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Luca Tiraboschi: “Ora curo Fattore Umano e Videonews. I miei meriti? Ruggeri e Invisibili”

Luca Tiraboschi a ruota libera a Reputescion, sulla vecchia e nuova Italia1, Antonio Ricci e Laura Casarotto

pubblicato 9 Maggio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 15:11


Luca Tiraboschi come non l’abbiamo mai visto (anche un filo imbolsito in veste rasata e con maglione grigio, rispetto ai tempi dei riccioli bruni e delle cravatte). Il merito di un’intervista-verità è ancora di Andrea Scanzi, che riabilita come pochi gli addetti ai lavori più discussi, raccontandoli con lucidità e onestà intellettuale.

L’ultimo ospite del suo Reputescion è stato, appunto, l’ex Direttore di Italia1, che si è confrontato con un indice di gradimento senza infamia e senza lode:

“+0,36, è un reputometro neutro. Non è molto commentato sul web, il 40% di contenuti che lo riguardano non esprime un giudizio. Nel momento in cui le opinioni si polarizzano quelle negative prevalgono sulle positive. Le critiche si concentrano sui risultati ottenuti quando era Direttore di Italia1, molti lo accusano di aver peggiorato la qualità della Rete, mentre gli apprezzamenti sono per il suo lavoro di fumettista”.

Tiraboschi ha, così, commentato il verdetto e il relativo web-feeling:

“Reputo sorprendente questo dato, pensavo di avere un trend negativo peggiore. Per quanto attiene alla televisione il web è feroce, mentre sul fumetto è più selettivo”.

Scanzi ha, quindi, ripercorso la sua lunga carriera televisiva, cominciata come produttore di programmi di successo come Tira e molla:

“Paolo Bonolis tirava in lungo il più possibile finché trovava lo spunto comico più forte nel finale della telefonata. A volte accadeva nella trasmissione che la telefonata era più lunga del programma. Gli dicevo di chiudere, altrimenti il programma non c’era. Facevamo venire i concorrenti da ogni parte d’Italia e poi non giocavano. Sebbene noi la montassimo, perché il programma era registrato, non riuscivamo più di tanto perché ogni battuta di Paolo era concatenata con quella dopo. Era previsto dal format che i telespettatori avrebbero potuto partecipare, però mai e poi mai pensavamo che il programma avrebbe preso questa piega. Le prime puntate erano così così, Paolo era appena rientrato dalla Rai, era il suo secondo debutto. Dopo una telefonata Paolo inventò di sana pianta questo nuovo modo di fare spettacolo, era un po’ Funari ma anche molto molto Bonolis”.

Poi è arrivata la fortunata Direzione di Italia1, da guinness dei primati:

“Sono stato il Direttore più longevo in assoluto. Mi sono chiesto anch’io perché. questi 13 anni sono volati in un lampo. E’ come se avessi davanti, o meglio dietro, un’amalgama assoluta che ha rappresentato il mio lavoro per 13 anni su Italia1. E’ molto complicato trovare un ruolo altrettanto importante, l’azienda si è esercitata pesantemente nel descrivere una situazione che potesse rappresentarmi nel futuro. Ha giocato una carta importante Mauro Crippa, ma l’azienda tutta mi ha dimostrato un grande attaccamento. Hanno disegnato per me questo nuovo ruolo”.

Ora, infatti, Tiraboschi “coordina” i vari Del Debbio e la D’Urso…

“Da qualche mese ho cambiato ruolo, oggi faccio il direttore editoriale dell’infotainment, mi occupo dei contenuti delle trasmissioni di infotainment. Lavoro per Videonews, che è una branca di Mediaset molto fertile e in particolare ho il mandato di creare nuove trasmissioni. L’ultima molto forte sui social è Fattore Umano, che è il mio primo lavoro come Direttore Editoriale dell’infotainment che è andato in onda”.

Che ne pensa della sua erede? Diplomaticamente, tutto il meglio possibile:

“Sono contento che il mio posto sia stato preso da Laura Casarotto, una collega che conosco da tempo sebbene non ci si sia incrociati troppe volte. Sono molto contento perché intanto c’è una donna a una direzione di rete, una cosa che non c’era ed è giusto che ci sia. Poi, tra tante persone che potevano sostituirmi, mi pare che stia facendo le cose al meglio”.

