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DiMartedì: ciao Giova, ferma quegli applausi!

Lettera semiseria indirizzata a Giovanni Floris

pubblicato 27 Maggio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 14:27

Ciao Giova,

non ho la statura morale di Crozza per rivolgermi in questi termini a te, ma – si sa – col tempo con i personaggi tv si ha la sensazione di diventare amici (sapessi quante grasse risate con Nicola Porro).

Chiariamo subito che potrei avanzare nei tuoi confronti numerose richieste a partire dalla più pragmatica, ossia ‘ti prego, chiudi le puntate un po’ prima, io curo il liveblogging di DiMartedì e ho bisogno di dormire’ (ieri notte hai chiuso alle 00.48, maledizione!). Invece in questa sede metto da parte i miei futili interessi personali e eroicamente vengo a rappresentare un’istanza che immagino appartenere a una buona fetta del pubblico televisivo.

Giova, nella tua prima stagione a La7 stai dimostrando di essere capace come pochi a simulare la diretta, spacciando interviste evidentemente pre-registrate per interviste realizzate in tempo reale. “Ministro Poletti, le devono essere fischiate le orecchie, ha sentito cosa è stato detto durante il dibattito in studio?“. “Ministro Padoan, quante gliene hanno dette in questa puntata!“. E i ministri, ovviamente, stanno lì col sorriso di circostanza e muti, perché essendo politici non sanno mentire (fatti furbo, Giova, non diffondere i contenuti delle tue interviste anzitempo altrimenti le agenzie di stampa li rilanciano e la finzione si svela).

Giova, c’è un problema (no, non è la replica di Crozza che infili puntualmente per allungare il brodo alla ricerca di mezzo punto di share in più). La claque. Da sempre cifra stilistica del tuo Ballarò e spesso presente nei talk show italiani (non tutti, a dir la verità, per esempio in quelli targati Videonews gli applausi sono sempre spontanei). Ma dovresti renderti conto che gli applausi – scroscianti, spontanei, comandati, lunghi, brevi che siano – a DiMartedì sono più frequenti delle ospitate di Matteo Salvini. Ci sono più applausi che antirenziani trasformatisi con particolare rapidità in renziani convinti. Più applausi che cartelli di Pagnoncelli. Più applausi che maratone di Mentana a La7. Più applausi che telespettatori di DiMartedì (ops).

Giova, il problema non è soltanto quantitativo, a volerla dire tutta. Come è possibile che gli stessi che applaudano le proposte di Salvini pochi istanti dopo si spertichino in applausi per la dem di turno (la Puglisi e la Rotta sono tue ostaggi, giusto?)? Che gli applausi scattino fastidiosamente prima ancora che il concetto* venga esposto? Il pubblico in studio viene stordito e condotto in studio senza la possibilità di comprendere quanto viene espresso dagli interlocutori?

Giova, fai qualcosa. Illuminaci sulla selezione del tuo pubblico. Dacci nome e cognome dell’assistente di studio. Mostraci le foto delle consumate mani degli affaticati presenti a fine puntata. Dacci una prova della loro esistenza, permetti loro – insopportabili piccoli grandi eroi – di lanciare peluche e di urlare come fossero ormonose di Amici.

Fai qualcosa, Giova.

*a meno che a parlare non sia un politico.

DiMartedì