatino colpito al braccio e alla gola.

  • 23.04

    Interviene Agatino per dire chi vuole ringraziare: l’autista della macchina, il collega Luigi, che ha avuto la prontezza di portarlo a Francavilla Fontana in ospedale. “Voglio dirgli grazie perché mi ha salvato la vita”.

  • 23.05

    Valeria, la figlia, aveva sei anni e mezzo quando suo padre fu ferito. Agatino è stato trasferito per mesi al Careggi di Firenze per le cure, assieme alla moglie che gli stava accanto. Lei rimase con gli zii e scrisse una letterina al padre. “Sono cose che non si possono mai dimenticare”.

  • 23.08

    Valeria vorrebbe rivedere Luigi, e consegnargli come dono dei santini: li aveva Agatino in tasca la sera della sparatoria, ed è tutto ciò che è rimasto di quella serata.

  • 23.09

    Agatino è stato premiato con la medaglia di bronzo al valore proprio quest’anno, e ha scoperto che anche Luigi ha ricevuto la stessa onorificenza. Punto di partenza per la ricerca di Liorni, che contatta il comando provinciale dei carabinieri di Castrignano del Capo, dove teoricamente Luigi potrebbe vivere.

  • 23.11

    Liorni trova facilmente Luigi e gli consegna il dono di Agatino e il biglietto. L’uomo legge la lettera fino a metà, si ferma per commuoversi e persino per un rimprovero ad Agatino, che gli ha scritto persino le scuse per non averlo ringraziato abbastanza.

  • 23.14

    Luigi racconta a Liorni i fatti di quella notte dal suo punto di vista: la macchina colpita, senza una gomma, ma non si fermò e portò il collega in ospedale per 30 chilometri. “La vita è stata cambiata perché per un certo periodo di anni avevo incubi. Non vedevo quella scena, ma di trovarmi in situazioni analoghe”. Non vede Agatino dal 1981, da quella notte, e accetta di rivederlo subito.

  • 23.18

    Liorni accompagna Luigi all’incontro con Agatino, sostenuto dalla figlia Valeria che oggi fa la poliziotta.

  • 23.20

    “Mado’! Come sei diventato!” dice Agatino a Luigi guardandolo, nonostante tutte le difficoltà. È il momento più commovente di tutta la serata per le parole che si scambiano.

  • 23.21

    Arriva anche la figlia Valeria per ringraziare Luigi. Abbraccio collettivo a tre per la chiusura di puntata.

  • 23.23

    Il nuovo appello della serata è quello di Alberto, salvato dal rastrellamento dei tedeschi a Roma nel 1943. “Mi dolgo di non averli cercati prima”.

  • 23.24

    La famiglia di Alberto, nonostante l’aiuto del cardinal Montini poi diventato papa, riuscì a rifugiarsi a Todi dove le persone fecero a gara per sostenere la sua famiglia. Alberto si ammalò e fu portato dal medico di Todi, che visitandolo si rese conto che il bambino era circonciso. Non disse mai nulla né denunciò la famiglia, rischiando la propria vita per salvare la famiglia di ebrei che aveva curato. “Aveva capito che non eravamo sfollati come tanti, ma eravamo dei fuggiaschi”.

  • 23.27

    “Penso ad un uomo di grande umanità” rivela Alberto, che oggi ha 74 anni e fa l’imprenditore, alle telecamere. C’è bisogno dell’aiuto delle persone per rintracciare almeno una persona della famiglia del dottor Orsini.

  • 23.29

    Nuovo appello: Giulio ricerca Licia, il suo primo grande amore, che non ha avuto il coraggio di sposare contro il volere dei genitori che lo volevano accasato con un’altra donna. L’ha conosciuta su un treno che lo riportava a Legnano, dove era militare, e Licia viveva a Varese con la sorella. “Mi innamorai subito di lei. Una storia d’amore un poco clandestina, non volevo che lo sapesse mio padre”.

