Home Notizie Bisonti, Explora HD guarda Altrove col docu-reality sul rugby (dietro le sbarre)

Bisonti, Explora HD guarda Altrove col docu-reality sul rugby (dietro le sbarre)

Bisonti è lo speciale di un nuovo docu-reality sul rugby in onda su Explora Hd a ottobre. Su Blogo lo abbiamo recensito

pubblicato 25 Ottobre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 09:11

[quote layout=”big” cite=”Renato (il Pilone) di Bisonti]”Fino adesso siamo usciti in televisione per cose pessime. Almeno adesso usciamo per orgoglio. Quando vola quel pallone volano i miei problemi”.[/quote]

Con questi toni agrodolci – della serie, la voglia di visibilità può essere scagionata, ma mai estirpata del tutto – Renato (il pilone) ha sintetizzato la nuova frontiera circondariale del docu-reality. Quella che porta il confessionale dietro le sbarre. Quella che racconta l’ora d’aria dei detenuti in una produzione socialmente utile.

Insieme al compagno di cella Prezioso (il capitano), Renato è stato il protagonista della puntata pilota di Bisonti, un nuovo programma di Explora HD al via con l’anteprima ieri sera alle 19.45 (la replica andrà in onda alla stessa ora il 31 ottobre).

Sotto i riflettori di Bisonti è finito un team di rugby sui generis, formato da detenuti di alta sicurezza della casa circondariale di Frosinone che sono finiti dentro per associazione mafiosa o terroristica o per traffico di stupefacenti. I Bisonti partecipano al campionato di serie C di rugby e giocano ovviamente sempre “in casa”: ogni settimana ospitano sul loro campo, interno all’Istituto, tutte le squadre esterne del girone di cui fanno parte.

Lo speciale non solo ha seguito i detenuti nei loro allenamenti e nella loro prima partita di campionato in campo, ma ha raccontato la loro vita all’interno delle mura del carcere e il percorso che hanno compiuto e che stanno compiendo.

A tal proposito, i dialoghi tra Renato e Prezioso si sono rivelati ruvidi e diretti, ricordando quelli di due commilitoni che, dietro alla corazza, manifestano le loro fragilità e privazioni. Peccato solo quell’effetto da confessionale posticcio che insegue i reality “incensurati”: forse un inviato sul posto alla Marco Berry, che facesse loro delle domande, sarebbe stato più efficace.

A volte, infatti, va detto che l’accurata post-produzione cinematografica di Bisonti (degna di Sky), con le musiche tensive e i carcerati tutti in posa per alleggerire il tema, finisce per edulcorare i lati più spigolosi del racconto, accelerando il percorso di redenzione verso la facile morale finale.

L’agonismo sportivo in Bisonti diventa un’accelerata chiave di riscatto, essendo l’unico momento di “evasione” da un’esistenza sofferta, fatta di spazi ristretti e lunghe attese. Ma non c’è solo questo come “pedaggio pedagogico”: attraverso il gioco di squadra un detenuto è chiamato a riscoprire i valori alla base dei rapporti umani: l’amicizia, la solidarietà, la lealtà.

Non è la prima volta che le telecamere di un programma tv entrano in carcere. Era già successo con Maurizio Costanzo, pioniere in tutto, alla guida di Altrove nel 2006: spacciato dai media per un reality, con somma polemica del giornalista, voleva semplicemente far conoscere la realtà penintenziaria.

Bisonti, finora, ha evitato fenomenologie generalizzanti, andando dritto al sodo. Staremo a vedere se, dopo un’anteprima degna dell’editore De Agostini sul piano educativo, avremo nuovi episodi in grado di proseguire, senza prevedibilità, il racconto.