Tiraboschi ha, quindi, commentato il suo rapporto con Piersilvio Berlusconi ai tempi della Direzione di Italia1:

“Con Piersilvio ci sentivamo spesso, ho partecipato a un paio di riunioni settimanali con lui e una riguardava solo le iniziative legate a Italia1, l’altro incontro era collegiale e tra i tre Direttori confrontavamo le nostre intenzioni con Piersilvio. Il rapporto è stato molto affettuoso, Silvio lo conosco meno, con lui ho avuto più rapporti quando facevo il produttore, all’epoca lo scenario competitivo era diverso. I programmi erano molti, l’azienda era in grande espansione, quindi avevamo più contatti con Silvio Berlusconi. Negli ultimi tempi purtroppo i contatti sono diventati più sporadici”.

Sulle frecciatine lanciategli da Ricci, quando Italia1 faceva concorrenza spietata a Striscia la notizia con il quiz dell’access, Tiraboschi ha glissato:

“Antonio Ricci è un provocatore nato, io tra l’altro ho anche un buon rapporto con lui. Forse fece più uno sfottò al Direttore di Canale5 presente in conferenza con lui”.

Dovendo citare il suo programma a cui si sente più legato, non ha dubbi:

“Il programma a cui sono più legato in assoluto è Invisibili, è stato molto premiato, ha avuto molto successo in termini di critica ed è stato ideato personalmente da me. Per una volta tanto la televisione commerciale ha tentato con successo di fare un lavoro forse di pertinenza specifica del servizio pubblico. Noi raccontavamo per la prima volta tutta una serie di vicissitudini di persone che avessero dovuto lasciare la vita precedente per affrontare una vita di disagio, con un taglio non voyeuristico né moralistico. Marco Berry alla conduzione è riuscito a dare un tocco di umanità. Fu chiuso per una questione commerciale, il prodotto faceva anche buoni risultati dal punto di vista numerico ma non era commercialmente appetibile. La televisione commerciale non può abdicare alla propria funzione”.

Una serie di cui si sente, invece, lo scopritore italiano, al punto da essere rimasto male per averla persa a suo tempo, è Dr. House:

“Mi ha dato fastidio quando Canale5 mi ha preso il Dr. House. Fu per me la ferita più forte. Lo stesso Zelig ha transitato, ma House fu per me la cosa più dolorosa. Un telefilm ha una forte matrice identitaria che si sposa perfettamente con la rete e non è modificabile, spostandolo su un’altra rete. Il passaggio da Italia1 a Canale5 ha migliorato Zelig da un punto di vista strutturale, un telefilm non lo puoi modificare. In più House fu una delle nostre scoperte più fortunate, nessuno voleva trasmetterlo, era stato acquistato in un pacchetto generale. Lo abbiamo trasmesso con la voglia di sperimentare che sempre ci ha caratterizzato. E’ un po’ come quando vedi un figlio che va all’università e lascia la casa per andare a studiare altrove, capisci che è ineluttabile ma ti dà fastidio”.

Poi Tiraboschi ha ammesso sì che le Iene è il gioiellino di Italia1, ma a quanto pare è anche il programma che fa penare di più un Direttore di rete…

“Le Iene è un prodotto da osservare con grande attenzione per il delegato al controllo, che non può essere troppo rigido ma a volte ci sono contenuti borderline sui quali bisogna intervenire. Il rapporto col gruppo delle Iene è necessariamente un po’ conflittuale, il Direttore non può essere eccessivamente complice o censore, deve trovare una via di mezzo, autorevole e rispettosa rispetto a loro ma pronta ad intervenire. Non può esserci un rapporto fluido, ma di frizione e reciproco sospetto”.

C’è stato spazio anche per una riflessione sul reality di Valsecchi, presto naufragato:

“La Scimmia? Temevo mi facessi vedere Tamarreide. Io con La Scimmia sarei andato avanti, fu Valsecchi che decise di chiudere la trasmissione, io non l’avrei fatto, ho provato a convincerlo ad aspettare un altro po’ perché la sperimentazione in sé contiene quella quota necessaria di diritto di sbagliare. Se noi, alla minima sbavatura o al minimo segnale di insuccesso, scappiamo, la sperimentazione non ci sarà mai. Ogni rete deve avere quei 4-5 pilastri che consentono di sostenere l’architrave, così da poter permetterti – in parti di palinsesto meno nobili – di sperimentare cose nuove. Necessiti degli alberi grossi per seminare quelli piccoli”.