  • 23.31

    Giulio è stato costretto dal padre a rinunciare a Licia: lei andò anche a cercarlo in caserma, ma lui si faceva negare per rispettare il volere del padre. “sono quasi 50 anni che non vedo Licia. Vorrei incontrarla per chiederci perdono, perché sicuramente l’ho fatta soffrire”. Mancano un po’ di dettagli per rintracciarla, quindi c’è bisogno dell’aiuto da casa. È l’ultimo appello di questa sera: buonanotte a tutti e grazie per essere stati con noi!

Nella terza puntata de Il Dono condotto da Marco Liorni e Paola Perego è arrivato il “calo fisiologico”, complice forse un ordine nei racconti delle storie che non riesce ad appassionare del tutto.

Ci si indigna subito con la ludopatia di Carmine, che ha speso 400 mila euro alle slot machines costringendo le figlie a lavorare per pagare i suoi debiti, ma la sua redenzione è gestita in modo talmente sbrigativo che si fatica a non sentire la scrittura degli autori.

La più appassionante della serata resta quella che, esattamente come nella puntata scorsa, si inscrive nella Storia: Leopoldo e Vittorio che cercano Jeff, il tifoso del Liverpool che salvò la vita a Leopoldo il 29 maggio 1985 a Bruxelles, giorno della tragica partita tra Juventus e Liverpool che portò alla morte di 39 persone. Troppo veloce quella che poteva raccontare in modo intenso e sociale il terribile terremoto de L’Aquila, anche se ha appassionato la tenacia del giovane greco Vaios alla ricerca di Giovanni, che gli ha fatto da padre e sostegno durante la degenza in ospedale dopo essere sopravvissuto alle scosse del 6 aprile 2009.

Peccato che questa sera a Il Dono si sia spinto molto il piede sul pedale del patetismo a tutti i costi, invece di continuare con lo stile più asciutto ma sempre confidenziale delle puntate precedenti.

Il Dono, la diretta della terza puntata: questa sera 2 gennaio 2016 andrà in onda su Rai 1 il terzo appuntamento con il nuovo programma di Rai 1 dedicato alle storie di persone comuni che si mettono sulle tracce di qualcuno cui sentono di dover chiedere scusa o dover rendere grazie per quel che hanno fatto per o nella loro vita.

Il ‘docureality‘ è affidato alla conduzione garbata di Marco Liorni e Paola Perego: il filo conduttore di ogni racconto è appunto il piccolo dono che il protagonista di ogni storia affida al conduttore perché sia consegnato alla persona che si vuole raggiungere, in attesa di un incontro finale.

Il Dono | Diretta terza puntata 2 gennaio 2016 | Anticipazioni

Nella terza puntata de Il Dono, scopriremo nuovi protagonisti di storie legate alla volontà di ringraziare o chiedere scusa. Scopriremo la storia di Agatino che vuole ringraziare Luigi, il collega di pattuglia che 34 anni fa gli ha salvato la vita durante una sparatoria; Leopoldo che si sente grato a Jeff, un tifoso inglese che gli ha salvato la vita durante i tragici scontri avvenuti trent’anni fa all’Heysel durante la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool; Vaios, sopravvissuto al terremoto de L’Aquila, che vuole dire grazie a Giovanni, l’uomo che gli ha fatto da padre durante il ricovero in ospedale; Carmine, che vuole chiedere scusa alle proprie figlie per averle costrette ad una vita di rinunce e sacrifici per pagare i suoi enormi debiti di gioco.

Il Dono | Come seguirlo in tv e in streaming

Il Dono va in onda il sabato alle 21.20 su Rai 1 e viene trasmesso in live streaming sul portale Rai.tv, che poi permette di rivedere la puntata on demand fino a sette giorni dalla messa in onda, su Rai Replay.

Il Dono | Second Screen

Per seguire live Il Dono vi consigliamo il nostro liveblogging in diretta dalle 21.30 su Tvblog in contemporanea a Rai 1. Il programma ha un suo hashtag ufficiale, #IlDono, su Twitter.
Per partecipare a “Il Dono”, invece, si può chiamare il numero 02.36557691, visitare il sito ildono.rai.it oppure scrivere a ildono@rai.it.