Questa è la logica, che non fa una piega, del rapporto tra flop e sperimentazione secondo Tiraboschi:

“Sui programmi di daytime c’è più tolleranza, sulla prima serata sinceramente è più corta, hai una cassa di risonanza e un bacino di utenza enorme e un’ovvia promozione alle spalle. Se nell’arco di un paio di puntate questo non funziona, è difficile raddrizzarlo. Nel sistema Mediaset ci sono diverse possibilità di sperimentare, anche nei canali nativi digitali”.

Sul diktat di Mediaset contro Youtube, invece, la pensa da produttore:

“Basterebbe fare delle regole precise di ingaggio. Un’azienda come la nostra che produce tanti contenuti non può essere saccheggiata in maniera indiscriminata. Se parte il saccheggio la reazione dev’essere forte, tant’è che Mediaset la causa l’ha vinta”.

C’è stato anche spazio, durante l’intervista, per il futuro della tv generalista, che per Tiraboschi gode di ottima salute:

“Il recentissimo successo dell’Isola dei famosi dimostra che, quando la televisione generalista decide di accelerare sulla propria stessa attitudine tradizionale, ecco che il pubblico torna in maniera plebiscitaria ad accettare la tua offerta. E’ un fatto di contenuto, finché ci sarà la possibilità di avere contenuto importante, la televisione avrà lunga vita. Dipende anche dalla congiuntura economica. Anche lo straordinario successo di Scherzi a parte, un ritorno guardato con un certo sospetto dai più – nella stagione precedente non aveva fatto granché – irrorato dalla forza di Bonolis e delle Iene, c’era tutto un mondo iper-generalista che ha dato linfa a un contenuto forte. La televisione generalista deve fare qualcosa di accessibile a quante più persone possibili”.

Quanto al fatto che molti suoi programmi siano stati discussi, ne va abbastanza fiero, salvo in un caso:

“A me la polemica non dispiace. Non è ricercata per forza, quando si progettano i programmi non si pensano in quella funzione, certo è che qualche volta i programmi che si rivolgono a un pubblico più giovane devono provare a schiacciare forte. Plastic fu l’upgrade low budget di Bisturi, era un programma di storie alte e basse. Io penso che lo rifare, il pubblico reagì bene ed è quello che interessa più a noi. Con La Pupa e il Secchione facemmo un risultato clamoroso, però qualche piccolo rivolo di amarezza ce lo avevamo un po’ tutti. Proprio la rissa Sgarbi-Mussolini poteva essere stato un po’ fuori dalle righe, però Italia1 è un canale che certe cose se le può permettere, altrimenti si rimane nell’alveo del buonismo e del politicamente corretto”.

Infine ritiene di aver scoperto un personaggio televisivo su tutti:

“Con Enrico Ruggeri mi è andata molto bene, lui non aveva mai pensato di condurre programmi televisivi. Quando abbiamo ideato il primo Bivio, un prodotto di qualità, noi eravamo molto in dubbio, non trovavamo la figura giusta per rappresentare quell’idea. Enrico aveva scritto una canzone, Quante vite, che era esattamente la sceneggiatura del programma. Io ero convinto che lui mai avrebbe accettato, invece accettò e fu una meravigliosa scoperta, lui ha scoperto di avere una vena da narratore non solo musicale, ora fa un programma di storie su Radio24”.

Scanzi gli ha, infine, chiesto che ne pensa della svolta politica di Giorgio Gori, ex Direttore di Canale5 e patron Magnolia:

“Giorgio Gori è stato il mio capo per diversi anni a Mediaset. Dopo la parentesi iniziale delle fotocopie fu uno degli assistenti dell’assistente di Gori. Per me è stato un maestro, è stato un buon rapporto. A sentire lui è soddisfatto di fare il sindaco, non credo abbia sbagliato. Anch’io in politica? Era una battuta”.

Una bella occasione, quella offerta da Reputescion, per riscoprire un Direttore tanto chiacchierato e, comunque, mai passato inosservato.